Come dopo i terremoti, da Ischia al Centro Italia, con i caschetti e la faccia sporca di polvere sono sempre loro a scavare tra i detriti. Definiti "eroi" durante le tragedie, dimenticati nell'ordinaria amministrazione, mentre lamentano carenze del personale e aspettano ancora il pagamento delle competenze
Come a Rigopiano, quando salvarono 9 persone sepolte dall’ammasso di neve e macerie dopo giorni di ricerche. Come a Ischia, dove tra i calcinacci estrassero vivi tre fratelli: prima Pasquale, 7 mesi, poi Matthias, 7 anni, e infine Ciro, 11 anni, ore dopo il terremoto. Anche a Genova, in mezzo alle macerie dei 100 metri di ponte Morandi sbriciolati a mezzogiorno del 14 agosto, a lavorare da tre giorni consecutivi, notti comprese, ci sono sempre i vigili del Fuoco. Sono “angeli custodi” o “eroi”, a seconda dell’interlocutore, dopo ogni tragedia. Diventano i dimenticati nell’ordinaria amministrazione, tra carenze di personale e ritardi nei pagamenti delle competenze.
Sono 340 i vigili del Fuoco al lavoro nel greto del Polcevera, dove hanno per recuperato 38 cadaveri, ma anche 15 feriti ora ricoverati in ospedale e salvato almeno un’altra decina di persone estratte vive dai detriti. Però, come ha detto giovedì esplicitamente il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi, “ci potrebbero essere ancora 10-20 persone disperse“. È la prima preoccupazione dei soccorritori: “Continueremo fino a quando saremo sicuri che non c’è più nessuno da soccorrere”, spiega Luigi D’Angelo, del Dipartimento della Protezione civile.
Nell’ultima notte hanno lavorato con ruspe e martelli pneumatici per cercare di aprirsi un varco tra gli enormi blocchi di cemento. Cercano in due punti: il basamento del pilone crollato, all’altezza dell’argine sinistro del Polcevera, e il blocco di ponte lungo una ventina di metri precipitato dopo essersi cappottato sulla ferrovia. È lì che i vigili pensano possano trovarsi i dispersi. Sono già terminate, invece, le ricerche sull’argine destro del torrente, quello dove c’è il deposito Amiu. Su quel lato sono in corso le bonifiche e stamattina si è sviluppato un piccolo incendio, subito messo sotto controllo sempre dai vigili del fuoco che stavano operando.
Con i caschetti, la faccia sporca di polvere, i soccorritori lavorano in uno scenario simile a quelli post-sisma. Come a Ischia nell’agosto 2017, come nel Centro Italia nell’agosto 2016 e poi nel gennaio 2017. Subito dopo il crollo del ponte Morandi, sono intervenuti invece per liberare i primi superstiti dalle lamiere delle loro auto, come dopo il deragliamento del treno a Pioltello del gennaio scorso. Sono sempre i vigili del fuoco a entrare in azione quando l’Italia si sfalda.
Nel frattempo, dalle sedi regionali lamentano carenza del personale. Lo racconta la Funziona Pubblica della Cgil al fattoquotidiano.it. La stessa che il 25 luglio scorso al Viminale ha incontrato il sottosegretario Stefano Candiani, dopo lo stato di agitazione proclamato una settimana prima perché “il personale appartenente al Corpo Nazionale è ancora in attesa di quanto dovuto economicamente a fronte degli accordi sottoscritti da ben 5 mesi“. I vigili del fuoco attendono ancora quel che gli spetta secondo il nuovo accordo sindacale. Il 25 luglio hanno ricevuto rassicurazioni sui pagamenti arretrati e futuri, fa sapere Fp Cgil. Intanto, continuano a scavare.