Gratuite o parzialmente gratuite in Germania, Olanda e Belgio. A pagamento in Austra, Francia e Slovenia ma a prezzi decisamente più convenienti di quelli italiani. E soprattutto con più gestori, che vuol dire più concorrenza e dunque prezzi più bassi. È la situazione delle autostrade in Europa, dove viaggiare è spesso molto più conveniente che in Italia. E dove soprattutto non esistono contratti di concessione segreti tra lo Stato e i concessionari delle reti. L’esempio che più si adatta al nostro Paese è la Francia, dove il sistema dei pedaggi è molto simile al nostro.
In Francia concessioni pubblicate online – Il Paese transalpino ha affidato la gestione delle reti a diciannove società alle quali è legato da contratti di concessione. Su questi ultimi, però, non vige alcun segreto di Stato: nel dicembre del 2016 sono stati tutti pubblicati sul sito del ministero (sono consultabili qui) . Sul portale c’è tutto: i contratti consolitati e i contratti di quadro con le varie società. “Il diritto dei concessionari per la riscossione dei pedaggi in cambio della costruzione, l’estensione, la manutenzione e il funzionamento della loro rete è il fondamento del contratto di concessione autostradale. Il contratto di concessione che lega il concessionario e lo Stato, in particolare le specifiche ad esso allegati, definisce il quadro rigoroso di variazioni dei prezzi. Questo sistema contrattuale è stabilito sulla base di un equilibrio finanziario, prevedendo una variazione annuale dei tassi di pedaggio fino al termine della concessione”, si legge sul sito del ministero dei trasporti francese. “Ogni cinque anni – continua il portale – e, se del caso, vengono stipulati accordi di piano tra lo Stato e queste società, al fine di finanziare ulteriori investimenti non inizialmente previsti “.
Il segreto di Stato sui contratti italiani – Nel nostro Paese, invece, è stato pubblicato sul sito del ministero dei Trasporti solo il contratto di concessione. Mancano gli atti aggiuntivi, relativi alle singole concessioni, allegati alla convenzione unica tra Stato e concessionario. Regolano nel dettaglio e dal punto di vista concreto i contenuti economici della convenzione con una serie di calcoli e di formule di difficile decrittazione perfino per gli addetti ai lavori. In pratica gli allegati segreti sono il cuore della concessione, ma sono un segreto di Stato. Secondo l’Anac, come ricostruisce l’Ansa, a non essere pubblicato online è il piano economico finanziario in cui sono contenuti gli elementi che vanno a determinare l’aumento tariffario, quali investimenti, manutenzioni, introiti da tariffe. Dati essenziali, che nei mesi scorsi sono così stati oggetto di un braccio di ferro tra Anac e lo stesso ministero dei Trasporti. L’Autorità Anticorruzione si sta interessando di Autostrade a seguito di un esposto presentato a dicembre dal M5s in cui si sostiene ci sia una “supervalutazione dei valori economici” che pesa sui pedaggi. Secondo l’Authority guidata Raffaele Cantone, quindi, il piano economico finanziario è un documento che va pubblicato perché le concessioni di lavori pubblici sono a tutti gli effetti contratti pubblici soggetti a obbligo di trasparenza. Nei mesi scorsi, invece, dopo aver sentito Autostrade, dal ministero hanno sostenuto che il documento doveva restare coperto perché conteneva informazioni di carattere commerciale/industriale, soggette quindi alla tutela dei segreti industriali e delle informazione aziendali. Di sicuro c’è solo che quei documenti finora non sono stati mai pubblicati.
In Italia autostrade più care d’Europa – Anche per questo motivo il modello italiano non ha simili in Europa. Lo raccontava qualche tempo fa il Corriere della Sera, che con un’inchiesta di Milena Gabanelli e Ferruccio Pinotti spiegava perché il costo delle autostrade in Italia fosse il più caro del continente. Qualche esempio? In Austria l’abbonamento alle autostrade costa 87,30 euro l’anno, in Svizzera 40 franchi (circa 38,12 euro), in Slovenia 110 euro. Con questi soldi, in Italia si percorrono circa 1.200 chilometri. In Germania, invece, le autostrade federali erano gratis per tutti fino al primo luglio scorso, quando è diventata vigente la legge che obbliga per la prima volta i camion a pagare il pedaggio, la cui riscossione è stata affidata dal governo federale a una società che si chiama Toll Collect. “Il pedaggio di camion su tutte le strade statali può iniziare nei tempi previsti: tra il 2018 e il 2022 verranno introdotti in media 7,2 miliardi di euro di pedaggi, che investiremo in strade moderne e sicure in tutta la Germania, circa 2,5 miliardi in più rispetto al passato, a vantaggio non solo delle nostre aziende, che dipendono da un’infrastruttura efficiente, ma anche da tutti i conducenti “, ha detto il ministro dei trasporti Andreas Scheuer.
