Il mercato prova a rifare i conti sull’esito del braccio di ferro tra Autostrade per l’Italia e il governo all’indomani della strage di Genova. E, pur nell’incertezza generale, Atlantia riprende quota in Borsa, mettendo a segno un rimbalzo del 5,68% dopo aver toccato picchi a +6,8 per cento. Una magra ripresa, rispetto al -22% del giorno prima, ma in termini assoluti un rialzo consistente che è valso alla società che controlla la concessionaria autostradale un recupero di valore di circa 700 milioni di euro, sugli oltre 4 miliardi persi alla vigilia. Notevole alla luce della decisione delle principali agenzie di rating (S&P e Moody’s) di accendere un faro sul merito di credito della holding delle autostrade a causa dei contenziosi in arrivo e della posizione dal governo, che in serata ha fatto sapere di aver formalizzato l’avvio della procedura di revoca della concessione nonostante l’iter si prefiguri lungo, tortuoso e assai caro: potrebbe costare allo Stato l’equivalente di una legge finanziaria in penali.
Gli investitori hanno quindi provato a reagire, confidando nel fatto che la concessione di Autostrade non sia realmente a rischio. Dando per altro materiale aggiuntivo alle ipotesi di manipolazione del mercato e della relativa speculazione. Tanto che in serata è arrivata la conferma che la Consob, che giovedì sarebbe intervenuta presso il governo suggerendo di moderare i toni ed evitare interventi scomposti a Borsa aperta per non turbare la regolarità dei mercati, ha avviato degli accertamenti sul titolo, sull’operatività e sulla regolarità degli scambi, già dallo scorso 14 agosto, quando il Ponte Morandi è crollato. Intanto Ponzano Veneto è al lavoro con i legali e le compagnie assicuratrici per una prima ricognizione dei possibili danni e dei conseguenti indennizzi da riconoscere alle famiglie delle 39 vittime e agli abitanti degli 11 edifici evacuati in Val Polcevera.
In ripresa anche gli altri titoli del settore, come la Sias (+2,54%) e la Astm (-0,11%) del Gruppo Gavio oppure le Autostrade Meridionali (+3,44%). Non è andata altrettanto bene alla spagnola Acs (-0,35%) e soprattutto alla tedesca Hotchief (-1,98%), che controllano insieme ai Benetton l’operatore autostradale spagnolo Abertis, dopo un’Opa congiunta. Un’operazione per la quale Atlantia si è indebitata e ora, con un possibile taglio al rating, potrebbe essere costretta a pagare più caro il denaro preso a prestito. Sullo sfondo la febbre sempre più preoccupante dei titoli di Stato con il decennale italiano che paga interessi al 3,11% portando il differenziale con i titoli tedeschi (spread) stabilmente sopra quota 280 punti. Un andamento difficilmente riconducibile al crollo della lira turca, visto che si tratta di un caso praticamente isolato in Europa, con la sola eccezione di Atene.