Al contrario di quanto si racconta, solo per luglio si è stimato un calo del 20 per cento, ma la città salentina, simbolo delle vacanze estive italiane, regge: più famiglie, più destagionalizzazione, offerta variegata per riprendersi dalla sbornia del divertimentificio. Quel che sta accadendo è qualcosa di molto diverso: la città sta facendo la muta, sta cambiando pelle. E questo è l’anno del nuovo corso
Le mode passano, Gallipoli resta. La gran caciara sul presunto tracollo di presenze turistiche in quella che da anni è la regina dell’estate italiana si è rivelata una bolla di sapone. Quel che sta accadendo è qualcosa di molto diverso: la città sta facendo la muta, sta cambiando pelle. E questo è l’anno del nuovo corso.
Non s’è visto il giovane che dorme sul marciapiede, sotto un’automobile, sopra un cornicione. Non ci sono stati sgomberi di case pollaio, con posti letto affittati anche sui balconi e nei box auto. Come al solito, non è mancata la rissa fuori da qualche discoteca e il pugno duro della Questura non si è fatto attendere: sospensione immediata delle attività. “Ma quest’anno, almeno, si può camminare a Gallipoli e ne abbiamo da guadagnare tutti”, dice convinto il gestore di un bar del borgo antico. Il punto non è se c’è un calo di turisti, ma quale fetta di vacanzieri manca all’appello e quanto quella incideva, nel bene e nel male, sull’economia e sull’immagine del centro pugliese. Le vicende giudiziarie che hanno portato alla chiusura di alcuni locali notturni non potevano non incidere su questo.
Chi manca a Gallipoli?
“Non c’è quella parte che si vedeva e si sentiva molto, una quantità non trascurabile di gente abituata a giungere qui per l’offerta di divertimento e che spesso arrivava nel tardo pomeriggio, dormiva in spiaggia e andava via la mattina dopo. Al massimo, prendeva in affitto, anche per pochi giorni e in condizioni discutibili, le case vacanze”. Non ha alcun dubbio Giuseppe Coppola, responsabile della sezione turismo di Confindustria Lecce. Per lui che da anni gestisce a Gallipoli un’azienda vinicola con struttura ricettiva annessa, “questo è il momento di alzare l’asticella. Non si può rinunciare al turismo giovanile, che però va inserito in un mercato di regole e di offerta di qualità. Per far questo, è necessario cambiare alcune leggi regionali: quella sull’utilizzo delle spiagge va superata e rivista, per riqualificare anche il settore balneare. Oltre al servizio di lettini e ombrelloni, il 40 per cento della superficie dei lidi va destinato ad attività che non possono essere lasciate alla libera interpretazione ma vanno disegnate in maniera più precisa, introducendo anche i segmenti del fitness, del benessere in riva al mare e non solo delle discoteche sulle spiagge”.
Il concetto è chiaro: è l’offerta che orienta gli arrivi. E quello che è accaduto negli ultimi anni è stata una proiezione verso il basso della prima e dunque anche dei secondi. S’è visto soprattutto a Baia Verde, quartiere residenziale fatto di seconde case di proprietà della media borghesia leccese e barese, che le ha acquistate per trasferirsi lì da giugno a settembre. Quando il “divertimentificio” è iniziato, spesso ha preferito affittarle invece di usarle per sé. Negli ultimi anni, la convivenza è stata esasperante. “Quest’anno – commenta Giuseppe Bruno, a capo del comitato dei residenti – c’è meno affollamento e nella Baia vediamo il ritorno delle famiglie. Sembrano superati i momenti di difficoltà legati alla presenza di una popolazione fin troppo variegata. La maggiore vivibilità è dovuta anche ai maggiori controlli delle forze dell’ordine”. Pattugliamento e telecamere di videosorveglianza hanno consentito arresti a raffica di piccoli spacciatori.