Meno investimenti. Più autopistas spagnole – In pratica i tedeschi hanno cominciato a far pagare le autostrade ai camion per investire nelle infrastrutture. Lo stesso principio che ha spinto l’Italia ad affidare la gestione delle reti a privati. Eppure negli ultimi anni il valore degli investimenti sulle infrastrutture in concessione è calato. Come ha scritto Il Fatto Quotidiano dagli ultimi conti di Autostrade per l’Italia emerge un calo degli investimenti operativi sulle infrastrutture in concessione: dai 232 milioni del primo semestre 2017 si è passato ai 197 del primo semestre 2018. Un trend in corso da alcuni anni. E mentre la società che fa capi ai Benetton tagliava gli investimenti, la controllante Atlantia ha acquisito da poco Abertis, insieme alla Acs di Florentino Perez, presidente del Real Madrid. La società spagnola controlla il 60% delle Autopistas, le autostrade a pagamento dello Stato iberico (quelle gratuite si chiamano Autovie).
Due terzi delle autostrade italiane in mano a due gruppi – Un motivo potrebbe essere rappresentato dalla concorrenza. La rete autostradale italiana, infatti, è per tre quarti gestita da due società: Atlantia dei Benetton – che controlla Autostrade per l’Italia – ha in mano più di tremila chilometri di autostrade, mentre il gruppo Gavio ne ha in concessione mille e duecento chilometri, quasi tutti nell’Italia nord occidentale. Poi ci sono i circa mille di pertinenza dell’Anas e altri 1.650 affidate a società in gran parte controllate da enti locali.
L’accordo con l’Ue e i deferimenti per la mancata concorrenza – Proprio per questo motivo nel 2007 l’Italia era stata deferita alla Corte di giustizia europea. Aveva prorogato la concessione della A 12 Civitavecchia – Livorno alla Società autostrada tirrenica, di cui Atlantia ha il 99%, senza bandire una nuova gara. La prima concessione era del 1969 ed era scaduta nel 1999, quindi era stata prorogata due volte, fino al 2046. Secondo l’Ue, però, una proroga simile equivale a una nuova concessione, e quindi doveva essere bandito un nuovo accordo. L’intesa con l’Europa è arrivata un anno dopo, ed era stato raggiunta grazie all’allora ministro Graziano Delrio che lo aveva definito un “accordo storico“. Nel dettaglio l’Ue dava il suo ok alla proroga delle concessioni per Sias (Gruppo Gavio) e Autostrade per l’Italia – rispettivamente al 2030 e 2042 – in cambio di investimenti da parte dei concessionari di 8,5 miliardi di euro. “In stretta collaborazione con l’Italia, abbiamo trovato una soluzione che permettera’ di effettuare investimenti essenziali nelle autostrade italiane, limitando nel contempo l’impatto sugli utilizzatori ed evitando una sovracompensazione delle imprese che gestiscono le autostrade”, ha detto la commissaria Ue alla concorrenza Margrethe Vestager. Criticata dai Verdi europei, secondo cui l’Ue ha ancora una volta “rinviato la concorrenza“.
Cronaca
Autostrade, in Europa nessun segreto di Stato sulle concessioni. E la Francia pubblica online i contratti
La situazione delle reti autostradali in Ue, dove viaggiare è spesso molto più conveniente che in nel nostro Paese. E dove soprattutto non esistono contratti di concessione segreti tra lo Stato e i concessionari. L'esempio che più si adatta alla situazione italiana è quello di Parigi, dove il sistema dei pedaggi è molto simile al nostro. Ma sul portale del ministero sono pubblicati tutti gli accordi con i concessionari
Gratuite o parzialmente gratuite in Germania, Olanda e Belgio. A pagamento in Austra, Francia e Slovenia ma a prezzi decisamente più convenienti di quelli italiani. E soprattutto con più gestori, che vuol dire più concorrenza e dunque prezzi più bassi. È la situazione delle autostrade in Europa, dove viaggiare è spesso molto più conveniente che in Italia. E dove soprattutto non esistono contratti di concessione segreti tra lo Stato e i concessionari delle reti. L’esempio che più si adatta al nostro Paese è la Francia, dove il sistema dei pedaggi è molto simile al nostro.
