Dopo il botta a risposta in diretta televisiva con Roberto Maroni nel 2010, adesso lo scrittore napoletano si rivolge a un altro ministro dell'Interno e leader del Carroccio: l'attuale vicepremier che sarà presente in Sicilia e Calabria proprio nei giorni di ferragosto. Lo fa con un lungo apparso su Repubblica. intitolato: "Ministro Salvini, ecco perché lei e la sua Lega non avete capito la 'ndrangheta
“Chieda scusa, ministro, in nome di un partito che ha governato nei territori settentrionali maggiormente infiltrati dalle mafie senza mai chiudere le porte al potere criminale nel Nord Italia. Lo faccia per tutti gli anni in cui il suo partito ha negato l’esistenza delle mafie al Nord, credendo fosse un fenomeno nato da terroni corrotti e incivili, circoscritto all’arretrato Meridione“. Roberto Saviano torna ad attaccare la Lega sulla questione delle mafie nel Nord Italia. Dopo il botta a risposta in diretta televisiva con Roberto Maroni nel 2010, adesso lo scrittore napoletano si rivolge a un altro ministro dell’Interno e leader del Carroccio: Matteo Salvini, presente in Sicilia e Calabria proprio nei giorni di ferragosto.
“Vada Matteo Salvini in Calabria e chieda scusa per tutto quello che la Lega continua a non fare. Poi visto che si trova da quelle parti vada a Riace e veda come un sindaco coraggioso sia riuscito accogliendo migranti a rilanciare un territorio in ginocchio a cui nei fatti erano stati tolti diritti civili, veda come un territorio ai margini della democrazia da sempre sotto la dittatura mafiosa sia riuscito a rinascere contando sul talento dei calabresi e dei nuovi calabresi migranti”, scrive l’autore di Gomorra in un lungo articolo apparso su Repubblica. intitolato: “Ministro Salvini, ecco perché lei e la sua Lega non avete capito la ‘ndrangheta”.
“Per anni lei in prima persona e il suo partito avete commesso il più pericoloso dei crimini: colpevolizzare indistintamente l’intero Sud significava isolare la parte sana che era la parte maggiore, rendendo difficilissimo riconoscere il problema – prosegue l’articolo dello scrittore – E mentre vi esibivate in un profluvio di accuse e insulti verso i “terroni tutti mafiosi“, marchiati come portatori di corruzione e sperperatori di denaro pubblico, distoglievate l’attenzione dalla vera questione mafiosa che era tutta di natura economica e ben lontana dal Sud. Chieda scusa per aver criminalizzato tutti i meridionali per anni, mentre l’imprenditoria settentrionale stringeva accordi con imprese controllate da ‘ndrangheta, camorra e Cosa nostra. La vostra incompetenza non vi faceva vedere che i soldi delle mafie meridionali andavano in soccorso delle imprese del Nord. Mentre tutto questo accadeva lei e i suoi parlavate di secessionismo attaccando i meridionali che studiavano nelle università settentrionali, che lavoravano nelle fabbriche lombarde, piemontesi, che costruivano condomini in Emilia Romagna. Chieda scusa”.
“Non deve aver causato poco disorientamento nella base questo cambio di rotta, che però è stato colmato prontamente sostituendo il vecchio nemico con uno nuovo: fuori i meridionali, dentro gli immigrati“, scrive Saviano. “Ora deve sapere che le mafie non hanno paura dei suoi tweet, l’unica cosa che temono è la luce. Luce sui loro affari, luce sul loro potere. E lei o non conosce o mente sapendo di mentire. A San Luca, ministro, si faccia accompagnare nel palazzo sequestrato ad Antonio Pelle “Gambazza”, lì vedrà tutta la forza del potere ‘ndranghetista: un enorme palazzo di cemento armato, sequestrato e abbandonato ormai da un decennio, sulle cui pareti non troverà alcun alone di umido, perché sono state costruite in modo impeccabile”. “La ‘ndrangheta non ha colore né partito, segue e interloquisce con tutti coloro che sono utili per ottenere favori, soldi, maggiore potere – continua – Come ha svelato l’inchiesta “Infinito” della Dda di Milano e di Reggio Calabria, l’allora assessore provinciale leghista Angelo Ciocca incontrava l’avvocato e boss Pino Neri, membro della locale di ‘ndrangheta di Pavia, condannato tre anni fa in Cassazione a 18 anni di carcere. Un video dei carabinieri li immortalò nel 2009, prima delle elezioni comunali a Pavia, e secondo gli inquirenti l’argomento della conversazione erano i pacchetti di voti da destinare a un candidato prescelto dalla ‘ndrangheta, Francesco Rocco Del Prete”.