Dopo 5 giorni davanti Lampedusa, il caso dell'imbarcazione costretta a rimanere in rada sembra sbloccarsi grazie ad un tweet del ministro dei Trasporti. Poi lo stop del Viminale: Il ministro non darà l'ok, "finché non avrà certezza che i 177 migranti a bordo andranno altrove". Dunque, il natante può "attraccare ma i migranti non scenderanno". L'Ue: "A lavoro per trovare una soluzione". Intanto la Procura di Agrigento ha aperto un’inchiesta
La Diciotti attracca a Catania, dice il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli. Alla Diciotti non sarà assegnato un porto “finché il ministro degli Interni non avrà certezza che i 177 migranti a bordo andranno altrove“, risponde Matteo Salvini. Dopo 5 giorni in rada davanti la costa di Lampedusa, il destino della Diciotti ancora incerto sembra risolversi con una posizione di mezzo, comunicata dal Viminale: “La nave potrebbe attraccare in tarda serata nel porto” indicato da Toninelli “ma i migranti a bordo non scenderanno fino a quando non ci sarà dall’Europa una risposta sulla ripartizione degli immigrati tra vari paesi”.
La nave #Diciotti attraccherà a Catania. I valorosi uomini della @guardiacostiera hanno compiuto il proprio dovere salvando vite umane ad appena 17 miglia da Lampedusa. Ora l’Europa faccia in fretta la propria parte.
— Danilo Toninelli (@DaniloToninelli) 20 agosto 2018
Per la nave della Guardia Costiera con 177 migranti a bordo, infatti, la destinazione assegnata con un tweet dal ministro pentastellato è il porto nella Sicilia orientale: “La nave #Diciotti attraccherà a Catania. I valorosi uomini della guardia costiera – il tweet – hanno compiuto il proprio dovere salvando vite umane ad appena 17 miglia da Lampedusa. Ora l’Europa faccia in fretta la propria parte”.
Non passa neanche un’ora e il ministro dell’Interno Matteo Salvini fa sapere attraverso fonti del Viminale che “non ha dato nè darà alcuna autorizzazione all’attracco di nave Diciotti, finché non avrà certezza che i migranti a bordo andranno altrove”. Dal dicastero sottolineano con insistenza che “si attendono risposte dall’Europa. Fino a quel momento, dalla Diciotti non scenderà nessuno”. Poi, fonti qualificate del Viminale precisano che “l’imbarcazione potrà attraccare a Catania ma i migranti non potranno scendere“. La condizione di Salvini rimane sempre la stessa: “una risposta dall’Europa sulla ripartizione degli immigrati tra vari paesi”. Ancora una volta si sottolinea che il ministro “non darà alcuna autorizzazione allo sbarco fino a quando la situazione non verrà definita in questo modo”. Punto.
Questa mattina il destino dell’imbarcazione con 177 migranti a bordo, sembrava essere il porto di Pozzallo, nel Ragusano. La notizia riportata dalle agenzie di stampa era stata però smentita dal primo cittadino di Pozzallo Roberto Ammatuna che all’Adnkronos aveva negato “la rotta verso la nostra città”.
Dopo giorni di tira e molla tra Roma e Bruxelles sul destino dell’imbarcazione della Guardia Costiera, – che ha creato insofferenza anche tra Viminale e Marina – l’impasse non si sblocca, dunque. Anzi. Questa mattina il ministro degli Interni Matteo Salvini in visita a Milano all’Opera Cardinal Ferrari Onlus a chi gli chiedeva della nave della Guardia Costiera, ha confermato la linea del Governo: “O l’Europa si ricorda di esistere o l’Italia la smetterà di essere il campo profughi dove tutti arrivano e tutti rimangono e gli italiani pagano. E, quindi, abbiamo detto agli amici europei che se c’è un aiuto concreto, veloce, immediato bene, altrimenti visto che sono sbarcate in Italia 700mila persone negli ultimi anni abbiamo già dato”. Il diktat è sempre lo stesso: “O c’è un aiuto e una redistribuzione immediata oppure cominceremo a riportare queste persone in Libia“, ha aggiunto. Poi, il tweet di Toninelli, con la smentita e la precisazione a stretto giro dal Viminale. Il 19 agosto una nota della Farnesina investiva l’Unione Europea “ufficialmente e formalmente” affinché provvedesse “a individuare una soluzione”.
Ue a “lavoro per trovare una soluzione” – La Diciotti si profila come tavolo da gioco per un braccio di ferro sui migranti con Bruxelles. E le parole spese dal vicepremier in mattinata, non sono passate inosservate in Europa. “Siamo al lavoro per trovare una soluzione, la più rapida possibile. Siamo stati contattati dalle autorità italiane e stiamo contattando gli Stati membri“. Così Tove Ernst, della Commissione europea per la migrazione. Nessun commento invece sull’ipotesi ventilata da Matteo Salvini di riportare i migranti in Libia senza una soluzione condivisa. “Non commentiamo scenari ipotetici”, ha detto. E non arrivano commenti neanche da Berlino. Il portavoce di Angela Merkel, Steffen Seibert, rispondendo a una domanda sulla posizione italiana sui migranti ha tagliato corto: “Non voglio commentare le affermazioni di Matteo Salvini”. Ma sottolinea quanto “nelle scorse settimane” la Germania abbia concordato “che servono soluzioni europee durevoli e solidali, che vanno trovate a livello europeo”, “Berlino darà il suo contributo”, ha assicuratp Seibert.
