Non solo Autostrade. Il governo intende rivedere le concessioni relative alle reti del gas, dell’elettricità, della telefonia. E pure: quelle ferroviarie, radiofoniche, dell’acqua minerale, delle telecomunicazioni e delle televisioni e le derivazioni idroelettriche. L’annuncio è del sottosegretario M5s agli Affari Regionali Stefano Buffagni che ha parlato a il Messaggero a poco più di una settimana dalla tragedia del crollo del ponte Morandi a Genova. “Se qualcuno in passato ha fatto favori a queste aziende concessionarie”, ha dichiarato, “è arrivato il momento di mettere ordine”. Una posizione che era stata in parte anticipata nelle scorse ore dallo stesso sottosegretario alla presidenza Giancarlo Giorgetti e che già ha messo in allarme l’ex Cavaliere Silvio Berlusconi. Ma alla domanda diretta, se Mediaset dovrà pagare di più, il grillino ha replicato: “Se non ha ricevuto favori non ha nulla da temere”. Sulla nazionalizzazione di Autostrade ha invece rallentato: “Vedo più lo Stato in un ruolo da regista, piuttosto che di gestore diretto”. Quindi ha proposto una regia sulle società di Stato che faccia capo a Cassa depositi e prestiti: “Può svolgere un ruolo di regia della politica industriale”.
“Questa è roba di tutti”, ha continuato Buffagni, “su cui c’è chi ci fa il business con ricavi spropositati. Il privato è sempre il benvenuto, ma noi dobbiamo difendere gli interessi del pubblico. Lo Stato per troppo tempo ha abdicato al governo delle proprie infrastrutture”. Una decisione che colpisce direttamente l’ex Cavaliere? “Noi non facciamo la guerra a nessuno“, ha risposto il sottosegretario M5s. “E non abbiamo pregiudizi. E’ finito semplicemente il tempo dei favori agli amici. In passato, come per le autostrade, sono state fatte valutazioni eccessivamente benevole e stiamo studiando le carte per vedere se esistono i presupposti per aumentare i ricavi a favore dello Stato e dunque dei cittadini”. Quindi più oneri per Mediaset? “Non ho detto questo, chi non ha ricevuto trattamenti di favore può dormire tranquillo. Se la concessione è stata fatta bene, se non ha ricevuto favori, non ha nulla da temere”.
Nello specifico del caso di Genova e quindi la proposta avanzata da alcuni di nazionalizzazione della rete autostradale, Buffagni ha ribadito la linea dell’esecutivo: “Si faranno la valutazione sul rispetto del contratto e sul come ha agito il concessionario, poi si decide facendosi trovare nel caso pronti come Stato alla gestione. Riguardo a Genova, stiamo procedendo con la revoca, visto il disastro che Autostrade ha provocato. Poi vedremo. Non vale il principio che lo Stato è per forza buono e il privato necessariamente cattivo e viceversa. Vedo più lo Stato in un ruolo da regista piuttosto che di gestore diretto”. Una scelta su cui però, anche tra le voci di maggioranza, non mancano opinioni discordanti. Ad esempio il governatore del Carroccio Luca Zaia che nelle scorse ore ha messo in evidenza come la lentezza della burocrazia, senza l’intervento dei privati, rischi di rallentare la realizzazione delle infrastrutture: “Rivedremo il codice degli appalti”, ha replicato il sottosegretario. “Ma quando si realizzano le infrastrutture in questo Paese è necessario combattere con due nemici: la mafia e la corruzione. Non dimentichiamolo. Per Genova comunque verrà fatta una legge ad hoc per garantire i poteri speciali del commissario in una situazione d’emergenza”.
