In migliaia sono rientrati a Bucarest dall’estero solo per scendere in piazza, assieme ai loro connazionali. Perché il licenziamento da parte dell’esecutivo, avallato dalla Corte Costituzionale, della procuratrice anticorruzione Laura Codruta Kovesi, simbolo della lotta alle tangenti, è stato percepito come la volontà della classe politica di proteggersi dalle indagini. Ma quando la polizia si è ritrovata in piazza tra i 30mila e i 50mila romeni – 7mila in arrivo da Germania, Italia e Spagna – che chiedevano le dimissioni del governo dopo la decisione di mandare a casa Kovesi ha risposto con spray urticanti e lacrimogeni. E la manifestazione si è trasformata in scontri, tra tentativi di forzare i blocchi, lanci di bottiglie e pietre e la reazione “sproporzionata” degli agenti, come l’ha definita il presidente della Repubblica Klaus Iohannis. Parole che hanno incendiato lo scontro istituzionale in Romania, in corso da mesi. E sabato sera Bucarest è pronta a riversarsi di nuovo in piazza, con una partecipazione che si preannuncia ancora più massiccia dopo la violenta repressione di venerdì.
“Ladri”, lacrimogeni e feriti – La folla si è radunata grazie al tam-tam in Rete organizzato nelle scorse settimane dai romeni residenti all’estero che, secondo le stime della Banca Mondiale, sono tra i 3 ed i cinque milioni, costretti a lasciare il Paese a causa di un sistema di governo basato sulla corruzione, gli stipendi troppo bassi e la mancanza di opportunità. L’appuntamento era fissato davanti al palazzo del governo venerdì sera. “Ladri”, “dimissioni” hanno scandito contro l’esecutivo socialdemocratico guidato da Viorica Dăncilă, negli scorsi mesi già criticata per aver espresso la volontà di spostare a Gerusalemme l’ambasciata romena in Israele. Slogan e cori, ma non solo. Hooligans, forse appositamente infiltrati per sabotare una protesta in larghissima parte pacifica, hanno tentato di sfondare i cordoni di sicurezza e così è partita la guerriglia: in 440 hanno avuto bisogno di cure mediche per le violenze degli agenti o per aver inalato gas, mentre 23 poliziotti sono rimasti feriti da pietre e bottiglie.
Lo scontro istituzionale – Troppo per il presidente della Repubblica che ha criticato la gestione delle proteste: “Condanno fermamente il brutale intervento della polizia, fortemente sproporzionato rispetto alle manifestazioni della maggior parte delle persone in piazza. Il ministro degli Interni deve urgentemente spiegare”, ha detto Iohannis che negli scorsi mesi si è più volte scontrato con Dăncilă, ex parlamentare europea eletta lo scorso gennaio e delfina del capo del partito Liviu Dragnea, implicato in diversi procedimenti giudiziari e quindi impossibilitato a candidarsi. Un braccio di ferro istituzionale che di settimana in settimana acuisce lo scontro tra i due poteri. La protesta affonda le sue radici a metà di maggio, quando il ministro della Giustizia del governo Dăncilă, Tudorel Toader, ha licenziato la procuratrice anticorruzione Kovesi, considerata un simbolo della lotta contro questo tipo di illecito e più volte elogiata dall’Unione Europea per il suo lavoro.
La cacciata di Kovesi – La scelta aveva provocato uno scontro frontale con Iohannis finito di fronte alla Corte Costituzionale, il cui parere a inizio luglio è stato favorevole all’esecutivo: il presidente della Repubblica non ha i poteri per ribaltare una decisione dell’esecutivo, ma può solo valutar la “regolarità” della procedura. Così Kovesi ha lasciato gli uffici dell’agenzia anticorruzione, alla guida della quale ha condotto una repressione della corruzione tra le autorità pubbliche locali e nazionali negli anni recenti, attirandosi accuse di abuso di potere e la rabbia della classe politica. Un lavoro certosino che, accusano i manifestanti, le è costato il posto. Così sono nate le proteste, non solo a Bucarest, anche contro gli stipendi troppo bassi ed i tentativi del governo di indebolire la magistratura. Migliaia di persone sono scese in piazza in altre città, tra cui Cluj, Sibiu e Timisoara dove però non si sono registrati momenti di tensione.
Il precedente del 2017 – Nell’inverno dello scorso anno, la Romania era già scesa in piazza per manifestare contro una controversa proposta di legge del governo Grindeanu, pure lui socialdemocratico, che prevedeva la depenalizzazione dell’abuso di ufficio e di altri reati legati alla corruzione. Cinque giorni di proteste e oltre 200mila persone per le strade portarono al ritiro delle leggi e alla sfiducia del premier, che non si fece subito da parte, nonostante gli inviti provenienti anche dalla sua maggioranza. Dăncilă, che una riforma simile è riuscita ad approvarla, di fronte alla piazza e al braccio di ferro con Iohannis sembra voler proseguire sulla stessa strada.