Ponte Morandi non è caduto per opera dello Spirito Santo, ci sono responsabilità da accertare. Presto ci saranno – si spera – anche gli imputati, persone fisiche e giuridiche, ma tutto questo attiene ai compiti della magistratura ordinaria che dovrà procedere per le responsabilità penali e civili.
A nostro avviso non è sufficiente. Quarantatré persone sono morte. Tante famiglie sono state distrutte e tante altre ne stanno pagando le conseguenze. Centinaia gli sfollati. Ci sono non solo responsabilità penali e civili, ma anche politiche. Serve accertare chi ha sbagliato politicamente. Per questo è necessario istituire subito una Commissione parlamentare d’inchiesta, i cui lavori potranno essere anche utili alla magistratura.
Le responsabilità dell’ex ministro delle Infrastrutture del governo Renzi, Graziano Delrio, sono, a nostro avviso, evidenti: due dettagliate interrogazioni parlamentari dell’ex senatore Maurizio Rossi, una del 2014 e l’altra del 2016, sono rimaste inascoltate. Eppure già all’epoca si parlava del pericolo di cedimento dei giunti. Solo per questo la Commissione parlamentare d’inchiesta è doverosa.
C’è chi, con comprensibile perplessità, dice che non servirà a nulla. Se vediamo come è finita quella sulle banche, con Pier Ferdinando Casini come presidente, di certo non ha torto. Ma stavolta è diverso. A far luce sulle banche fu una commissione a maggioranza Pd, cioè lo stesso partito responsabile di aver rovinato decine di migliaia di piccoli risparmiatori. Insomma, il giudicante composto – a maggioranza – dagli stessi giudicati.
Questa volta la musica è differente. A fare luce sulle responsabilità politiche relative ai fatti di Genova – e più in generale sulle responsabilità susseguitesi dal 1999 in avanti, cioè dalla privatizzazione di Autostrade in poi – sarebbe una Commissione parlamentare a maggioranza M5S-Lega, quindi diversa da quei partiti – in primis il Pd – che erano al potere al momento in cui vennero commesse azioni ed omissioni collegate al cedimento del ponte e – più in generale – alla svendita avvenuta per mano soprattutto dei governi di centrosinistra.
Una commissione d’inchiesta, nel caso sia bicamerale, è istituita per mezzo di una legge, mentre se monocamerale attraverso una semplice risoluzione della sola camera interessata. Noi crediamo che la soluzione migliore sarebbe quella della commissione bicamerale, ma in caso di ostruzionismo da parte delle opposizioni non è da scartare quella di una commissione alla Camera dei deputati (cioè il ramo del Parlamento più rappresentativo, visto che è eletto anche dagli elettori che hanno compiuto i diciotto anni di età). Come tutte le commissioni parlamentari anche questa si compone in proporzione al numero dei seggi di ciascun gruppo parlamentare. E stavolta come presidente non verrebbe eletto uno come Casini (premiato per il suo operato con una candidatura col Pd nell’uninominale a Bologna), bensì un esponente dell’attuale maggioranza.
Sarebbe perfetto uno tra Elio Lannutti, Riccardo Molinari o Gianluigi Paragone. Ma la scelta del Presidente è l’ultimo dei problemi. Stavolta una Commissione parlamentare d’inchiesta può funzionare per davvero. Siamo certi che non finirà a tarallucci e vino come per le banche.
(con la collaborazione di Giuseppe Palma)