In Francia concessioni pubblicate online – Il Paese transalpino ha affidato la gestione delle reti a diciannove società alle quali è legato da contratti di concessione. Su questi ultimi, però, non vige alcun segreto di Stato: nel dicembre del 2016 sono stati tutti pubblicati sul sito del ministero (sono consultabili qui) . Sul portale c’è tutto: i contratti consolitati e i contratti di quadro con le varie società. “Il diritto dei concessionari per la riscossione dei pedaggi in cambio della costruzione, l’estensione, la manutenzione e il funzionamento della loro rete è il fondamento del contratto di concessione autostradale. Il contratto di concessione che lega il concessionario e lo Stato, in particolare le specifiche ad esso allegati, definisce il quadro rigoroso di variazioni dei prezzi. Questo sistema contrattuale è stabilito sulla base di un equilibrio finanziario, prevedendo una variazione annuale dei tassi di pedaggio fino al termine della concessione”, si legge sul sito del ministero dei trasporti francese. “Ogni cinque anni – continua il portale – e, se del caso, vengono stipulati accordi di piano tra lo Stato e queste società, al fine di finanziare ulteriori investimenti non inizialmente previsti “.
Il segreto di Stato sui contratti italiani – Nel nostro Paese, invece, è stato pubblicato sul sito del ministero dei Trasporti solo il contratto di concessione. Mancano gli atti aggiuntivi, relativi alle singole concessioni, allegati alla convenzione unica tra Stato e concessionario. Regolano nel dettaglio e dal punto di vista concreto i contenuti economici della convenzione con una serie di calcoli e di formule di difficile decrittazione perfino per gli addetti ai lavori. In pratica gli allegati segreti sono il cuore della concessione, ma sono un segreto di Stato. Secondo l’Anac, come ricostruisce l’Ansa, a non essere pubblicato online è il piano economico finanziario in cui sono contenuti gli elementi che vanno a determinare l’aumento tariffario, quali investimenti, manutenzioni, introiti da tariffe. Dati essenziali, che nei mesi scorsi sono così stati oggetto di un braccio di ferro tra Anac e lo stesso ministero dei Trasporti. L’Autorità Anticorruzione si sta interessando di Autostrade a seguito di un esposto presentato a dicembre dal M5s in cui si sostiene ci sia una “supervalutazione dei valori economici” che pesa sui pedaggi. Secondo l’Authority guidata Raffaele Cantone, quindi, il piano economico finanziario è un documento che va pubblicato perché le concessioni di lavori pubblici sono a tutti gli effetti contratti pubblici soggetti a obbligo di trasparenza. Nei mesi scorsi, invece, dopo aver sentito Autostrade, dal ministero hanno sostenuto che il documento doveva restare coperto perché conteneva informazioni di carattere commerciale/industriale, soggette quindi alla tutela dei segreti industriali e delle informazione aziendali. Di sicuro c’è solo che quei documenti finora non sono stati mai pubblicati.
In Italia autostrade più care d’Europa – Anche per questo motivo il modello italiano non ha simili in Europa. Lo raccontava qualche tempo fa il Corriere della Sera, che con un’inchiesta di Milena Gabanelli e Ferruccio Pinotti spiegava perché il costo delle autostrade in Italia fosse il più caro del continente. Qualche esempio? In Austria l’abbonamento alle autostrade costa 87,30 euro l’anno, in Svizzera 40 franchi (circa 38,12 euro), in Slovenia 110 euro. Con questi soldi, in Italia si percorrono circa 1.200 chilometri. In Germania, invece, le autostrade federali erano gratis per tutti fino al primo luglio scorso, quando è diventata vigente la legge che obbliga per la prima volta i camion a pagare il pedaggio, la cui riscossione è stata affidata dal governo federale a una società che si chiama Toll Collect. “Il pedaggio di camion su tutte le strade statali può iniziare nei tempi previsti: tra il 2018 e il 2022 verranno introdotti in media 7,2 miliardi di euro di pedaggi, che investiremo in strade moderne e sicure in tutta la Germania, circa 2,5 miliardi in più rispetto al passato, a vantaggio non solo delle nostre aziende, che dipendono da un’infrastruttura efficiente, ma anche da tutti i conducenti “, ha detto il ministro dei trasporti Andreas Scheuer.
