“Ci passavo tutti i giorni, anche stamattina. Certo, si sapeva che non era una struttura molto solida, ma non pensavo sarebbe venuto giù”. In via Perlasca, a Genova, è un continuo via vai di persone. Si fermano dietro i nastri sistemati dalle forze dell’ordine e non riescono a staccare gli occhi dal ponte Morandi, dalle macerie che hanno inghiottito 35 auto e 3 tir, e dagli elicotteri che si alzano in volo dal luogo del disastro. Tutti i genovesi lo conoscono e lo hanno percorso almeno una volta. In molti puntano il dito sulla blocco dei lavori a quella che doveva essere l’alternativa al ponte, la Gronda di Ponente, un’opera da 4 miliardi e mezzo concepita per raddoppiare il traffico autostradale. “Una tragedia che si poteva evitare – raccontano – Dovevano realizzare la Gronda all’altezza di Bolzaneto, proprio per aiutare il traffico sul ponte. Una volta finita, il ponte sarebbe stato demolito. Così dicevano già 20 anni fa, ma non abbiamo visto nulla”. Le preoccupazioni riguardano anche il traffico e il rischio che la città rimanga isolata nei prossimi mesi. “Ora siamo tagliati fuori completamente. E poi chi si fida più a percorrere i ponti che sono rimasti? In fondo sono stati costruiti negli stessi anni”.
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