Secondo il sottosegretario M5s, la questione è che finora “lo Stato ha avuto un occhio un po’ molle. Ora le cose cambiano”. E ha aggiunto: “Per chi ha ricevuto favori a discapito della collettività la musica è cambiata”. Per Buffagni, il governo “al contrario del Pd ritiene che lo Stato sociale sia importante e non dobbiamo abdicare ai diritti sociali, considerati anche tutte le tasse che gli italiani pagano. Dobbiamo tornare a essere una comunità di olivettiana memoria. E aggiungo che le società di Stato possono essere volano per la crescita economica”. Qui entrerebbe in gioco la Cassa depositi e prestiti: “Può svolgere un ruolo di regia della politica industriale. Abbiamo aziende come Eni, Terna, Enel, Leonardo, Fincantieri, Saipem, Snam, Italgas eccetera che fanno grandi cose ovunque e sotto la Cdp, che garantirebbe una visione d’insieme, potrebbero essere davvero il volano per investimenti tali da garantire uno sviluppo sostenibile al Paese”. Ma alla domanda se il piano è quella di far diventare la Cassa una nuova Iri, ha replicato: “Non abbiamo nostalgie. Vogliamo far ripartire con una visione di sistema Paese la politica industriale”.
L’intervista, che di fatto riparte da una posizione condivisa tra M5s e Carroccio, ha subito provocato le reazioni di Forza Italia. “Mediaset è la più grande azienda culturale del Paese e non ha nulla da temere da alcun governo”, ha detto il vicepresidente del gruppo Fi alla Camera Gianfranco Rotondi. “Sventolare la revisione delle concessioni da parte del governo è una libera scelta che non diminuirà l’opposizione di Forza Italia a questo governo. In 24 anni di battaglie comuni non ho mai visto il presidente Berlusconi limitato da queste vicende. Né l’azienda è stata mai condizionata dall’impegno politico del suo fondatore: si pensi alle posizioni a favore di Renzi di importanti dirigenti, o alle trasmissioni anticasta in onda su Mediaset, un vero e proprio rullo compressore a favore del Movimento 5 stelle”. La capogruppo al Senato Anna Maria Bernini, su Facebook, ha invece criticato la proposta di mettere al centro Cassa depositi e prestiti: “L’ennesima strampalata proposta targata 5 stelle, che peraltro già divide la maggioranza, di coinvolgere la Cassa depositi e prestiti per sostituirsi in tutto o in parte a Autostrade per l’Italia, è da scartare. La Cassa gestisce il risparmio postale degli italiani e non può diventare un bancomat cui attingere a piacimento magari anche per far fronte all’esborso a favore di Autostrade per gli anni di concessione che non sarebbero esercitati in caso di revoca”. E ha concluso: “Noi di Forza Italia siamo contrari a un ritorno al passato, allo statalismo, alle partecipazioni statali che hanno ingrossato il debito pubblico, crediamo invece che bisogna guardare in avanti, correggendo ciò che non ha funzionato nel sistema delle concessioni autostradali, in particolare attivando in modo davvero efficace i controlli cui lo Stato non deve mai abdicare. Perché una cosa sono le concessioni e il loro regime di regolazione deciso dallo Stato, altro è quella sorta di appropriazione di beni pubblici che purtroppo si è registrata”.
Segnali di apertura sulla linea dell’esecutivo arrivano invece dal fronte del Partito democratico. Se addirittura l’ex ministra Roberta Pinotti, intervistata su La7 a In Onda, ha detto di essere d’accordo con la decisione del governo di procedere con la revoca della concessione ad Autostrade, il segretario Maurizio Martina ha dichiarato che “non lo escluderebbe”: “Ma per essere seri bisogna analizzarne tutti gli effetti”, ha dichiarato in una intervista a Repubblica, “non il contrario, come ha fatto fino a qui il governo nella sua ansia esasperata di annunci”. M5s e Lega “usano alcuni titoli, come il ritorno delle nazionalizzazioni, con disarmante superficialità e tutta questa propaganda rischiano di pagarla i cittadini. Per me un dibattito serio sulle concessioni, sul ruolo dello Stato e sulla salvaguardia dell’interesse generale andrebbe affrontato. Non so se tutto può ridursi al rapporto tra pubblico e privato”, “ci sono privati capaci di restituire alla comunità più dello Stato. Il punto è come controlli quest’azione nell’interesse generale”. Solo ieri l’ex deputato Alessandro Di Battista aveva scritto su Facebook: “Sulla revoca delle concessioni ad Autostrade il Pd dovrebbe sostenerci”.