Meno investimenti. Più autopistas spagnole – In pratica i tedeschi hanno cominciato a far pagare le autostrade ai camion per investire nelle infrastrutture. Lo stesso principio che ha spinto l’Italia ad affidare la gestione delle reti a privati. Eppure negli ultimi anni il valore degli investimenti sulle infrastrutture in concessione è calato. Come ha scritto Il Fatto Quotidiano dagli ultimi conti di Autostrade per l’Italia emerge un calo degli investimenti operativi sulle infrastrutture in concessione: dai 232 milioni del primo semestre 2017 si è passato ai 197 del primo semestre 2018. Un trend in corso da alcuni anni. E mentre la società che fa capi ai Benetton tagliava gli investimenti, la controllante Atlantia ha acquisito da poco Abertis, insieme alla Acs di Florentino Perez, presidente del Real Madrid. La società spagnola controlla il 60% delle Autopistas, le autostrade a pagamento dello Stato iberico (quelle gratuite si chiamano Autovie).
Due terzi delle autostrade italiane in mano a due gruppi – Un motivo potrebbe essere rappresentato dalla concorrenza. La rete autostradale italiana, infatti, è per tre quarti gestita da due società: Atlantia dei Benetton – che controlla Autostrade per l’Italia – ha in mano più di tremila chilometri di autostrade, mentre il gruppo Gavio ne ha in concessione mille e duecento chilometri, quasi tutti nell’Italia nord occidentale. Poi ci sono i circa mille di pertinenza dell’Anas e altri 1.650 affidate a società in gran parte controllate da enti locali.
L’accordo con l’Ue e i deferimenti per la mancata concorrenza – Proprio per questo motivo nel 2007 l’Italia era stata deferita alla Corte di giustizia europea. Aveva prorogato la concessione della A 12 Civitavecchia – Livorno alla Società autostrada tirrenica, di cui Atlantia ha il 99%, senza bandire una nuova gara. La prima concessione era del 1969 ed era scaduta nel 1999, quindi era stata prorogata due volte, fino al 2046. Secondo l’Ue, però, una proroga simile equivale a una nuova concessione, e quindi doveva essere bandito un nuovo accordo. L’intesa con l’Europa è arrivata un anno dopo, ed era stato raggiunta grazie all’allora ministro Graziano Delrio che lo aveva definito un “accordo storico“. Nel dettaglio l’Ue dava il suo ok alla proroga delle concessioni per Sias (Gruppo Gavio) e Autostrade per l’Italia – rispettivamente al 2030 e 2042 – in cambio di investimenti da parte dei concessionari di 8,5 miliardi di euro. “In stretta collaborazione con l’Italia, abbiamo trovato una soluzione che permettera’ di effettuare investimenti essenziali nelle autostrade italiane, limitando nel contempo l’impatto sugli utilizzatori ed evitando una sovracompensazione delle imprese che gestiscono le autostrade”, ha detto la commissaria Ue alla concorrenza Margrethe Vestager. Criticata dai Verdi europei, secondo cui l’Ue ha ancora una volta “rinviato la concorrenza“.
Articolo Precedente
Terremoto, forte scossa in Molise. Epicentro a Montecilfone: magnitudo 5.2
Articolo Successivo
Ponte Morandi, la gente costretta a lasciare le case all’ombra del viadotto crollato. La zona rossa è spettrale
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Zonaeuro
L’assalto all’Ue dei lobbisti delle armi: 18 incontri con i commissari nei primi tre mesi del von der Leyen II. E il budget dei gruppi di pressione fa +40% in un anno
Mondo
Anche l’Italia al vertice di Parigi con i capi di Stato maggiore: “Il tema è l’invio di truppe in Ucraina”
Mondo
Ucraina, Mattarella: “Pace basata su prepotenza non durerebbe a lungo”. Truppe italiane? “Presto per dirlo”
Roma, 7 mar. (Adnkronos) - Esperti e stakeholder del settore energetico si sono riuniti ieri mattina a Key, in occasione del convegno 'Accelerating Sustainable Electrification: Key to Economic and Social Development on the African Continent' curato da Res4Africa Foundation, per parlare del ruolo fondamentale dell'elettrificazione nella trasformazione socioeconomica dell'Africa. Con una popolazione prevista di 2,5 miliardi entro il 2050, il continente deve prepararsi per affrontare una crescente domanda di energia, che richiede soluzioni urgenti e sostenibili.