La qualità regge: i dati
“Il calo percepito si aggira intorno al 20 per cento. Ma – insiste il sindaco Stefano Minerva – il dato va letto meglio: di positivo c’è che tutte le strutture di buon livello hanno numeri in crescita. Manca il pienone a cui siamo stati abituati negli ultimi anni, spesso legato, però, al mercato abusivo delle case vacanze. Quelle presenze non vanno perse, ovviamente, ma standardizzate su livelli più alti. Per i primi giorni di settembre è fissato un tavolo in Prefettura a Lecce, per tirare le somme e iniziare a pianificare per il prossimo anno”.
Le stime dell’ufficio Turismo del Comune parlano di un aumento di presenze a maggio e giugno, mesi chiave per la destagionalizzazione. In quel periodo, gli incassi della tassa di soggiorno sono saliti del 10 per cento. L’incremento è dovuto in parte ai maggiori controlli, con ispezioni costanti anche di siti web e pagine Facebook utilizzate per gli annunci. Il resto, poi, lo ha fatto la nuova imprenditoria: la promozione di B&B e case vacanze ristrutturate da poco ha calmierato i prezzi, che, almeno per queste strutture, oscillano tra i 35 e i 70 euro a persona tra giugno e agosto.
Gallipoli sa di non essere solo mare e musica e di poter contare su un patrimonio storico e naturalistico come pochi. La riprova arriva anche dai ticket staccati all’ingresso del castello, aperto al pubblico tre anni fa dopo una vita di chiusura: “Abbiamo registrato +30 per cento a giugno, -8 a luglio, +15 dall’inizio dell’anno. Le proiezioni di agosto ci consegnano un +10 per cento e sono buone anche quelle del mese prossimo. Abbiamo spalmato il servizio in un periodo maggiore per cercare un turismo di qualità”, spiega Raffaella Zizzari, referente per la Orione srl. In attesa dei dati ufficiali, che arriveranno solo in autunno, c’è un indicatore ancora più oggettivo, cioè la produzione di rifiuti: 2.135.000 chili nel luglio scorso, contro i 2.204.000 dello stesso periodo dell’anno precedente. Uno scarto di appena 69mila chili.
“Soffrono i piccoli, ma scossone contenuto”
Difficilmente si riesce a trovare un tavolo libero in prima serata a Gallipoli. Per ammissione di alcuni ristoratori, il fatturato è lo stesso di sempre, con un particolare: si vendono più alcolici di qualità e meno prodotti a basso costo. Il responsabile di una grande catena di supermercati, invece, parla di un decremento del 5 per cento, “ma ci sta, i conti si fanno almeno il 30 settembre”. È un’estate sottotono per gli autisti delle api calessine, mezzo preferito dai giovani per gli spostamenti. “A soffrire, però, sono soprattutto i piccoli proprietari che affittano a ragazzi le loro seconde case. Negli ultimi anni, il tessuto economico si è plasmato per far fronte a quel tipo di turismo, ridistribuendo ricchezza diffusa”. Così Matteo Spada, che gestisce un’agenzia immobiliare, conferma stime in calo del 20 per cento a luglio rispetto allo stesso mese del 2017. “Buoni i periodi di maggio e giugno – aggiunge – e per fortuna non ci sono stati scossoni ad agosto. Ora dobbiamo capire qual è il nostro nuovo target di riferimento, ma tutto può convivere se gestito in maniera adeguata”.
Nessuno vuole lasciarsi scappare gli under in una Gallipoli che resta traino per la Puglia, per la quale l’osservatorio Demoskopica stima un 2018 con un +2,79 per cento di arrivi e +1,6 di presenze, con sempre più stranieri, soprattutto provenienti da Paesi Bassi, Polonia, Francia, Spagna e Stati Uniti. Tutti sanno, però, che è arrivato il tempo di riprendersi dalla sbornia delle ultime estati. E che non si riparte affatto da zero, anzi: a ferragosto, sui portali di prenotazioni online c’era una sola camera disponibile ed era di un albergo a 5stelle. Fino a fine mese, il 95 per cento delle strutture risulta prenotato, pur avendo costi superiori dell’8 per cento a Otranto, del 12 per cento a Porto Cesareo e del 36 per cento a Lecce. Fino a fine settembre, continua ad essere occupato già da ora l’80 per cento dei posti letto.