Politica
Concessioni, il sottosegretario Buffagni: “Rivedere pure quelle tv. Se Berlusconi non ha ricevuto favori non ha da temere”
Il titolare M5s agli Affari regionali al Messaggero ha confermato la posizione del collega del Carroccio Giancarlo Giorgetti e rilanciato per una verifica in vari settori che vanno dalle ferrovie all'acqua minerale. Su nazionalizzazione di Autostrade rallenta: "Vedo più lo Stato in un ruolo da regista, piuttosto che di gestore diretto". Quindi ha parlato di Cassa depositi e prestiti: "Può svolgere un ruolo di regia della politica industriale". Fi: "Ennesima strampalata proposta". Intanto arrivano segnali dai democratici, Martina: "Serve dibattito serio"
Non solo Autostrade. Il governo intende rivedere le concessioni relative alle reti del gas, dell’elettricità, della telefonia. E pure: quelle ferroviarie, radiofoniche, dell’acqua minerale, delle telecomunicazioni e delle televisioni e le derivazioni idroelettriche. L’annuncio è del sottosegretario M5s agli Affari Regionali Stefano Buffagni che ha parlato a il Messaggero a poco più di una settimana dalla tragedia del crollo del ponte Morandi a Genova. “Se qualcuno in passato ha fatto favori a queste aziende concessionarie”, ha dichiarato, “è arrivato il momento di mettere ordine”. Una posizione che era stata in parte anticipata nelle scorse ore dallo stesso sottosegretario alla presidenza Giancarlo Giorgetti e che già ha messo in allarme l’ex Cavaliere Silvio Berlusconi. Ma alla domanda diretta, se Mediaset dovrà pagare di più, il grillino ha replicato: “Se non ha ricevuto favori non ha nulla da temere”. Sulla nazionalizzazione di Autostrade ha invece rallentato: “Vedo più lo Stato in un ruolo da regista, piuttosto che di gestore diretto”. Quindi ha proposto una regia sulle società di Stato che faccia capo a Cassa depositi e prestiti: “Può svolgere un ruolo di regia della politica industriale”.
“Questa è roba di tutti”, ha continuato Buffagni, “su cui c’è chi ci fa il business con ricavi spropositati. Il privato è sempre il benvenuto, ma noi dobbiamo difendere gli interessi del pubblico. Lo Stato per troppo tempo ha abdicato al governo delle proprie infrastrutture”. Una decisione che colpisce direttamente l’ex Cavaliere? “Noi non facciamo la guerra a nessuno“, ha risposto il sottosegretario M5s. “E non abbiamo pregiudizi. E’ finito semplicemente il tempo dei favori agli amici. In passato, come per le autostrade, sono state fatte valutazioni eccessivamente benevole e stiamo studiando le carte per vedere se esistono i presupposti per aumentare i ricavi a favore dello Stato e dunque dei cittadini”. Quindi più oneri per Mediaset? “Non ho detto questo, chi non ha ricevuto trattamenti di favore può dormire tranquillo. Se la concessione è stata fatta bene, se non ha ricevuto favori, non ha nulla da temere”.
