L’ennesimo rogo tossico di questa estate 2018 (certamente doloso) all’interno di un impianto di stoccaggio di rifiuti, nei giorni scorsi a Casalduni (Benevento), conferma purtroppo i tragici errori di impostazione nella lotta ai roghi tossici in tutte le “Terre dei Fuochi” di Italia: il mancato controllo e corretto smaltimento innanzitutto dei rifiuti speciali e non solo di quelli urbani. Esiste un pericoloso “vulnus” nella pur importantissima legge sul reato penale di incendio dei rifiuti allorquando, con malizia, si è fatto riferimento al solo incendio di rifiuti “abbandonati” .
L’articolo 1 della legge 6/2014 (per Terra dei Fuochi) prescrive che “chiunque appicca il fuoco a rifiuti abbandonati ovvero depositati in maniera incontrollata è punito con la reclusione da due a cinque anni. Nel caso in cui sia appiccato il fuoco a rifiuti pericolosi, si applica la pena della reclusione da tre a sei anni”. Non era difficile pensare che i criminali che operano nella sovrapposizione dei rifiuti speciali e urbani per coprire l’evasione fiscale delle aziende “a nero” si accorgessero che, di conseguenza, se si appicca il fuoco a rifiuti non abbandonati e non depositati in maniera incontrollata, non si ricadeva nel reato previsto dalla legge.
Dalla promulgazione della legge, questo “vulnus” ha determinato il progressivo spostamento dei roghi tossici di tutte le “Terre dei Fuochi” dai bordi delle strade e dalle discariche abusive, oggi sanzionabili, all’interno degli impianti legali di stoccaggio dei rifiuti innanzitutto per coprire l’ordinaria commistione di materiali di differente provenienza con codici Cer alterati da “giro bolla” insieme ai rifiuti speciali prodotti in regime di evasione fiscale.
“Mai più Terra dei Fuochi!”, ha tuonato il governatore, Vincenzo De Luca, in difesa delle pummarole campane giusto mentre l’ennesimo immane rogo di rifiuti speciali all’interno di un impianto avvelenava per l’ennesimo giorno la mia Terra di Caivano. Cos’è “Terra dei fuochi” in Campania e quindi in tutta Italia? E’ “Terra dei rifiuti speciali senza impianti, senza controllo e con licenza di uccidere” gli uomini e non le pummarole, da circa trenta anni.
Gestire in Italia 200 milioni di tonnellate di rifiuti l’anno preoccupandosi di dare in pasto all’attenzione – e ai sensi di colpa – del cittadino italiano medio soltanto i 29 milioni di tonnellate l’anno di rifiuti urbani è la principale occupazione di aziende, criminali o meno, governi nazionali e locali, e persino società di ambientalisti impegnati allo spasimo nella (giustissima) lotta agli inceneritori, ma che nulla dicono sulla totale assenza di corretto smaltimento dei rifiuti industriali, ospedalieri e radioattivi, dei rifiuti tossici come l’amianto e dei rifiuti speciali pericolosi come i fanghi di depurazione. La Campania continua imperterrita a restare a zero in quanto a impianti finali a norma per rifiuti industriali favorendo quindi il rogo degli impianti di stoccaggio dei rifiuti urbani “legali” ormai saturi anche di rifiuti speciali “commisti”.
Cosa altro si deve nascondere se si tenta di incendiare per ben due volte l’impianto di Casalduni per distruggere qualunque prova in caso di controlli? In Regione si deve patteggiare ogni giorno il “turismo dei rifiuti tossici” creando i presupposti per assicurare laute mazzette a funzionari regionali infedeli (e di partito) incaricati delle trattative come ha dimostrato Fanpage. Per la Campania evidentemente va bene così, giova a tutti i partiti al potere e al buon nome delle pummarole campane! Questo è “‘O Sistema!”.
