Gli “stralli” del Ponte Morandi si stavano ossidando e quindi i piloni iniziavano a deformarsi, come avrebbe certificato il Politecnico di Milano appena 7 mesi dopo in un documento pubblicato da Il Fatto Quotidiano. Ma per Autostrade era tutto ok. Lo aveva detto chiaramente il direttore di quel tronco di A10, Stefano Marigliani, all’assessore regionale alla Protezione Civile, Giacomo Giamprendone. Parole ripetute anche subito dopo il crollo, dallo stesso Marigliani: “Per noi è qualcosa di inaspettato e imprevisto rispetto all’attività di monitoraggio che veniva fatta sul ponte. Assolutamente non c’era nessun elemento per considerare il ponte pericoloso”. E l’ad Castellucci si era spinto oltre: “Non mi risultano allarmi, se avete documentazione mandatemela”, aveva detto al Gr1.
E così, sulla scorta di quanto riferito da Autostrade, nel marzo 2017 la Regione Liguria tranquillizza tutti: “Ho sentito personalmente Stefano Marigliani, mi ha comunicato che il viadotto al momento non presenta alcun problema di carattere strutturale e quelle attuali sono opere manutentive ordinarie, mentre sono in corso di progettazione due interventi strutturali da realizzarsi nel 2018, che consisteranno nel rifacimento degli stralli e impalcati per il rafforzamento”, mette a verbale l’assessore rispondendo a un’interrogazione di Raffaela Paita, consigliere regionale del Pd, che aveva chiesto lumi poiché i tempi di realizzazione della Gronda si stavano allungando e il Morandi era ancora autostrada e ‘tangenziale’ di Genova, continuamente sottoposto a lavori di manutenzione.
La consigliera chiede, l’assessore prende tempo e risponde una settimana dopo riportando il contenuto di quella telefonata con Marigliani che lo aveva “pregato di riportare – mette a verbale – questa conversazione informale e tutto verrà inoltrato con una risposta scritta”. Mai arrivata, secondo La Stampa. Eppure in quel momento Autostrade aveva già messo in cantiere – salvo ritirarlo – un rifacimento dei piloni. Lo stesso intervento, insomma, messo poi a gara ristretta nell’aprile 2018 per 20 milioni di euro, anche sulla scorta di un nuovo studio commissionato dalla concessionaria a due professori del Politecnico di Milano. Tra la ricezione di quel dossier e l’avvio dei lavori, il silenzio e nessuna precauzione, come la limitazione del traffico.
L’ultimo atto pubblico era stata quella rassicurazione alla Regione Liguria, preceduta tre anni anni prima da un altra comunicazione tranquillizzante, questa volta al Comune. Il 27 novembre 2014 il dirigente Alberto Selleri in una seduta pubblica del consiglio genovese aveva detto: “Autostrade ha la concessione sul Ponte Morandi fino al 2038 e deve ridare l’opera in perfette condizioni di manutenzione. Questi interventi verranno eseguiti sperando di causare meno problemi possibili al traffico”. Pochi mesi dopo iniziarono a cadere i calcinacci nelle rimesse di Amiu, costretta ad attrezzarsi per preservare l’incolumità dei suoi dipendenti. Il ponte, al termine della concessione, non ha fatto in tempo ad arrivarci.