Con la lettera clamorosa dell’ex nunzio Carlo Maria Viganò la situazione in Vaticano piomba in pieno Medioevo e fa un salto di qualità la guerra civile in corso da anni intorno al pontificato di Francesco. L’atmosfera è medievale perché improvvisamente si è tornati a scontri aperti sulla persona del pontefice di cui non si criticano più certi anni, ma di cui si reclamano pubblicamente le dimissioni. E la richiesta non viene da personaggi esterni della Chiesa, ma da un funzionario di rango dell’istituzione ecclesiastica rispettato per la sua professionalità. Un arcivescovo per di più. Nell’ultimo mezzo millennio non era mai accaduta una cosa simile.

La vicenda è seria. Carlo Maria Viganò è un deciso avversario della linea di papa Francesco. In termini politico-ecclesiastici lo si può definire fautore di quella che è stata chiamata l’”Opzione Benedetto”. Lo schieramento di coloro che si riconoscono nella linea teologica di Ratzinger, giudicano il pontificato di Bergoglio fonte di confusione e disgregazione nella Chiesa e che ritrovandosi qualche anno fa a Roma con il pretesto di un dibattito sulla riforma liturgica osannavano “Benedetto il Grande” e attaccavano formalmente Francesco (pur senza nominarlo) affermando che la “massima autorità” farebbe meglio a “preoccuparsi della sopravvivenza del cattolicesimo” . Così disse l’ex presidente Gotti Tedeschi fra ovazioni.

Ma Viganò è anche una personalità che parla in modo documentato. Non va dimenticato che fu cacciato dal cardinale Bertone dal suo posto di segretario generale del Governatorato vaticano perché non voleva tacere sui fenomeni di corruzione all’interno dello Stato papale.

Ciò che emerge dalla sua lettera è che alla Segretaria di Stato del tempo di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, ben due nunzi da Washington inviarono dossier sui rapporti omosessuali del futuro cardinale McCarrick con seminaristi e preti.  Sono citati nominalmente i nunzi Gabriel Montalvo e Pietro Sambi, autori dei due dossier, e il Segretario di Stato Sodano e monsignor Sostituto Leonardo Sandri (che fu sostituto Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato tra il 2000 e il 2007) e il successivo segretario di Stato Bertone. Ciò nonostante, papa Wojtyla nel novembre 2000 premiò Mc Carrick con la nomina ad arcivescovo della capitale degli Stati Uniti. Washington, l’anno seguente lo fece cardinale.

Si trattava – non è un dettaglio irrilevante – di rapporti con adulti, non con minori. Ma in ogni caso in flagrante contraddizione con il magistero di Giovanni Paolo II, durissimo contro i rapporti omosessuali considerati peccato gravissimo. Se Giovanni Paolo II non è stato informato, abbiano qui la stessa “cupola” che (insieme al segretario particolare di Wojtyla, monsignor Stanisław Dziwisz) si adoperò perché a Giovanni Paolo II non pervenissero le denunce contro il fondatore dei Legionari di Cristo, Marcial Maciel. Questo è il capitolo primo della vicenda.

Il capitolo secondo riguarda le misure restrittive imposte tardivamente da Benedetto XVI al cardinale McCarrick: divieto di risiedere in seminario, di celebrare messa, di viaggiare come personalità pubblica. McCarrick non si curò minimamente dei divieti e il suo successore alla diocesi di Washington cardinale Donald WIlliam Wuerl non si preoccupò a sua volta di farli rispettare. E qui è chiamato in causa direttamente l’allora Segretario di Stato Tarcisio Bertone, informato con due scritti da Viganò sullo stato delle cose.

Il terzo capitolo riguarda il giugno 2013, pochi mesi dopo l’elezione di Bergoglio, quando il nunzio Carlo Maria Viganò afferma di avere avvertito Francesco che presso la Congregazione dei Vescovi c’era un dossier ricco di documentazione contro McCarrick. Niente è successo. Quando questo anno, invece, è emerso che McCarrick ha abusato di un minore, papa Bergoglio lo ha costretto a dimettersi dal collegio cardinalizio e ha ordinato un processo canonico contro di lui.
Si può solo immaginare che il neo-eletto papa Francesco abbia esitato nel rendere palese che la struttura di comando dei suoi due predecessori – Benedetto XVI e Giovanni Paolo II – aveva sistematicamente protetto un personaggio che aveva commesso “abuso di potere e di coscienza”. (Perché di questo si tratta, non del rapporto erotico fra adulti consenzienti in condizioni normali). Ma tocca a Francesco rispondere. “Quando sarà passato un po’ di tempo – e i giornalisti avranno analizzato il testo di Viganò – forse io parlerò”, ha detto alla stampa papa Bergoglio, tornando dall’Irlanda.

Ma intanto al Vaticano spetta l’incombenza di rispondere sui documenti. Ci sono o no i dossier dei nunzi Montalvo e Sambi sui rapporti “inappropriati” di McCarrick con seminaristi e preti? Esistono o no i due appunti inviati da Viganò al cardinale Bertone?

La storia recente ha mostrato che la mancanza di trasparenza più totale nelle vicende di potere e di corruzione delle coscienze ha sempre portato danni ai pontificati.

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