Nello specifico del caso di Genova e quindi la proposta avanzata da alcuni di nazionalizzazione della rete autostradale, Buffagni ha ribadito la linea dell’esecutivo: “Si faranno la valutazione sul rispetto del contratto e sul come ha agito il concessionario, poi si decide facendosi trovare nel caso pronti come Stato alla gestione. Riguardo a Genova, stiamo procedendo con la revoca, visto il disastro che Autostrade ha provocato. Poi vedremo. Non vale il principio che lo Stato è per forza buono e il privato necessariamente cattivo e viceversa. Vedo più lo Stato in un ruolo da regista piuttosto che di gestore diretto”. Una scelta su cui però, anche tra le voci di maggioranza, non mancano opinioni discordanti. Ad esempio il governatore del Carroccio Luca Zaia che nelle scorse ore ha messo in evidenza come la lentezza della burocrazia, senza l’intervento dei privati, rischi di rallentare la realizzazione delle infrastrutture: “Rivedremo il codice degli appalti”, ha replicato il sottosegretario. “Ma quando si realizzano le infrastrutture in questo Paese è necessario combattere con due nemici: la mafia e la corruzione. Non dimentichiamolo. Per Genova comunque verrà fatta una legge ad hoc per garantire i poteri speciali del commissario in una situazione d’emergenza”.
Secondo il sottosegretario M5s, la questione è che finora “lo Stato ha avuto un occhio un po’ molle. Ora le cose cambiano”. E ha aggiunto: “Per chi ha ricevuto favori a discapito della collettività la musica è cambiata”. Per Buffagni, il governo “al contrario del Pd ritiene che lo Stato sociale sia importante e non dobbiamo abdicare ai diritti sociali, considerati anche tutte le tasse che gli italiani pagano. Dobbiamo tornare a essere una comunità di olivettiana memoria. E aggiungo che le società di Stato possono essere volano per la crescita economica”. Qui entrerebbe in gioco la Cassa depositi e prestiti: “Può svolgere un ruolo di regia della politica industriale. Abbiamo aziende come Eni, Terna, Enel, Leonardo, Fincantieri, Saipem, Snam, Italgas eccetera che fanno grandi cose ovunque e sotto la Cdp, che garantirebbe una visione d’insieme, potrebbero essere davvero il volano per investimenti tali da garantire uno sviluppo sostenibile al Paese”. Ma alla domanda se il piano è quella di far diventare la Cassa una nuova Iri, ha replicato: “Non abbiamo nostalgie. Vogliamo far ripartire con una visione di sistema Paese la politica industriale”.
L’intervista, che di fatto riparte da una posizione condivisa tra M5s e Carroccio, ha subito provocato le reazioni di Forza Italia. “Mediaset è la più grande azienda culturale del Paese e non ha nulla da temere da alcun governo”, ha detto il vicepresidente del gruppo Fi alla Camera Gianfranco Rotondi. “Sventolare la revisione delle concessioni da parte del governo è una libera scelta che non diminuirà l’opposizione di Forza Italia a questo governo. In 24 anni di battaglie comuni non ho mai visto il presidente Berlusconi limitato da queste vicende. Né l’azienda è stata mai condizionata dall’impegno politico del suo fondatore: si pensi alle posizioni a favore di Renzi di importanti dirigenti, o alle trasmissioni anticasta in onda su Mediaset, un vero e proprio rullo compressore a favore del Movimento 5 stelle”. La capogruppo al Senato Anna Maria Bernini, su Facebook, ha invece criticato la proposta di mettere al centro Cassa depositi e prestiti: “L’ennesima strampalata proposta targata 5 stelle, che peraltro già divide la maggioranza, di coinvolgere la Cassa depositi e prestiti per sostituirsi in tutto o in parte a Autostrade per l’Italia, è da scartare. La Cassa gestisce il risparmio postale degli italiani e non può diventare un bancomat cui attingere a piacimento magari anche per far fronte all’esborso a favore di Autostrade per gli anni di concessione che non sarebbero esercitati in caso di revoca”. E ha concluso: “Noi di Forza Italia siamo contrari a un ritorno al passato, allo statalismo, alle partecipazioni statali che hanno ingrossato il debito pubblico, crediamo invece che bisogna guardare in avanti, correggendo ciò che non ha funzionato nel sistema delle concessioni autostradali, in particolare attivando in modo davvero efficace i controlli cui lo Stato non deve mai abdicare. Perché una cosa sono le concessioni e il loro regime di regolazione deciso dallo Stato, altro è quella sorta di appropriazione di beni pubblici che purtroppo si è registrata”.
