La rottura di un tubo dell’acqua in un bagno, ha causato l’allargamento di un intero piano del Palazzo di giustizia di piazza De Nicola a Bari. Si tratta dello stabile dove hanno sede il tribunale civile, la Corte di appello e – a causa della inagibilità dell’immobile di via Nazariantz – alcune cancellerie penali e il tribunale del Riesame.

L’ufficio notifiche e l’ufficio esecuzioni al piano terra del palazzo, sono stati inondati d’acqua fino all’altezza di scrivanie, computer e stampanti: sono tutti saltati a causa di un corto circuito. Il tubo si è rotto nella notte e solo stamattina, all’apertura del palazzo, i cancellieri hanno scoperto in che situazione erano gli uffici.

L’acqua è stata drenata con appositi macchinari, gli addetti alle pulizie hanno raccolto – raccontano – più di cento secchi, e ci hanno messo ore per ripulire tutto il piano. Anche alcuni fascicoli si sono bagnati e l’ufficio è rimasto chiuso per l’intera mattinata. Sono ancora al lavoro i tecnici informatici per ripristinare pc e stampanti.

È l’ennesimo incidente che colpisce i palazzi di amministrazione della giustizia del capoluogo pugliese. Alla vigilia di ferragosto, infatti, il Ministero della Giustizia aveva revocato l’aggiudicazione della ricerca di mercato per l’individuazione di una sede per gli uffici giudiziari penali in favore dell’immobile ex Inpdap in via Oberdan a Bari. L’indagine era stata avviata il 25 maggio scorso dopo la dichiarazione di inagibilità per rischio crollo del Palagiustizia di via Nazariantz, sede del tribunale penale e della procura, e successiva ordinanza di sgombero da parte del Comune con scadenza 31 agosto.

Nella nota il ministero della Giustizia chiarisce che hanno avuto “esito negativo” gli “ordinari controlli amministrativiriguardanti il possesso dei requisiti e l’assenza di cause di esclusione, come dichiarati in sede di iniziale offerta”. Non è specificato quali siano le motivazioni precise della revoca, invocata nelle scorse settimane da avvocati e personale amministrativo. In sede di Conferenza permanente, infatti, i penalisti e i responsabili per la sicurezza dei lavoratori di procura e tribunale penale di Bari, avevano evidenziato alcune criticitàdell’immobile di via Oberdan, sia dal punto di vista ambientale, per la presenza di un’area vicina sotto sequestro “perché non bonificata dalle particelle di amianto esistenti”, sia logistico per questioni di viabilità, traffico, parcheggio e per la presenza di un passaggio a livello lungo la via principale di accesso.

Lo stabile ex Inpdap aveva addirittura fatto scoppiare una rissa in Parlamento durante la seduta sulla scelta dell’immobile che doveva ospitare il Tribunale di Bari. All’indomani della decisione del ministero della Giustizia, infatti, sui giornali e alla Camera era montata la polemica per il passato dell’immobiliarista barese proprietario del palazzo in questione. Si tratta di Giuseppe Settanni, indicato dal quotidiano Repubblica come conoscente di esponenti criminali, anche per via di una circostanza (raccontata da Settanni in una testimonianza in tribunale) in cui si era ritrovato a prestare soldi a Michele Labellarte, considerato cassiere del clan Parisi, il più potente a Bari. Una vicenda che Settanni ha definito come una “strumentalizzazione“, negando qualsiasi rapporto consapevole con esponenti della criminalità organizzata in un’intervista al fattoquotidiano.it. Adesso l’attività degli uffici di via Arenula prosegue per l’individuazione di un nuovo immobile che ospiti la giustizia penale barese. L’altro edificio su cui si era concentrata l’attenzione del ministero perché ritenuto idoneo dal punto di vista urbanistico all’esito dell’indagine di mercato è l’ex palazzo Telecom nel quartiere Poggiofranco, sul quale potrebbero iniziare subito gli accertamenti per l’eventuale aggiudicazione.
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