Crescono Usa, Giappone, Germania e Regno Unito. Stabile la Francia. Solo Roma fa peggio registrando tra aprile e giugno 2018 un rallentamento. Il prodotto interno lordo dell'Eurozona inalterato allo 0,4%. E intanto la febbre dei titoli di Stato non smette di salire
L’area Ocse cresce dello 0,6% nel secondo trimestre 2018. Solo l’Italia resta al palo, registrando tra aprile e giugno di quest’anno – unico Paese del G7 – un rallentamento della crescita del Pil: dal +0,3% dei primi tre mesi a +0,2%.
I dati pubblicati dall’Organizzazione per la Cooperazione Economica Europea sugli ultimi numeri del Pil dell’area che coinvolge 35 Paesi, vedono un leggero miglioramento globale nel secondo trimestre 2018: + 0,6% rispetto al +0,5% registrato nei tre mesi precedenti. L’accelerazione si è sentita soprattutto negli Usa, con un balzo dallo 0,5% all’1%, e in Giappone con un +0,5% da -0,2%. Bene anche la Germania – dove si è passati a uno +0,5% da 0,4% – e nel Regno Unito – qui +0,4% da +0,2% . Il Pil è stato stabile in Francia (+0,2%), mentre in Italia ha rallentato da +0,3% a +0,2%. Unica tra i sette big dell’economia.
La crescita del Pil – evidenzia ancora l’istituto di Château de la Muette, a Parigi – è rimasta stabile allo 0,4% sia nell’Unione europea che nell’eurozona. Su base annua, l’economia nell’area dell’organizzazione, ha rallentato marginalmente, passando dalla crescita del 2,6% del primo trimestre al +2,5% del secondo trimestre, rispetto allo stesso periodo del 2017. Tra i Paesi del G7, gli Stati Uniti hanno segnato un picco di +2,8%, mentre per il Giappone la crescita è stata la più bassa su base annua, pari a +1,0%.
Ma non è soltanto la scarsa crescita a contraddistinguere l’Italia. Continua infatti imperterrita la galoppata dei titoli di Stato, con gli interessi pagati dal Btp decennale che lunedì sono arrivati a quota 3,15%, per una una crescita annua di 105 punti base, 41 dei quali soltanto nell’ultimo mese. Un caso unico in Europa, che non ha uguali neanche ad Atene (+35 punti) e che conferma una chiara sfiducia degli investitori sul merito di credito di Roma, in attesa del pronunciamento delle agenzia di rating.