Nei primi giorni di agosto a Mariglianella (NA) si moriva dalla puzza di cancerogeni certi. Un incendio doloso il 18 luglio 1995 (Agrimonda) ha causato il rogo di circa seimila tonnellate di pesticidi e fitofarmaci cancerogeni. Dopo oltre 23 anni di percolamento tossico nel terreno di potentissimi cancerogeni in pieno centro cittadino, stante la impossibilità di bonifica per l’assenza totale di qualunque tipo di impianto di discarica finale a norma intraregionale, a costi più che triplicati il trasferimento negli impianti finali di Brescia è stato bloccato perché, ovviamente, in questo caso non era possibile cambiare la natura CER dei rifiuti tossici nei siti di stoccaggio e quindi sono stati respinti dagli impianti finali di Brescia, novella Terra dei Fuochi degli anni 2000.
Nel bresciano oggi, rispetto ai nostri 25 milioni di tonnellate di rifiuti tossici stimati e presenti nelle viscere delle nostre terre dagli anni 90, sono già “legalmente” tombati oltre 75 milioni di tonnellate di rifiuti speciali e tossici mai controllati efficacemente grazie al “giro bolla” cartaceo e alla assenza di tracciabilità satellitare.
“Terra dei fuochi” è un termine che va “tombato” perché ha fatto tanto male alle pummarole campane. Finché non avremo il coraggio di affrontare e con urgenza il problema dal lato giusto e cioè quello del corretto controllo e smaltimento dei rifiuti speciali industriali e tossici e non urbani, della tracciabilità dei rifiuti (industriali ed urbani) e della totale assenza di impianti di smaltimento a norma dei rifiuti industriali in Campania, “Terra dei fuochi” si sposterà soltanto e non si spegnerà mai.
Antonio Marfella
Presidente medici per l'ambiente, Napoli
Ambiente & Veleni - 27 Agosto 2018
Terra dei Fuochi, aumentano i roghi nei siti di stoccaggio rifiuti. E c’è un motivo
L’ennesimo rogo tossico di questa estate 2018 (certamente doloso) all’interno di un impianto di stoccaggio di rifiuti, nei giorni scorsi a Casalduni (Benevento), conferma purtroppo i tragici errori di impostazione nella lotta ai roghi tossici in tutte le “Terre dei Fuochi” di Italia: il mancato controllo e corretto smaltimento innanzitutto dei rifiuti speciali e non solo di quelli urbani. Esiste un pericoloso “vulnus” nella pur importantissima legge sul reato penale di incendio dei rifiuti allorquando, con malizia, si è fatto riferimento al solo incendio di rifiuti “abbandonati” .
L’articolo 1 della legge 6/2014 (per Terra dei Fuochi) prescrive che “chiunque appicca il fuoco a rifiuti abbandonati ovvero depositati in maniera incontrollata è punito con la reclusione da due a cinque anni. Nel caso in cui sia appiccato il fuoco a rifiuti pericolosi, si applica la pena della reclusione da tre a sei anni”. Non era difficile pensare che i criminali che operano nella sovrapposizione dei rifiuti speciali e urbani per coprire l’evasione fiscale delle aziende “a nero” si accorgessero che, di conseguenza, se si appicca il fuoco a rifiuti non abbandonati e non depositati in maniera incontrollata, non si ricadeva nel reato previsto dalla legge.
Dalla promulgazione della legge, questo “vulnus” ha determinato il progressivo spostamento dei roghi tossici di tutte le “Terre dei Fuochi” dai bordi delle strade e dalle discariche abusive, oggi sanzionabili, all’interno degli impianti legali di stoccaggio dei rifiuti innanzitutto per coprire l’ordinaria commistione di materiali di differente provenienza con codici Cer alterati da “giro bolla” insieme ai rifiuti speciali prodotti in regime di evasione fiscale.
“Mai più Terra dei Fuochi!”, ha tuonato il governatore, Vincenzo De Luca, in difesa delle pummarole campane giusto mentre l’ennesimo immane rogo di rifiuti speciali all’interno di un impianto avvelenava per l’ennesimo giorno la mia Terra di Caivano. Cos’è “Terra dei fuochi” in Campania e quindi in tutta Italia? E’ “Terra dei rifiuti speciali senza impianti, senza controllo e con licenza di uccidere” gli uomini e non le pummarole, da circa trenta anni.
