La nave Diciotti della Guardia costiera italiana è a Catania con 177 migranti a bordo, ma per il momento non ha ricevuto l’autorizzazione allo sbarco. Dopo essere stata cinque giorni al largo di Lampedusa in attesa di ricevere l’indicazione di un porto sicuro dove attraccare, ieri sera intorno alle 23.30 è arrivata nel porto orientale della Sicilia. Fonti dell’Unione europea hanno fatto sapere di essere in contatto con l’Italia per trovare una soluzione: “Gli sforzi sono in corso per riuscire a ridistribuire i migranti nei vari Paesi”, ha detto il portavoce della Commissione europea Alexander Wintersterin. Ma il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha ribadito il suo no all’accoglienza: “Prima di chiedere lo sbarco”, ha detto, “forse sarebbe meglio alzare il telefono e chiedere spiegazioni a Bruxelles e agli altri governi europei”. Il riferimento è al piano di spartizione deciso dopo lo sbarco dei 450 migranti a Pozzallo a luglio scorso, un accordo che secondo il Viminale non è stato rispettato: “Solo la Francia ha mantenuto l’impegno, accogliendone 47 sui 50 promessi”, ha detto. Mentre, gli altri Paesi che avevano promesso di prenderne 50 – Germania, Portogallo, Spagna, Irlanda e Malta – “ne hanno accolti zero. Sostanzialmente, tutti cercano di guadagnare tempo. Imponendo all’Italia i costi per i trasferimenti (500 euro a persona)”. Il ministro ha invitato poi l’Europa a indagare su La Valletta che, secondo i racconti dei migranti, avrebbe accompagna i migranti verso l’Italia per poi “abbandonarli in condizioni di pericolo”. Silenzio invece dal ministero della Difesa, da cui dipende direttamente la nave Diciotti. Proteste dalle opposizioni. Nel merito è intervenuto anche l’ex premier Pd Paolo Gentiloni: “Di barche di migranti costrette a vagare in mare senza approdo ne abbiamo viste tante, dal sud-est asiatico all’Australia. Ma è la prima mondiale di una nave della Guardia Costiera bandita dai porti del proprio Paese”.
Un braccio di ferro dal doppio fronte, uno con Bruxelles e uno con La Valletta, che è iniziato quando, la notte tra il 15 e il 16 agosto, la nave Diciotti della Guardia costiera italiana ha soccorso un barcone con 190 persone a bordo (di cui 13 evacuati per soccorso medico). Immediata la richiesta da parte del Viminale di farli accogliere da Malta, richiesta rimandata al mittente. La nave, in assenza dell’assegnazione di un porto è rimasta per 5 giorni davanti alle coste di Lampedusa, con frizioni anche tra Viminale e Marina. Poi, dopo giorni di stallo e numerosi appelli anche al capo dello Stato Sergio Mattarella, nel pomeriggio di ieri la situazione si è in parte sbloccata. Con un tweet il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli ha annunciato il via libera allo sbarco nel porto di Catania. Iniziativa stoppata dal ministero degli Interni che a stretto giro ha fatto sapere che non avrebbe autorizzato nessun attracco senza risposte dall’Ue sulla redistribuzione dei 177, salvo poi ammorbidire la posizione: la nave può attraccare “ma i migranti a bordo non scenderanno fino a quando non ci sarà dall’Europa una risposta sulla ripartizione degli immigrati tra vari Paesi”.
Nel pomeriggio è intervenuta l’ong Medici senza frontiere chiedendo al governo di consentire allo staff di prestare i primi soccorsi: “Le equipe di Medici Senza Frontiere”, si legge su Twitter, “sono in attesa di prestare i primi aiuti psicologici alle persone soccorse da nave Diciotti della Guardia Costiera italiana e lasciate per giorni in mare. Esortiamo le autorità italiane a concedere rapidamente lo sbarco in modo da poter prestare le cure”. Secondo Save the Children, a bordo della Diciotti ci sono diversi minorenni e 28 di questi, sarebbero non accompagnati. “Stiamo assistendo all’ennesima situazione di stallo, dove a pagare sono sempre i più vulnerabili, soprattutto i minori, una situazione che è contraria a qualsiasi convenzione sui diritti umani”, ha commentato la portavoce della ong Giovanna Di Benedetto. “Noi siamo molto preoccupati per le condizioni delle persone che sono a bordo della Diciotti ormai da sei giorni, un periodo lunghissimo per chi, come loro, è fortemente provato”. Dopo l’appello del sindaco di Lampedusa al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del Garante delle persone private di libertà Mauro Palma, oggi è intervenuta anche la portavoce dell’Unhcr Carlotta Sami. “Le persone a bordo” della nave, ha scritto su Twitter, “hanno subito abusi, torture, sono vittime di tratta e traffico di esseri umani. Hanno bisogno urgente di ricevere assistenza e diritto a chiedere asilo. Un diritto fondamentale, non un crimine”. Intanto la procura di Agrigento ha aperto un’inchiesta per fare luce sulle dinamiche del salvataggio. Nel fascicolo anche le testimonianze dei migranti tratti in salvo per motivi di salute, acquisite dalla polizia giudiziaria. Secondo il loro racconto il primo soccorso è arrivato da un’imbarcazione con a bordo maltesi, che hanno prima “scortato” il natante verso Lampedusa, quindi, dopo circa 24 ore dall’intervento, hanno invertito la rotta abbandonando i migranti, poi recuperati dalla nave della Guardia costiera italiana.
Polemiche arrivano dall’opposizione, che chiede il gruppo venga fatto sbarcare al più presto. “Una nave della Guardia Costiera italiana con a bordo anche donne e minori che non può attraccare in un porto italiano: due ministri che litigano, 177 persone tenute in ostaggio e la credibilità del nostro Paese in frantumi per un pugno di like. #Diciotti #SeQuestoèUnGoverno”, ha scritto su Twitter la deputata di Leu Laura Boldrini. Secondo Andrea Maestri di Possibile siamo di fronte a un sequestro di persona: “Da giorni, non da poche ore, 177 persone sono bloccate, private della libertà di locomozione, all’interno di una nave della Guardia Costiera italiana. I migranti a bordo della Diciotti sono infatti privati della libertà personale senza che ciò sia stato deciso da un magistrato. Ci sono perciò i presupposti per aprire un fascicolo, non contro ignoti ma con nomi e cognomi, ipotizzando il reato di sequestro di persona”.
Non è la prima volta che alla Diciotti, nave della Guardia costiera italiana, viene bloccata. Lo scorso 12 luglio dopo circa otto ore di attesa dal momento di ingresso nel porto di Trapani, il premier Giuseppe Conte diede il via libera allo sbarco in seguito all’intervento diretto del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che si era detto preoccupato per i “risvolti umanitari” della situazione. In quel caso si trattata di 67 migranti soccorsi al largo della Libia. Tra loro anche donne e bambini. Inizialmente i profughi erano stati presi a bordo del rimorchiatore Vos Thalassa e poi trasferiti sulla motonave italiana dopo le proteste di alcuni migranti che temevano di essere riportati in Libia. Anche in quell’occasione fu il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli a indicare il porto d’approdo mentre il ministro dell’Interno chiedeva che prima fossero arrestati i violenti. Un sudanese e un ghanese vennero identificati e denunciati a piede libero per violenza privata aggravata.