Asia Argento accusata di molestie sessuali dall’attore Jimmy Bennett. La notizia è deflagrata sulla stampa italiana occupando le prime pagine e sottraendo spazio alla notizia della tragedia avvenuta tra le Gole del Raganello. L’attrice italiana che aveva accusato Harvey Weinstein di violenza sessuale, ha versato 380mila dollari a Bennett. E’ l’occasione per cercare di screditare il movimento #MeToo?
Nell’autunno del 2017, sui social erano state migliaia le denunce sulle molestie e sui ricatti sessuali nei luoghi di lavoro; e le reazioni non si erano fatte attendere. La paura di una ribellione corale, che metteva in discussione le dinamiche di potere, era stata quasi palpabile e ne erano seguite risposte rabbiose. Asia Argento attaccata mesi fa, in veste di accusatrice con argomentazioni sessiste e ingiurie, sia sui social che su alcuni quotidiani, ora viene attaccata come accusata. I direttori delle testate che la stanno sfilettando con lingue affilate come rasoi sarebbero capaci di trasformare le lingue in morbido velluto se l’accusato fosse un uomo di potere. Forse perché il #MeToo ha fatto sentire qualche brivido lungo la schiena? Anche nelle redazioni come in tutti i luoghi di lavoro possono accadere abusi di potere, molestie e ricatti sessuali, come rivela il libro Toglimi le mani di dosso di Olga Ricci.
Chiara Ronzani, di Radio Popolare, ieri si chiedeva come mai ora che le accuse sono a parti invertite, tutte le obiezioni che erano state sollevate contro Asia Argento e altre donne non vengano nemmeno prese in considerazione (e ce ne sarebbero di simili) nei confronti di Bennett. Lo ha fatto anche Loredana Taddei della Cgil su Twitter:
Non leggo da nessuna parte cose tipo: perche' il giovane che dice di essere stato molestato da @AsiaArgento denuncia solo adesso? Oppure, siamo sicuri che non fosse consenziente? Oppure, prima gli faceva comodo per fare carriera e ora denuncia per farsi pubblicita'. Strano no?
— Loredana Taddei (@LoredanaTaddei) August 21, 2018
Asia Argento ha negato fermamente di avere avuto rapporti sessuali con Bennett (all’epoca dei fatti 17enne). Ha denunciato una persecuzione giustificando la transazione di 380mila dollari come un aiuto caritatevole per un momento di difficoltà dell’attore americano. Una spiegazione inadeguata rispetto a quello che è stato pubblicato sul New York Times, il primo a dare la notizia e che sarebbe in possesso della documentazione che contiene le ragioni di quella transazione. E se è vero che la richiesta di denaro venne avanzata da Benett nei giorni delle accuse a Weinstein, allora Asia Argento avrebbe dovuto parlarne per trasparenza e anche per lealtà nei confronti di un movimento che l’ha sostenuta fortemente.
Le accuse che le sono state mosse saranno usate strumentalmente contro il #MeToo ma le ragioni che l’hanno animato sono forti e paradossalmente, come scrive Cinzia Sciuto, “che Asia Argento rischi di rimanere schiacciata sotto il peso delle sue stesse battaglie, dimostra che quelle battaglie hanno una forza intrinseca che neanche chi se ne è fatto portavoce può piegare ai propri personali interessi”. Mentre Narrazioni Differenti scrive: “Quello che abbiamo sempre, come movimento femminista, voluto far emergere è la lotta alla dominazione in un sistema eretto da e su dinamiche di potere. Chi ha potere è chi, per sua natura ontologica, è teso a dominare, e per sua natura teleologica è teso ad dominare contro il più debole. Se questo è l’assunto di partenza, non difficile è capire che questo può succedere anche a parti, o sessi, invertiti”.
L’attrice italiana pagherà duramente per le accuse di Bennett. Ha pagato anche quando ha accusato Weinstein solo per la sua immagine di donna trasgressiva e fuori dalle regole: una che spaventa gli uomini e non piace alle beghine (nemmeno alle beghine col tacco a spillo). Non avrà la fortuna che l’ex produttore americano ha avuto nel Belpaese: il beneficio del dubbio anche a fronte di decine di accuse mentre lei ne ha avuta una sola. Non avrà la solidarietà che ha avuto l’ex produttore americano, presentato in alcuni articoli come vittima di linciaggio mediatico, anche se oggi è rinviato a giudizio per violenza sessuale mentre su di lei non pendono denunce penali. E le donne non avranno, nel Belpaese, o almeno sulle pagine dei suoi quotidiani, le stesse possibilità di essere credute senza se e senza ma, come è accaduto a Jimmy Bennett. Perché una donna spesso deve guadagnare credibilità, soprattutto se non rappresenta la vittima perfetta, una rivisitazione di Maria Goretti: giovane, illibata, astemia, remissiva, umile, silente, possibilmente simpatica, e, soprattutto, pronta al martirio. Qualità che la collettività, i media e purtroppo talvolta anche i giudici nei tribunali si aspettano di trovare in ogni donna che denuncia violenze.
Per questo c’è bisogno ancora del #MeToo e di un movimento di donne che sveli le asimmetrie di potere e ne denunci gli effetti. Per questo non permetteremo che il #MeToo venga screditato e la sua forza dimenticata.
@nadiesdaa