La Procura di Agrigento ha aperto un’inchiesta – “Conoscere il tentativo di ingresso di 190 immigrati extracomunitari avvenuto in data 16 agosto 2018 al largo dell’isola di Lampedusa, tratti in salvo dalla motonave “Diciotti” e ad oggi ancora ospitati sulla medesima motonave della Guardia Costiera”, con queste parole la Procura di Agrigento ha accompagnato l’apertura dell’inchiesta affidata alla Capitaneria di Porto di Porto Empedocle e alla Squadra Mobile di Agrigento, per fare chiarezza sulla dinamica del salvataggio. Il procuratore Luigi Patronaggio ha scritto in una nota che “oltre ad individuare scafisti e soggetti dediti al favoreggiamento della immigrazione clandestina, tende altresì a conoscere le condizioni dei 177 migranti superstiti a bordo della predetta unità navale militare”.
Il racconto dei migranti agli investigatori – Sulla dinamica del salvataggio, motivo di frizioni tra Roma e La Valletta, gli investigatori hanno raccolto le testimonianza degli otto migranti che erano a bordo della nave Diciotti al momento del movimento in mare e che sono stati trasferiti a Lampedusa e a Porto Empedocle per le cure mediche. Qui sono stati ascoltati, come persone informate sui fatti e – secondo quanto trapela – hanno raccontato di essere stati soccorsi da un’imbarcazione di maltesi. Il natante li ha “scortati” verso Lampedusa e dopo circa 24 ore dall’intervento, li avrebbe abbandonati, facendo marcia indietro. I migranti – è la ricostruzione – sono stati poi recuperati dalla nave della Guardia costiera italiana. Nella versione dei testimoni, l’intervento di soccorso è stato condotto da un’imbarcazione di “notevoli dimensioni” e da due gommoni. Gli uomini “maltesi” hanno informato i migranti che non li avrebbero portati a Malta, bensì gli avrebbero indicato la rotta per l’Italia. Una volta che si sono resi conto che il gruppo di migranti non aveva dispositivi di navigazione satellitare, hanno fatto capire loro che li avrebbero accompagnati verso Lampedusa. Quando l’imbarcazione su cui viaggiavano ha iniziato ad imbarcare acqua – complici le cattive condizioni meteorologiche – i migranti dicono di essere stati abbandonati e recuperati da nave Diciotti circa due ore dopo. Le testimonianze, acquisite dalla polizia giudiziaria, sono state trasmesse alla procura di Agrigento.
“Voglio capire se le accuse a Malta, formulate dagli immigrati arrivati l’altro giorno a Lampedusa, sono vere oppure no. In caso positivo, saremmo davanti all’ennesima prova dell’inesistenza dell’Europa, dove troppi paesi fanno i furbi a danno dell’Italia”, ha detto Salvini a proposito di quanto avrebbero dichiarato agli investigatori i migranti che si trovano a bordo di nave Diciotti.
L’appello a Mattarella: “Situazione inaccettabile” – Intanto non si placa la polemica interna. Questa mattina da più parti si sono alzate voci per permettere uno sblocco dello stallo della Diciotti. Totò Martello, sindaco di Lampedusa e Linosa si è rivolto direttamente al presidente della Repubblica: “Sergio Mattarella intervenga sul governo italiano a proposito della vicenda della nave Diciotti, per superare una situazione inaccettabile nata da braccio di ferro che ha molto di politico e nulla di umanitario”.
Da 5 giorni, infatti, i 177 migranti e i marinai della Guardia Costiera, sono “a bordo ‘in ostaggio’ di fronte la nostra isola da dove cittadini e turisti assistono increduli alla vista di una nave italiana che non può entrare in un porto italiano“. Il primo cittadino delle due isole denuncia poi il fatto che “nello stesso porto sbarcano piccole imbarcazioni con a bordo migranti”, “si finge di non vedere”, la considerazione di Martello. “Se il governo italiano e l‘Unione europea non riescono a trovare una soluzione intervenga il capo dello Stato per superare uno stallo che dura ormai da troppi giorni”, conclude il sindaco.
Una richiesta che segue la lettera-appello indirizzata sempre al presidente della Repubblica e firmata già da centinaia di persone tra cui il parlamentare regionale dei Cento passi e presidente della commissione regionale Antimafia, Claudio Fava, l’ex sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, il medico protagonista di Fuocoammare, Pietro Bartolo: “Le chiediamo di intervenire, e di pretendere che la guardia costiera possa attraccare a Lampedusa – si legge – non solo per sentimento di umana solidarietà ma per evitare che un eventuale respingimento in Libia pesi come un’onta irrimediabile non solo su chi l’ha autorizzata ma sull’intero paese”.
Sulla vicenda della nave Diciotti e sulla “permanenza forzata” dei 177 migranti, questa mattina si è espresso anche il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà, Mauro Palma, il quale ha inviato alle alte cariche dello Stato alcune “sue valutazioni sul caso”, ritenuto di “rilevanza umanitaria”.