Lo Stato è “espropriato dei suoi poteri“, è diventato “una sorta di proprietario assenteista che ha abdicato al ruolo di garante della sicurezza“. “Il concessionario è come se fosse diventato il proprietario delle autostrade”, quindi “ha maggiori poteri” e “maggiori responsabilità“. Il procuratore di Genova Francesco Cozzi è al lavoro da poche ore dopo il crollo del ponte Morandi. Già la mattina del 15 agosto, il giorno dopo, diceva che “non è stata una fatalità ma un errore umano”. L’attenzione dei pm per ora si sta concentrando soprattutto sull’argomento più dibattuto, quella concessione con la quale è stata assegnata ad Autostrade per l’Italia quasi la metà della rete a pedaggio italiana e che ora il governo vuole revocare alla società della famiglia Benetton. Chi indaga deve analizzare i termini del rapporto tra pubblico e concessionario, contenuto in quegli atti coperti da segreto di stato che il vicepremier Luigi Di Maio ha detto di voler desecretare e che in Procura stanno già esaminando.
Ed è su questo rapporto che interviene il procuratore Cozzi, intervistato dal Corriere della Sera, criticando duramente “la filosofia del nostro sistema”. “Ho qualche difficoltà ad accettare l’idea che il tema della sicurezza pubblica stradale sia rimesso nelle mani dei privati“, dice il magistrato. Il suo è “un ragionamento generale”, che prescinde dall’indagine in corso ancora “in una fase preliminare”. Una critica alla struttura della norma che disciplina le convenzioni: “Basta vedere come è strutturata per sospettare uno sbilanciamento del rapporto dalla parte del privato”. “Nel momento in cui è stata decisa la privatizzazione delle autostrade – continua Cozzi – lo Stato si è ritagliato un ruolo riguardante soprattutto il controllo del rapporto fra investimenti e ricavi, il giusto prezzo dei pedaggi, l’inflazione… Meno la sicurezza delle infrastrutture”.
Lo Stato è relegato quindi a un ruolo marginale nei controlli sulla sicurezza: “Cercheremo di capire quali sono esattamente i poteri degli organi di controllo del ministero, anche se temo che siano molto blandi“, spiega il procuratore riguardo alle indagini. “Il concessionario è come se fosse diventato il proprietario delle autostrade, non l’inquilino che deve gestirle. Se la suona e se la canta, decide che spese fare, quando intervenire, fa i controlli periodici sulla rete che gestisce…”. E quindi è “chiaro” che le maggiori responsabilità sono in capo ad Autostrade: “Maggiori poteri, maggiori oneri, maggiori responsabilità (non intende dire penali, ndr). E io aggiungerei anche maggiori guadagni“, spiega Cozzi.
Da qui la convinzione del procuratore di Genova che il crollo del ponte Morandi debba portare a una revisione di tutta la materia, perché “nel momento in cui lo Stato abdica alla funzione di controllo ci vorrebbe almeno un’agenzia terza che garantisse la sicurezza, non il concessionario stesso”. L’esempio pratico è la segnalazione da parte del Politecnico di Milano dei rischi su un tirante. Anche in questo caso, spiega Cozzi, “se il Politecnico dice che i tiranti non vanno bene e bisogna fare un monitoraggio continuo, chi è che impone al concessionario il monitoraggio, visto che sono stati loro stessi a chiedere lo studio?”.
Anche questo punto è oggi al centro dell’inchiesta. Dopo lo studio commissionato dalla società dei Benetton, era stata indetta ad aprile 2018 una gara d’appalto che non si è mai conclusa, perché il ponte nel frattempo si è sbriciolato. Il lavoro dei pm ha lo scopo di verificare la regolarità di tempistiche e controlli, e pure in questo caso qual è stato il ruolo di concessionario e ministero dei Trasporti. L’inchiesta è solo agli inizi, si procede per i reati di disastro colposo, omicidio colposo plurimo e attentato colposo alla sicurezza dei trasporti. “Purtroppo” capi che prevedono pene risibili, dice sempre il procuratore Cozzi: “La pena del disastro va da uno a cinque anni. Un anno, come il furto in abitazione“. “E d’accordo che l’omicidio plurimo colposo può arrivare a un tetto più alto dei cinque anni, ma siamo pur sempre di fronte a un ponte che crolla e a quaranta persone che hanno perso la vita”, conclude il magistrato.