Gli stessi "problemi strutturali" che già 44 anni fa facevano ipotizzare la “definitiva demolizione” del viadotto, ora hanno spinto i consulenti dell'Astral a chiederne la chiusura immediata. Era pronto il sostituto, ma il progetto si è incagliato tra ritrovamenti archeologici e un'inchiesta per tangenti. E ora l'estrema ratio è un ponte galleggiante costruito dall'Esercito
Un ponte di appena 200 metri in assenza del quale si è costretti a fare un “giro” di ben 35 km, sia in auto che a piedi. E’ a dir poco grottesco quanto sta accadendo in queste ore sul litorale romano, tra Ostia e Fiumicino. Considerando che in 44 anni non è cambiato nulla, come dimostra un filmato dell’Istituto Luce risalente al giugno 1974 che documenta come l’allora sindaco di Roma, Clelio Darida, fu costretto a chiedere all’Esercito Italiano la realizzazione di un ponte galleggiante fatto di barche. Oggi, a quasi mezzo secolo di distanza, la situazione è esattamente la stessa. Il “vecchio ponte” della Scafa, come lo definisce lo speaker ante litteram nel filmato, è sempre quello, con gli stessi “problemi strutturali” che già nel 1974 ne facevano ipotizzare la “definitiva demolizione” e che lunedì pomeriggio hanno spinto i consulenti della società regionale Astral a chiederne la chiusura immediata.
E proprio il ponte militare galleggiante, da realizzare a qualche chilometro di distanza, potrebbe essere la soluzione per creare un varco nel “muro di Berlino” rappresentata dalla foce sud del Tevere. Una “estrema ratio”, ovviamente, ma a quanto si apprende non così improbabile, specie nel caso in cui i tecnici dovessero confermare la completa inagibilità dell’infrastruttura per lungo tempo. Sul punto, martedì pomeriggio si è tenuta una nuova riunione tecnica che però non ha sciolto i dubbi: i tecnici stanno ancora completando l’esame dei giunti – il vero nodo del problema – operazione per la quale ci vorranno ancora delle ore.
IL PRIMO ALLARME RISALE AL 2006 – Che il Ponte della Scafa fosse da sostituire lo si sapeva da tempo. Almeno dal 2006, quando l’Università Sapienza di Roma consegnò nelle mani di Astral – che ereditò la gestione della strada nel 2003 dall’Anas – uno studio “piuttosto allarmante” sulle condizioni della struttura. Il dossier dell’epoca serviva anche a corredare lo studio di fattibilità per un nuovo ponte richiesto dall’allora sindaco Walter Veltroni, progetto poi finanziato con 28 milioni di euro da Gianni Alemanno nel 2009. Come tante delle opere messe in essere nell’ultimo decennio, tuttavia, anche il progetto del nuovo ponte si è incagliato fra ritrovamenti archeologici, contenziosi e perfino una maxi-inchiesta per tangenti conclusasi con l’archiviazione della posizione della ditta vincitrice (il via libera e’ arrivato nel febbraio scorso).
Resta il fatto che la nuova infrastruttura sarebbe stata sostitutiva e non aggiuntiva all’unico collegamento fra le due rive del Tevere presente nel raggio di 20 km. Nel frattempo, nel giugno scorso Astral ha avviato – attraverso una società esterna – controlli su tutte le strade che, in base a un protocollo non ancora esecutivo, a breve dovranno tornare in mano ad Anas. Compreso, appunto, il Ponte della Scafa. E le cui risultanze sono arrivate, guarda caso, lunedì pomeriggio, a soli cinque giorni dal crollo di Genova. “Ma i fatti del Ponte Morandi non c’entrano nulla”, continuano a ripetere i tecnici Astral.
IL DISASTRO DEI COLLEGAMENTI – I risultati di 50 anni di immobilismo sul litorale sono presto elencati. Alla “frontiera” fra la Capitale d’Italia e il come che ospita l’hub aeroportuale più importante d’Europa vi sono circa 90mila persone in ostaggio, fra cui i 30mila residenti di Fiumicino-Isola Sacra collegati alla “terraferma” solo dal ponticello “2 giugno”. A Ostia abitano circa 3mila dipendenti dell’Aeroporto Leonardo Da Vinci, mentre da settembre altrettanti 3mila studenti residenti a Fiumicino dovranno raggiungere licei e istituti superiori del Lido. Sul litorale c’è un solo ospedale, il ‘Grassi’ di Ostia: il secondo più vicino a Fiumicino è il San Camillo di Roma.
E il “muro di Berlino” potrebbe durare ancora a lungo. A seconda delle risultanze che arriveranno dai tecnici Astral e dai consulenti della società regionale, si deciderà quale soluzione intraprendere. Il ponte militare è una delle opzioni ma né la Prefettura né il ministero della Difesa sono stati ancora allertati. Qualora gli esami dovessero fornire elementi minimamente rassicuranti, si potrebbe ipotizzare anche la riapertura parziale e contingentata o una chiusura temporanea di un paio di settimane con sostituzione della campata centrale, cui far seguire lavori notturni.