Ancora stallo per l'imbarcazione che si trova al largo di Lampedusa in attesa di indicazioni. Moavero: "Solo Bruxelles può consentire di superare in modo ordinato e sistemico le difficoltà". Salvini: "O l'Europa ci aiuta o li rimandiamo in Libia". Proteste da sinistra: "Sarebbero respingimenti collettivi"
Roma passa a Bruxelles la palla della nave Diciotti della Guardia costiera italiana con 177 migranti a bordo. “La Farnesina ha ufficialmente e formalmente investito della questione la Commissione europea, affinché provveda a individuare una soluzione in linea con i principi di condivisione tra gli Stati membri dell’Unione Europea”, si legge in una nota del ministero degli Esteri che sottolinea che “il governo italiano ritiene indispensabile che la Commissione assuma direttamente l’iniziativa, vocata a individuare i Paesi Ue disponibili ad accogliere le persone salvate in mare”. Secondo il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, infatti, “un’azione decisa da parte delle istituzioni europee, che l’Italia naturalmente sostiene appieno, può consentire di superare in modo ordinato e sistemico le difficoltà e rendere strutturale l’approccio di condivisione degli oneri, peraltro già applicato più volte, negli ultimi due mesi, sulla base di intese ad hoc fra gli stessi Stati”.
La mossa arriva dopo quattro giorni di stallo in cui l’imbarcazione ha atteso l’indicazione di un porto sicuro dove poter attraccare: fin subito dopo il recupero degli stranieri è stato scontro tra Italia e Malta su chi spettasse dare la propria disponibilità e per il momento non ci sono state evoluzioni. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha ribadito che da Roma non ci sarà il via libera all’accoglienza: “O l’Europa decide seriamente di aiutare l’Italia in concreto”, ha dichiarato, “oppure saremo costretti a fare quello che stroncherà definitivamente il business degli scafisti. E cioè riaccompagnare in un porto libico le persone recuperate in mare”. Il collega ai Trasporti Danilo Toninelli poco prima aveva chiesto che fosse Malta a prendere in mano la situazione, ricevendo però il no del ministro dell’Interno Michael Farrugia. Silenzio dal ministero della Difesa: la ministra Elisabetta Trenta, da cui dipende direttamente la gestione della nave Diciotti, non ha ancora rilasciato dichiarazioni. E’ evidente però che rimane alta la tensione tra il Viminale e la Guardia costiera italiana. Proteste arrivano da sinistra: “Quello che vuole fare Salvini è un respingimento collettivo”, ha dichiarato Nicola Fratoianni di Liberi e uguali. “Ha annunciato a mezzo stampa la decisione di compiere un reato”.
Il recupero dei 177 migranti da parte della nave Diciotti è avvenuto poche ore dopo l’attracco della nave Aquarius a Malta e dopo che l’Ue ha tentato un primo accordo sulla gestione collettiva dei migranti. A essere coinvolta questa volta però non è la nave di una ong che il Viminale non vuole far attraccare in Italia, ma l’imbarcazione della stessa Guardia costiera italiana. Un caso simile era avvenuto a luglio scorso, sempre con la nave Diciotti coinvolta, e la situazione si era sbloccata solo grazie all’intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che aveva chiamato personalmente il premier Giuseppe Conte.
A rompere il silenzio di questi giorni, con l’esecutivo quasi interamente impegnato sulla tragedia di Genova, è intervenuto il ministro Toninelli che su Twitter domenica in mattinata se l’è presa con il governo de La Vallette: “Diciotti dimostra che l’Italia non si tira mai indietro quando si tratta di salvare vite umane”, ha scritto. “Il comportamento di Malta è ancora una volta inqualificabile e meritevole di sanzioni. L’Ue si faccia avanti e apra i propri porti alla solidarietà, altrimenti non ha motivo di esistere”. Diversa la versione fornita dal ministro dell’Interno maltese Farrugia: “Devono sbarcare a Lampedusa o in un altro porto italiano. La Guardia Costiera italiana ha intercettato i migranti all’interno del Sar (zona di Search and Rescue, ndr) maltese, ma esattamente fuori territorio italiano, senza coordinamento con il competente RCC, soltanto per impedirgli di entrare nella acque italiane”, ha scritto Farrugia su Facebook. “Un’intercettazione su una nave che esercita il suo diritto alla libertà di navigazione in alto mare non è considerata un salvataggio. Nel momento in cui i migranti sono sulla nave italiana Diciotti (territorio italiano) vicino a Lampedusa, l’unica soluzione finale è di sbarcarli a Lampedusa o in un porto italiano. Se l’Italia vuole ancora trattare questo caso come un #salvataggio, Lampedusa rimane il luogo più vicino di sicurezza secondo le convenzioni applicabili”.
Protesta l’opposizione. “Ci risiamo”, ha detto Fratoianni di Liberi e uguali. “Dopo il caso della nave Asso28, che io stesso ho potuto denunciare direttamente dal Mediterraneo centrale, il governo del ministro Salvini annuncia, senza vergogna, la volontà, in mancanza di un non meglio precisato aiuto europeo, di compiere un respingimento collettivo”. E ha concluso: “Non bastava la vergogna, l’ennesima, di tenere in mare una nave della nostra Marina Militare come la Diciotti con 180 persone a bordo da diversi giorni. Insomma, siamo al punto che un ministro della Repubblica annuncia a mezzo stampa la decisione di compiere un reato. Contro le Convenzioni internazionali firmate dal nostro Paese e contro la Costituzione su cui ha prestato giuramento. Il limite è ampiamente superato”. Contro Salvini anche il senatore democratico Edoardo Patriarca: “Riportare i migranti della Diciotti in Libia come vorrebbe Salvini sarebbe un vero respingimento. A bordo di quella nave ci sono donne e bambini, il governo non può voltarsi dall’altra parte. Il governo italiano si assuma le sue responsabilità. Faccio notare che gli sbarchi da un anno sono calati di più dell’80%, e questo anche per gli accordi sottoscritti dal governo Gentiloni. Ora Salvini non faccia della Diciotti un caso internazionale, abbia un po’ di decenza”.