“Sono tutti illegali“, ha detto in mattinata Matteo Salvini riferendosi ai 150 migranti salvati nel Mediterraneo e bloccati sulla nave Diciotti, da tre giorni ferma nel porto di Catania. Un’affermazione che deve fare i conti con l’effettiva situazione e la nazionalità delle persone a bordo dell’imbarcazione dalla Guardia costiera, molte delle quali provenienti da Paesi come l’Eritrea o la Siria e quindi potenzialmente aventi diritto a una forma di protezione internazionale.
“Circa 70 persone sono alloggiate sottocoperta – racconta Federica Montisanti di Intersos, organizzazione umanitaria a bordo della nave della Guardia costiera – altre 80 sono sistemate a poppa, fuori, dove il comandante ha fatto predisporre un telone per aumentare la zona d’ombra”. La situazione igienico-sanitaria è buona: “I servizi igienici sono sufficienti per tutti. Sono state date loro delle pompette per lavarsi e hanno a disposizione kit igienici composti da dentifricio, spazzolino e asciugamano. Per fare la doccia sono stati predisposti dei teli, utilizzano un tubo di gomma“.
“Dal punto di vista sanitario non ci sono particolari criticità – prosegue Montisanti – a parte le informazioni fornite ieri dal procuratore di Agrigento (Luigi Patronaggio, salito a bordo nel pomeriggio di mercoledì, che ha parlato di casi di scabbia, ndr). I migranti ospitati sono stanchi, demoralizzati, ma stanno reagendo in maniera egregia. Sono molto resilienti sia dal punto di vista fisico che sotto il profilo psicologico perché nella vita hanno visto ben altro, ma è una situazione che non deve durare a lungo. Queste persone vedono terra e non riescono a spiegarsi per quale motivo siano ancora sulla nave. I più giovani, in particolare, che vivevano l’entusiasmo di aver toccato la terra ferma e che sono disorientati dallo stallo. Non avendo un mediatore culturale che parla tigrino, le difficoltà maggiori nello spiegare la situazione le abbiamo avute con gli eritrei”.
Che sono la nazionalità più rappresentata: “La maggior parte di loro arriva dall’Eritrea, poi c’è chi arriva da Siria, Bangladesh, Egitto e Isole Comore. Una coppia sudanese è sbarcata a Lampedusa. La donna che è scesa ieri era somala“. Una situazione di fronte alla quale perdono veridicità le parole del ministro dell’Interno, che in mattinata diceva che “sulla Diciotti sono tutti immigrati illegali“. Premesso che in base al diritto internazionale chi viene salvato in mare ha il diritto di fare richiesta di asilo o protezione internazionale nel Paese in cui sbarca e che la richiesta deve essere sottoposta a una rigorosa verifica, nelle sue affermazioni il ministro non tiene conto delle provenienze delle persone a bordo della Diciotti. Provenienti da un Paese in guerra, ad esempio, ai siriani viene in una percentuale di casi molto alta riconosciuto il diritto a una delle tipologie di protezione previste dalle leggi internazionali: nel 2017, dati Eurostat, i siriani hanno registrato la più alta percentuale di decisioni positive, pari al 94%, nei Paesi dell’Unione Europea.
Resta, ovviamente, soltanto un proclama la carta giocata nei giorni scorsi da Matteo Salvini per sollecitare un intervento dell’Unione europea, ovvero la minaccia di riportare queste persone in Libia: “Molte delle dichiarazioni che arrivavano dall’esterno non le abbiamo fatte trapelare, altrimenti ci sarebbero stati problemi – prosegue Federica – qualcuno durante la navigazione ha chiesto spiegazioni supplementari e ci ha chiesto se li avremmo riportati in Libia, perché consapevoli del cambio di orientamento registrato in Europa riguardo l’accoglienza. Abbiamo spiegato loro che, una volta a terra, con tutta probabilità sarebbero stati mandati in Francia, Spagna o Germania ma che in Libia non sarebbero tornati. A quel punto si sono tranquillizzati“.