“Il governo italiano sta valutando la possibilità di coinvolgere la Cassa Depositi e Prestiti”, nell’affaire Autostrade. Lo sostiene l’agenzia Bloomberg, secondo la quale per uscire dall’empasse giuridico della concessione, l’esecutivo studia la possibilità di bypassare il contratto con Treviso… comprandoselo. Appunto tramite l’intervento di Cassa Depositi e Prestiti che verrebbe chiamata a rilevare la quota di maggioranza della stessa Autostrade. Tuttavia, spiega l’agenzia che cita fonti vicine alla vicenda, non è chiaro se la famiglia Benetton sia d’accordo con questa soluzione o addirittura se siano già state avviate o meno delle trattative.
IL COSTO DEL CONTENZIOSO E I RICONTEGGI DI MEDIOBANCA – Il piano sarebbe ancora nelle sue fasi preliminari, ma offre degli spunti interessanti. Non essendo Autostrade quotata, però, resta subordinato al via libera di Ponzano e degli altri soci di Altantia. Quanto allo Stato, ha ricordato Mediobanca in uno studio, il valore residuo della concessione a carico dello Stato in caso di revoca, in base al contratto in essere ammonta a 10,8 miliardi. Il mercato, calcolano gli analisti di Piazzetta Cuccia, alla luce del tonfo in Borsa del titolo avrebbe però già scontato questo valore a 8-8,5 miliardi di euro, in quanto il mercato “potrebbe ritenere che Autostrade dovrà pagare ulteriori compensazioni“. In generale, però, Mediobanca ritiene che Atlantia, la holding che controlla Autostrade, si trovi al centro di “una complessa situazione con una visibilità molto bassa“.
Talmente bassa che la stessa Piazzetta Cuccia in serata ha riconsiderato la modalità di calcolo dell’indennità che lo Stato dovrebbe pagare ad Autostrade sostenendo che il costo per l’Erario non sarebbe di 10,8 miliardi di euro, come affermato la mattina nel report, ma bensì 22,2 miliardi di euro. Nel ricalcolo fatto in occasione di un commento alle indiscrezioni sul possibile ingresso della Cdp, Piazzetta Cuccia ha sostenuto che ad Autostrade dovrebbe essere riconosciuto un valore prossimo all’enterprise value (cioè grosso modo la capitalizzazione più il debito), pari a 24,7 miliardi di euro, a cui vanno sottratti 2,5 miliardi come penale del 10% per le inadempienze contrattuali. L’incasso della revoca “verrebbe utilizzato per ripagare gli obbligazionisti che chiedessero il rimborso anticipato” dei bond.
Il valore dell’indennizzo, però, “è decisivo per ripagare gli azionisti e obbligazionisti di Autostrade per l’Italia e per evitare implicazioni su Atlantia, alla luce del fatto che sei miliardi di bond di Aspi sono garantiti” dalla holding. Atlantia potrebbe infatti finire “sotto grande pressione finanziaria” nel caso in cui “non venisse riconosciuto alcun indennizzo per la revoca della concessione”. In tal caso la holding potrebbe contare solo su 300 milioni di dividendi dalle attività residue (gli aeroporti di Roma e di Nizza, le concessioni in America Latina) per far fronte a 5,2 miliardi di debiti (2 propri, 3,2 di Autostrade al netto dei 2,9 miliardi di cassa della concessionaria). Senza contare che Autostrade per l’Italia garantisce 1,2 miliardi di bond di Atlantia, che dunque, in caso di fallimento della concessionaria, dovrebbe offrire garanzie alternative ai bondholder o rimborsarli anticipatamente.