La conferenza, organizzata in due panel, ha evidenziato la necessità di uno sviluppo di energia rinnovabile su larga scala, di modernizzazione delle reti elettriche e di investimenti in soluzioni per l’accumulo di energia, in modo da garantire l'accesso universale a un'elettricità affidabile, sicura e conveniente.
Oltre alle discussioni, le delegazioni africane presenti hanno avuto l'opportunità di esplorare le soluzioni innovative presenti a Key, rafforzando ulteriormente le collaborazioni pubblico-private volte all'elettrificazione sostenibile.
“I porti e le infrastrutture costiere rivestono un ruolo fondamentale per lo sviluppo dei progetti di energia rinnovabile offshore, poiché rappresentano il punto di partenza e di supporto logistico per la costruzione, l'installazione e la manutenzione degli impianti”. È quanto ha dichiarato ieri mattina Fulvio Mamone Capria, presidente di Aero, Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore, al termine del convegno 'Portualità, logistica, trasporti e filiera industriale per l’eolico offshore in Italia'.
I porti sono destinati a diventare sempre di più hub dell’energia, capaci di garantire l'efficienza e la sostenibilità delle operazioni, ma anche di favorire l'innovazione tecnologica e il coordinamento delle attività tra i diversi attori del settore. “L'adeguamento e il potenziamento delle infrastrutture portuali sono determinanti per ridurre i costi e migliorare la competitività delle energie rinnovabili marine, rendendo i progetti più scalabili e accessibili”, ha continuato Mamone.
Il decreto ministeriale sui porti permetterà di semplificare gli investimenti e incentivare la creazione di un'infrastruttura solida e ben collegata.
Roma, 7 mar. (Adnkronos) - Esperti e stakeholder del settore energetico si sono riuniti ieri mattina a Key, in occasione del convegno 'Accelerating Sustainable Electrification: Key to Economic and Social Development on the African Continent' curato da Res4Africa Foundation, per parlare del ruolo fondamentale dell'elettrificazione nella trasformazione socioeconomica dell'Africa. Con una popolazione prevista di 2,5 miliardi entro il 2050, il continente deve prepararsi per affrontare una crescente domanda di energia, che richiede soluzioni urgenti e sostenibili.
La conferenza, organizzata in due panel, ha evidenziato la necessità di uno sviluppo di energia rinnovabile su larga scala, di modernizzazione delle reti elettriche e di investimenti in soluzioni per l’accumulo di energia, in modo da garantire l'accesso universale a un'elettricità affidabile, sicura e conveniente.
Oltre alle discussioni, le delegazioni africane presenti hanno avuto l'opportunità di esplorare le soluzioni innovative presenti a Key, rafforzando ulteriormente le collaborazioni pubblico-private volte all'elettrificazione sostenibile.
“I porti e le infrastrutture costiere rivestono un ruolo fondamentale per lo sviluppo dei progetti di energia rinnovabile offshore, poiché rappresentano il punto di partenza e di supporto logistico per la costruzione, l'installazione e la manutenzione degli impianti”. È quanto ha dichiarato ieri mattina Fulvio Mamone Capria, presidente di Aero, Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore, al termine del convegno 'Portualità, logistica, trasporti e filiera industriale per l’eolico offshore in Italia'.
I porti sono destinati a diventare sempre di più hub dell’energia, capaci di garantire l'efficienza e la sostenibilità delle operazioni, ma anche di favorire l'innovazione tecnologica e il coordinamento delle attività tra i diversi attori del settore. “L'adeguamento e il potenziamento delle infrastrutture portuali sono determinanti per ridurre i costi e migliorare la competitività delle energie rinnovabili marine, rendendo i progetti più scalabili e accessibili”, ha continuato Mamone.
Il decreto ministeriale sui porti permetterà di semplificare gli investimenti e incentivare la creazione di un'infrastruttura solida e ben collegata.
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.