Gestire in Italia 200 milioni di tonnellate di rifiuti l’anno preoccupandosi di dare in pasto all’attenzione – e ai sensi di colpa – del cittadino italiano medio soltanto i 29 milioni di tonnellate l’anno di rifiuti urbani è la principale occupazione di aziende, criminali o meno, governi nazionali e locali, e persino società di ambientalisti impegnati allo spasimo nella (giustissima) lotta agli inceneritori, ma che nulla dicono sulla totale assenza di corretto smaltimento dei rifiuti industriali, ospedalieri e radioattivi, dei rifiuti tossici come l’amianto e dei rifiuti speciali pericolosi come i fanghi di depurazione. La Campania continua imperterrita a restare a zero in quanto a impianti finali a norma per rifiuti industriali favorendo quindi il rogo degli impianti di stoccaggio dei rifiuti urbani “legali” ormai saturi anche di rifiuti speciali “commisti”.
Cosa altro si deve nascondere se si tenta di incendiare per ben due volte l’impianto di Casalduni per distruggere qualunque prova in caso di controlli? In Regione si deve patteggiare ogni giorno il “turismo dei rifiuti tossici” creando i presupposti per assicurare laute mazzette a funzionari regionali infedeli (e di partito) incaricati delle trattative come ha dimostrato Fanpage. Per la Campania evidentemente va bene così, giova a tutti i partiti al potere e al buon nome delle pummarole campane! Questo è “‘O Sistema!”.
Nei primi giorni di agosto a Mariglianella (NA) si moriva dalla puzza di cancerogeni certi. Un incendio doloso il 18 luglio 1995 (Agrimonda) ha causato il rogo di circa seimila tonnellate di pesticidi e fitofarmaci cancerogeni. Dopo oltre 23 anni di percolamento tossico nel terreno di potentissimi cancerogeni in pieno centro cittadino, stante la impossibilità di bonifica per l’assenza totale di qualunque tipo di impianto di discarica finale a norma intraregionale, a costi più che triplicati il trasferimento negli impianti finali di Brescia è stato bloccato perché, ovviamente, in questo caso non era possibile cambiare la natura CER dei rifiuti tossici nei siti di stoccaggio e quindi sono stati respinti dagli impianti finali di Brescia, novella Terra dei Fuochi degli anni 2000.
Nel bresciano oggi, rispetto ai nostri 25 milioni di tonnellate di rifiuti tossici stimati e presenti nelle viscere delle nostre terre dagli anni 90, sono già “legalmente” tombati oltre 75 milioni di tonnellate di rifiuti speciali e tossici mai controllati efficacemente grazie al “giro bolla” cartaceo e alla assenza di tracciabilità satellitare.
“Terra dei fuochi” è un termine che va “tombato” perché ha fatto tanto male alle pummarole campane. Finché non avremo il coraggio di affrontare e con urgenza il problema dal lato giusto e cioè quello del corretto controllo e smaltimento dei rifiuti speciali industriali e tossici e non urbani, della tracciabilità dei rifiuti (industriali ed urbani) e della totale assenza di impianti di smaltimento a norma dei rifiuti industriali in Campania, “Terra dei fuochi” si sposterà soltanto e non si spegnerà mai.
Articolo Precedente
Ponte Morandi, cosa può insegnare all’ingegneria il crollo di Genova
Articolo Successivo
Tre uomini in barca in Caledonia, il diario di bordo di un difficile attraversamento
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Politica
“Migranti bloccati sulla Diciotti, il governo risarcisca”. Salvini: “Cassazione vergognosa, invasione di campo”. Anche Meloni attacca. La Corte: “Insulti inaccettabili”
Mondo
Mosca: “Riarmo Ue è contro di noi, pronti a contromisure”. Mattarella: “Truppe? Presto per dire”. Anche l’Italia al vertice dei generali
Zonaeuro
L’assalto all’Ue dei lobbisti delle armi: 18 incontri con i commissari in tre mesi di von der Leyen II
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Offrendo soluzioni innovative nel campo della ricarica per veicoli elettrici e dei sistemi di accumulo di energia, Vestel Mobility presenterà le sue ultime tecnologie alla Fiera Key, che si svolgerà fino al 7 marzo a Rimini, in Italia, presso il Rimini Expo Centre. Alla fiera, a cui partecipa per la prima volta, l'azienda punta a rafforzare la propria posizione nel settore della mobilità europea esponendo per la prima volta alla fiera il nuovo catalogo dei suoi prodotti Dc. I veicoli elettrici e i sistemi energetici sostenibili, sottolinea Ender Yüksel, Direttore Generale di Vestel Mobility, "non sono solo tra i pilastri fondamentali di oggi, ma anche del futuro. Come Vestel Mobility, il nostro obiettivo è essere pionieri di questa trasformazione con le nostre tecnologie innovative. La Fiera Key è un punto di incontro strategico per l'ecosistema dell'energia e della mobilità in Europa, e parteciparvi per la prima volta rappresenta per noi un passo strategico".