Segnali di apertura sulla linea dell’esecutivo arrivano invece dal fronte del Partito democratico. Se addirittura l’ex ministra Roberta Pinotti, intervistata su La7 a In Onda, ha detto di essere d’accordo con la decisione del governo di procedere con la revoca della concessione ad Autostrade, il segretario Maurizio Martina ha dichiarato che “non lo escluderebbe”: “Ma per essere seri bisogna analizzarne tutti gli effetti”, ha dichiarato in una intervista a Repubblica, “non il contrario, come ha fatto fino a qui il governo nella sua ansia esasperata di annunci”. M5s e Lega “usano alcuni titoli, come il ritorno delle nazionalizzazioni, con disarmante superficialità e tutta questa propaganda rischiano di pagarla i cittadini. Per me un dibattito serio sulle concessioni, sul ruolo dello Stato e sulla salvaguardia dell’interesse generale andrebbe affrontato. Non so se tutto può ridursi al rapporto tra pubblico e privato”, “ci sono privati capaci di restituire alla comunità più dello Stato. Il punto è come controlli quest’azione nell’interesse generale”. Solo ieri l’ex deputato Alessandro Di Battista aveva scritto su Facebook: “Sulla revoca delle concessioni ad Autostrade il Pd dovrebbe sostenerci”.
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Militello (Catania), 7 gen. (Adnkronos) - "Le nostre comunità soffrono il ridimensionamento dei servizi che riguardano la sanità, la scuola, i trasporti. Bisogna fermare questo processo, occorre combattere la dispersione scolastica e il rischio di isolamento. Spesso vedono i propri figli partire per studiare, lavorare, affermarsi in luoghi lontani, ritornare nelle feste comandate e avere un cuore sanguinante perché le radici sono forti e fa male andare via". E' la denuncia del sindaco di Miltello in Val di Catania, Giovanni Burtone, intervenendo al Palazzetto dello sport alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. "L'inverno demografico- dice- si sta trasformando in glaciazione e non e' solo con la monetizzazione che si può affrontare. Serve una visione, serve convogliare nuove energie per tornare a dare speranza a questi luoghi. Ecco perché la visita della massima carica della nostra Repubblica, del garante della Costituzione e di quei diritti fondamentali che sono codificati nella prima parte della Carta, assume carattere di evento straordinario. In un mondo globalizzato e sempre connesso in cui purtroppo gli echi delle guerre ci ricordano che la natura umana ha limiti che ci fanno ricadere sempre negli stessi errori e che ci preoccupano per il futuro. La richiesta di pace non e' velleitaria ma la consapevolezza che il più lungo periodo di pace che questo continente ha conosciuto non e' una conquista perenne ma quotidiana".
Roma, 7 gen. (Adnkronos) - “Sono testimone, prima da sindaco e ora da deputato europeo, del lavoro che Elisabetta Belloni ha sempre svolto nella sua vita professionale, forte della sua esperienza in campo diplomatico e internazionale. Le sue dimissioni rappresentano una perdita importante per le Istituzioni democratiche della Repubblica italiana. A lei va il mio grazie più sincero per l'alto servizio che ha reso al nostro Paese, da ultimo nel suo delicato ruolo al vertice del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza. Mi auguro che continuerà a ricoprire ruoli strategici e importanti nell'interesse dell'Italia e dell’Europa”. Lo dichiara l’europarlamentare Pd Dario Nardella.
Roma, 7 gen. (Adnkronos) - Le opposizioni non mollano la presa sul caso Starlink. Tutte le forze della minoranza insistono perché la premier Giorgia Meloni venga a riferire in Parlamento. Domani il caso sarà all'odg del question time alla Camera con l'interrogazione di Nicola Fratoianni di Avs. Le parole di Matteo Salvini che ha rilanciato l'accordo con Space X via social (ricevendo una risposta di Elon Musk: 'L'accordo con l'Italia per Space X sarà fantastico') dopo che palazzo Chigi aveva smentito la firma di alcuna intesa con il patron di Tesla, offrono al centrosinistra la possibilità di un nuovo affondo sulla vicenda e di mettere in evidenza le contraddizioni nel governo.
