Era il novembre del 2017 quando il calciatore dilettante Eugenio Maria Luppi scese in campo indossando una maglietta della Repubblica Sociale e la esibì sotto la gradinata di Marzabotto insieme al saluto romano dopo aver segnato un gol. Quasi un anno dopo la Procura di Bologna ha chiesto l’archiviazione, poi disposta dal Gip, perché “non c’è reato”. Luppi era indagato per apologia di fascismo, ma “nonostante la diffusione delle immagini in rete e conseguente pubblicità al gesto, nessun pericolo all’ordinamento democratico può essersi riscontrato”, si legge nella richiesta di archiviazione del pm Michela Guidi accolta dal giudice Franco Raffa.
Secondo la Procura, che cita precedenti giurisprudenziali, quello di Luppi è stato “un gesto isolato, di un giovane che non pare nemmeno avere avuto piena contezza del grave significato della simbologia esposta e che, lungi dal voler diffondere o rafforzare l’ideologia del disciolto partito fascista a danno dei valori democratici e costituzionali, si è poi scusato cercando, invece, l’incontro con Franco Leoni Leutizi, sopravvissuto alla strage di Marzabotto che gli ha offerto la sua testimonianza a spiegazione della gravità del gesto mostrato”.
Dopo lo sospensione il ragazzo si era scusato: “Voglio esprimere il mio più totale e sincero pentimento – aveva dichiarato in un post su Facebook – Ho agito con leggerezza senza pensare alle conseguenze”. Le scuse tardive non erano però bastate per giustificare quanto fatto e la stessa società del calciatore, il Futa 65 di Loiano, si era dissociata dal gesto e aveva messo il ragazzo fuori squadra.
Sul piano sportivo, Luppi aveva avuto otto mesi di squalifica dal tribunale federale territoriale. Ma sul fronte penale, “pur riconoscendo indubbia gravità alla simbologia esibita dal calciatore”, gli elementi acquisiti nelle indagini hanno indotto il pm a valutare insussistente il reato ipotizzato: sia quello di apologia di fascismo che di manifestazioni fasciste. Secondo il pm, inoltre, persona offesa del reato è solo lo Stato, mentre privati e soggetti pubblici diversi, come ad esempio il Comune di Marzabotto, oppure associazioni antifasciste possono solo rivestire la qualifica di soggetti danneggiati: per questo non sono stati avvisati della richiesta di archiviazione e non si sono potuti opporre.
“Mi auguro che perlomeno abbia ripensato al gesto – ha commentato al riguardo il sindaco di Marzabotto Romano Franchi – forse non c’è stato un pericolo fisico, ma c’è un pericolo culturale: che si diffonda questa cultura che ha portato l’Italia e non solo al disastro. Spero che questo non avvenga. La Procura non ha ravvisato nel comportamento di Luppi un pericolo per l’ordine democratico, ma le cose non stanno così. Mi chiedo come possiamo fare per educare a certi valori e alla memoria civile i giovani se non diamo segnali di un certo tipo”.