In particolare, aggiunge, "il mercato italiano offre un grande potenziale grazie ai crescenti investimenti nelle soluzioni di mobilità sostenibile. Con le nostre ultime soluzioni di ricarica Dc e il nostro portafoglio prodotti ampliato che presenteremo in fiera, miriamo a rafforzare la nostra presenza in questo mercato e a introdurre le nostre innovazioni che plasmeranno il futuro del settore".
Vestel Mobility presenterà ai visitatori di Key 2025 - The Energy Transition Expo, uno degli eventi energetici più prestigiosi d'Europa, le più recenti soluzioni di ricarica Dc in corrente continua e i sistemi di accumulo di energia. Soluzioni innovative, in particolare nel campo delle tecnologie di ricarica per veicoli elettrici, saranno al centro dell'attenzione della fiera. L'ampio portafoglio prodotti di Vestel Mobility, composto da stazioni di ricarica Ac e Dc, offre soluzioni altamente efficienti e sostenibili, adatte alle diverse esigenze degli utenti. I prodotti che saranno esposti in fiera comprendono stazioni di ricarica in corrente alternata come Ac Qatro, Ac Vario, Ac Libra e Ac Rhea, nonché soluzioni di ricarica Dc in corrente continua ultraveloce da 400 kW che offrono prestazioni elevate. Queste innovative stazioni di ricarica Dc in corrente continua offrono agli utenti di veicoli elettrici un'esperienza di ricarica rapida, affidabile ed efficiente, fornendo al contempo un'infrastruttura sostenibile nelle aree commerciali e pubbliche.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Offrendo soluzioni innovative nel campo della ricarica per veicoli elettrici e dei sistemi di accumulo di energia, Vestel Mobility presenterà le sue ultime tecnologie alla Fiera Key, che si svolgerà fino al 7 marzo a Rimini, in Italia, presso il Rimini Expo Centre. Alla fiera, a cui partecipa per la prima volta, l'azienda punta a rafforzare la propria posizione nel settore della mobilità europea esponendo per la prima volta alla fiera il nuovo catalogo dei suoi prodotti Dc. I veicoli elettrici e i sistemi energetici sostenibili, sottolinea Ender Yüksel, Direttore Generale di Vestel Mobility, "non sono solo tra i pilastri fondamentali di oggi, ma anche del futuro. Come Vestel Mobility, il nostro obiettivo è essere pionieri di questa trasformazione con le nostre tecnologie innovative. La Fiera Key è un punto di incontro strategico per l'ecosistema dell'energia e della mobilità in Europa, e parteciparvi per la prima volta rappresenta per noi un passo strategico".
In particolare, aggiunge, "il mercato italiano offre un grande potenziale grazie ai crescenti investimenti nelle soluzioni di mobilità sostenibile. Con le nostre ultime soluzioni di ricarica Dc e il nostro portafoglio prodotti ampliato che presenteremo in fiera, miriamo a rafforzare la nostra presenza in questo mercato e a introdurre le nostre innovazioni che plasmeranno il futuro del settore".