Elly Schlein la definisce "la corsa della destra italiana al bacio della pantofola all’uomo più ricco del mondo", una corsa dai "tratti ridicoli, se non fosse che in gioco ci sono la sicurezza nazionale, i soldi dei cittadini italiani e i loro dati sensibili” e che "sta gettando il governo nel caos, con il vicepresidente del consiglio che smentisce la stessa presidenza mentre Fratelli d’Italia bollava come fake news quanto Salvini stava confermando". Quindi Schlein torna a chiedere la presenza della premier in Parlamento su "questa vicenda paradossale, perché è preoccupante la disinvoltura con cui la destra promette agli uomini più ricchi e potenti del mondo contratti da miliardi di euro, pagati dai contribuenti, quando in Italia taglia sulla sanità pubblica e sulla qualità della vita dei cittadini. Una cosa è certa: ormai Salvini e Meloni si sono talmente appassionati a SpaceX da essere diventati loro stessi satelliti di Musk, alla faccia del sovranismo".
Anche il leader M5S, Giuseppe Conte, evidenzia le contraddizioni nel governo: "Meloni e Salvini si contraddicono a vicenda mentre giocano a fare la gara a chi è più amico di Musk. Sul piatto resta un possibile accordo per consegnare pezzi della nostra sicurezza nazionale a Musk per 1,5 miliardi degli italiani". Conte a sua volta chiama il governo in aula: "Vengano in Parlamento a spiegare anziché stare sui social o nascondersi dietro qualche nota. Non possiamo sapere quel che sta succedendo nel nostro Paese dai commenti social di un cittadino straniero come Musk interessato a espandere i suoi affari in Italia e in Europa".
Duri anche i 'centristi' Matteo Renzi e Carlo Calenda. Per il leader di Iv "la space economy è cruciale, prendiamo il migliore. E' Musk? Discutiamo, non c'è solo lui. Ma non vai a fare una cena e decidi di dare 1,5 miliardi a un amico mio che è venuto ad Atreju. Fai un percorso di trasparenza" perché "il miliardo e mezzo non è della sora Giorgia o della sorella ma degli italiani. Qui ci siamo abituati che la Meloni va in Albania vede Rama e gli dà 800 milioni, ma non sono soldi suoi. Se con i soldi suoi vuole comprare casa faccia lei, ma con il miliardo e mezzo degli italiani devi metterla in modo trasparente". Anche Renzi rinnova la richiesta di riferire in aula: "Deve venire Meloni e metterci la faccia".
Calenda promette "barricate" contro l'accordo con Musk, "un signore che, secondo tutti gli analisti indipendenti, è il principale diffusore di fake news. E noi pensiamo davvero di mettergli in mano le comunicazioni criptate, le comunicazioni più delicate del governo italiano. Ma su che basi? Elon Musk è un nemico dell'Europa". Per Riccardo Magi di Più Europa "è arrivato il momento che Meloni dica la verità agli italiani e al Parlamento. Su Starlink Palazzo Chigi smentisce l’accordo con Musk, il quale però smentisce Meloni, che viene smentita anche da Salvini: sembra un rompicapo invece sono le balle spaziali su cui il nostro governo sta galleggiando da giorni dopo l’indiscrezione di Bloomberg su Space X".