GLI EFFETTI DELLA REVOCA SUL DEBITO PUBBLICO – Di contro Bloomberg, calcola che il debito pubblico italiano potrebbe aumentare di 9,4 miliardi di euro se il governo dovesse effettivamente portare fino in fondo la procedura di revoca della concessione. Il riferimento, in questo caso, è all’ammontare del debito netto che Autostrade ha riportato alla fine dello scorso anno: in base all’accordo di convenzione tra Anas e Aspi (nonché ad una clausola presente nella documentazione di accompagnamento alle obbligazioni emesse dal gruppo e che si rifà allo stesso accordo), la rescissione anticipata della convenzione costringerebbe infatti lo Stato a farsi carico delle passività della compagnia, che andrebbero a gravare quindi sul debito di Anas, concedente di natura pubblica, e di conseguenza sul debito sovrano italiano. La stessa convenzione stabilisce però anche che, in caso di trasferimento dell’indebitamento finanziario dal concessionario al concedente, la penale dovuta dallo Stato ad Autostrade venga decurtata dello stesso importo.
AUTOSTRADE MANDA AVANTI IL PIANO DA MEZZO MILIARDO – Intanto Autostrade per l’Italia manda avanti il piano di emergenza per Genova annunciato sabato dai vertici della concessionaria e subito contestato dall’esecutivo. Lo ha fatto sapere una nota del cda della società controllata dalla famiglia Benetton in cui si legge che “in attesa degli esiti degli accertamenti in corso”, il consiglio ha condiviso “la prima lista di iniziative (per una stima preliminare di 500 milioni di euro finanziati con mezzi propri) già annunciata nel corso della conferenza stampa di sabato a Genova”.
In particolare, ci saranno iniziative a supporto delle famiglie colpite dalla tragedia, per la ricostruzione del ponte, per la viabilità di Genova e la sospensione del pedaggio su alcune tratte. Sul primo punto la società ha istituito “un fondo per soddisfare le prime esigenze delle famiglie colpite dalla tragedia e i bisogni degli sfollati”. Autostrade per l’Italia ha inoltre proposto al Comune di Genova l’istituzione di un Fondo sociale “di alcuni milioni di euro“, che sarebbe gestito dall’ente stesso, da “destinare in aiuto alle famiglie delle vittime, indipendentemente da eventuali indennizzi o risarcimenti futuri“.
“IL PONTE SI PUÒ RICOSTRUIRE IN 8 MESI” – Il consiglio conferma anche la stima per cui il ponte Morandi potrà essere ricostruito in 8 mesi “a decorrere dall’ottenimento delle necessarie autorizzazioni”. La società fa sapere che proseguono le attività di progettazione per la ricostruzione del ponte Morandi. Il progetto – per il quale il presidente del Consiglio ha fatto sapere a mezzo stampa di aver avuto altre proposte – vede Autostrade nel ruolo di coordinatore di un gruppo di imprese, esecutori e progettisti anche di livello internazionale e prevede “la demolizione delle attuali strutture rimaste del ponte sul Polcevera e la ricostruzione del ponte in acciaio secondo le più moderne tecnologie ad oggi disponibili”.
Infine la società ha “studiato insieme al Comune di Genova e con la collaborazione tecnica di Sviluppo Genova, società partecipata dal Comune, interventi urgenti per il ripristino della viabilità e l’attivazione di viabilità alternative” e sottolinea la propria “disponibilità a supportare altre iniziative utili ad agevolare la mobilità dei cittadini genovesi”. Gli interventi urgenti prevederebbero un asse viario sul lato destro del torrente Polcevera, una rotonda per facilitare l’ingresso al porto, la messa in sicurezza di un viadotto di proprietà demaniale di accesso al casello di Genova Aeroporto, un percorso riservato ai mezzi pesanti sulle aree Ilva. “Per quest’ultimo intervento sono già iniziate le operazioni”.
Quanto alla messa in mora da parte del ministero dei Trasporti, il cda fa sapere di aver preso atto della lettera di contestazioni ricevuta dal Mit e verrà riconvocato “in tempo utile per fornire e deliberare un adeguato riscontro alle stesse”. Quindi entro la fine di agosto.
Aggiornato da Redazione Web il 22/08/2018 alle 13.00