Cara Entropia,

il ponte su cui sei passata anche tu, e su cui passava tutte le mattine, andando al lavoro, la tua adorata padrona, non c’è più; e non ci sono più tanti umani, padroni di gatte come te, che ci passavano continuamente pure loro. Tu che sei nata nelle buche di Roma, e che ti chiami così per la tua vocazione al disordine, forse non ti stupirai più di tanto. Gli umani invece fingono di stupirsi: anche se dell’usura del ponte si parlava dal secolo scorso. Sai cosa fanno gli umani quando fingono di stupirsi? Pontificano. Che qui, cara micia, non vuol dire costruire ponti – la prima cosa a cui pensare, quando ne cade uno – ma parlare parlare parlare: anche solo per far credere che tutto sia sotto controllo, anche se non è così.

Un signore di buona memoria, Pierfranco Pellizzetti, ha già raccontato la storia della Gronda, l’opera viaria che avrebbe permesso di bypassare il ponte e forse di allontanare nel tempo l’inevitabile collasso. Anch’io ricordo benissimo quando eravamo tutti contro: i Comitati no Gronda del Ponente per ovvie e persino rispettabili ragioni – in inglese si dice: «Non nel mio giardino» – altri per mera ideologia. Che in questo caso, cara gattaccia, significa quel modo di pensare umano, del tutto incomprensibile ai felini, per cui, ad esempio, tutte le grandi opere sono sospettate di servire solo ad arricchire qualche umano. Mentre il buon senso suggerirebbe calcoli costi/benefici: come ripete, ora, il ministro Danilo Toninelli.

Per la Gronda s’importò persino il modello francese del débat public: si convocano tutti gli interessati e si discute con loro. Queste cose – di cui gli umani sui libri non possono parlare male perché sono esempi di democrazia deliberativa o partecipativa, altra cosa inspiegabile a un gatto – funzionano forse in Francia. In Italia, e specialmente a Genova, città irrimediabilmente anarchica, refrattaria a ogni spirito pubblico, finiscono regolarmente a schifìo. Gli umani – non solo i genovesi: anche i politici venuti da fuori – preferiscono un altro sport: la ricerca dei responsabili, che quando le responsabilità sono tante e intricate si trasforma nella ricerca di capri espiatori.

Non ti racconterò, cara micia, la triste storia della sindaca Vincenzi, condannata in appello a cinque anni per un disastro simile, l’alluvione del Fereggiano. Prima che tu manifesti definitivamente la tua noia felina, vorrei dare anch’io un consiglio non richiesto, come fanno gli umani quando assistono ai lavori in corso. Le responsabilità penali e civili le accerterà la magistratura, come si dice: dai governanti, nazionali e locali, ci si aspetta altro. Ad esempio, che trattino con Autostrade sui risarcimenti e sulla ricostruzione, ma anche – perché le due cose non si escludono – che valutino se costa di più e prende più tempo far ricostruire il ponte ad Autostrade oppure stracciare la convenzione e affidare tutto allo Stato. Ma senza un filo d’ideologia, per favore, sennò la mia gatta non capisce.

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