Angelo Bonelli di Avs sottolinea come si sia passati da "un'indiscrezione giornalistica" alla "voce del diretto interessato Elon Musk, che, commentando un tweet di Matteo Salvini, conferma il possibile accordo con il governo italiano. Come può un Paese come l'Italia svendersi ed essere smentito a colpi di tweet, coinvolgendo direttamente il vice-premier? Chiedo alla premier Meloni di venire immediatamente in Parlamento". Intanto domani Avs con Fratoianni metterà il caso Starlink all'odg del question time alla Camera con una interrogazione al governo chiamando in causa il ministero della Difesa: "Vogliamo sapere dal governo se, indipendentemente dall’ovvia smentita della presidenza del Consiglio sulla sottoscrizione di contratti e/o accordi con Elon Musk, è vero, invece, che il ministero della Difesa del nostro Paese abbia già esaminato e approvato l’accordo tra il governo italiano e Space X e comunque quali siano le intenzioni e gli orientamenti del ministero della difesa".
Militello (Catania), 7 gen. (Adnkronos) - Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha inaugurato, con il taglio del nastro, il plesso scolastico dell'istituto onnicomprensivo statale 'Pietro Carrera' di Militello Val di Catania. L'immobile è stato ristrutturato e adeguato di recente alle norme antisismiche. Il taglio del nastro è stato preceduto da un omaggio agli Eroi della Resistenza e della Repubblica partigiana dell'Ossola, ai giardini pubblici comunali, e davanti all'area monumentale che ricorda anche il carabiniere Salvo D'Acquisto, i Caduti di tutte le guerre e le vittime del terrorismo. Adesso il Capo dello stato ha raggiunto il Palazzetto dello sport per un incontro aperto al pubblico.
Roma, 7 gen. (Adnkronos) - "A John Elkann faccio i migliori auguri ma che sieda nel CdA di Meta non me ne può fregare di meno. Nel senso che io l'unica cosa che voglio è un piano credibile per Stellantis che in questo momento non c'è e soprattutto vorrei vedere Elkann in Parlamento a rispondere di quello che ha promesso, dei soldi che gli abbiamo dato e di quello che non sta facendo. Ho letto che ha dichiarato che il 2024 è stato un anno pieno di successi? Lo andasse a raccontare agli operai in cassa integrazione di Mirafiori o di Pomigliano". Così Carlo Calenda parlando fuori Montecitorio.
Roma, 7 gen. (Adnkronos) - "La Meloni si sta perdendo un pezzo, la dignità nazionale. Hanno parlato di dignità nazionale, sovranità nazionale, orgoglio italiano e stiamo facendo una figura da peracottari con un multimiliardario che spiega con chi fa l'accordo, con chi non fa l'accordo, con il suo numero 50 con i capelli dritti racconta i contenuti di un vertice internazionale... La Meloni deve rimettere ordine perché queste cose non avvengono nei paesi dignitosi". Così Carlo Calenda parlando fuori Montecitorio.
Roma, 7 gen. (Adnkronos) - "Un accordo con Elon Musk? Noi faremo le barricate. Elon Musk è un signore che, secondo tutti gli analisti indipendenti, è il principale diffusore di fake news, uno che dice che il premier inglese copre i pedofili, sostiene l'ultradestra in Germania, attacca la Francia. E noi pensiamo davvero di mettergli in mano le comunicazioni criptate, le comunicazioni più delicate del governo italiano. Ma su che basi? Elon Musk è un nemico dell'Europa". Così Carlo Calenda parlando fuori Montecitorio.
"Di tutto il governo Trump, che diciamo è già abbastanza surreale, Musk è la figura sicuramente più squilibrata. A chi mi chiede se c'è una relazione con le dimissioni di Elisabetta Belloni rispondo che non lo so. Stimo molto Elisabetta Belloni che conosco da forse 15 anni. È una grande professionista. Quello che so è che questa storia di Musk deve venire alla luce fino in fondo. Ho letto una dichiarazione di quel tipo buffo che si occupa delle cose di Musk in Italia (Stroppa, ndr) che raccontava il contenuto dei vertici tra Meloni e Trump".
"Ora, se siamo arrivati al punto per cui un impiegato di centesimo livello di una multinazionale racconta al paese cos'è avvenuto in un incontro riservato, io penso che la Meloni debba spiegarci bene quali sono i rapporti con Elon Musk, quali sono le promesse che ha fatto e soprattutto rimetterlo a posto".