Vestel Mobility presenterà ai visitatori di Key 2025 - The Energy Transition Expo, uno degli eventi energetici più prestigiosi d'Europa, le più recenti soluzioni di ricarica Dc in corrente continua e i sistemi di accumulo di energia. Soluzioni innovative, in particolare nel campo delle tecnologie di ricarica per veicoli elettrici, saranno al centro dell'attenzione della fiera. L'ampio portafoglio prodotti di Vestel Mobility, composto da stazioni di ricarica Ac e Dc, offre soluzioni altamente efficienti e sostenibili, adatte alle diverse esigenze degli utenti. I prodotti che saranno esposti in fiera comprendono stazioni di ricarica in corrente alternata come Ac Qatro, Ac Vario, Ac Libra e Ac Rhea, nonché soluzioni di ricarica Dc in corrente continua ultraveloce da 400 kW che offrono prestazioni elevate. Queste innovative stazioni di ricarica Dc in corrente continua offrono agli utenti di veicoli elettrici un'esperienza di ricarica rapida, affidabile ed efficiente, fornendo al contempo un'infrastruttura sostenibile nelle aree commerciali e pubbliche.
Roma, 7 mar. (Adnkronos) - "Pasquale Laurito ha seguito con passione e competenza la politica italiana per decenni, diventando un importante punto di riferimento per il giornalismo parlamentare. Con il suo lavoro e la sua dedizione ha raccontato la vita delle istituzioni con grandissima profondità. Le mie condoglianze e quelle del Senato della Repubblica ai suoi cari e a chi ha condiviso con lui questo lungo percorso". Lo scrive sui social il presidente del Senato, Ignazio La Russa.
Milano, 7 mar. (Adnkronos) - "La campagna 'Mettici la testa' è mirata principalmente ai cestini, che noi chiamiamo cestoni stradali. A Milano ce ne sono circa 13mila per le strade e 10mila nei parchi. La densità di questi cestini è di 1,7 per abitante, la più alta d’Europa, solo Amsterdam si avvicina. Come dimensionamento e posizionamento ci siamo, abbiamo aumentato la frequenza di svuotamento rispetto al contratto precedente fino ad arrivare a una media di 2,2 svuotamenti al giorno". Così Marcello Milani, amministratore delegato di Amsa, durante la presentazione della campagna 'Mettici la Testa', che ha preso il via a Milano con l’inaugurazione di un’installazione interattiva per portare cittadini, city users e turisti 'dentro' al fenomeno dell’utilizzo improprio dei cestini stradali.
In piazza XXV aprile un enorme contenitore alto circa 7 metri diventa uno spazio di riflessione in cui le persone possono letteralmente 'mettere la testa' e osservare il problema dei conferimenti errati: "L'obiettivo della campagna -prosegue Milani- è ricordare ai milanesi che i cestini vanno utilizzati per i rifiuti prodotti in mobilità durante il passeggio e non per quelli prodotti in abitazione o esercizi commerciali".
"L'utilizzo sbagliato -avverte- comporta il veloce riempimento dei cestini e una mancanza di decoro quando traboccano. Speriamo che chi ha sbagliato rifletta sull’errore e ci dia una mano. Il lavoro che facciamo viene bene se i milanesi ci danno una mano come già stanno facendo con la raccolta differenziata. Se continuano a darci una mano noi facciamo un buon lavoro e la città risulta più pulita con l’aiuto di tutti".
Milano, 7 mar. (Adnkronos) - "La campagna 'Mettici la testa' è mirata principalmente ai cestini, che noi chiamiamo cestoni stradali. A Milano ce ne sono circa 13mila per le strade e 10mila nei parchi. La densità di questi cestini è di 1,7 per abitante, la più alta d’Europa, solo Amsterdam si avvicina. Come dimensionamento e posizionamento ci siamo, abbiamo aumentato la frequenza di svuotamento rispetto al contratto precedente fino ad arrivare a una media di 2,2 svuotamenti al giorno". Così Marcello Milani, amministratore delegato di Amsa, durante la presentazione della campagna 'Mettici la Testa', che ha preso il via a Milano con l’inaugurazione di un’installazione interattiva per portare cittadini, city users e turisti 'dentro' al fenomeno dell’utilizzo improprio dei cestini stradali.
In piazza XXV aprile un enorme contenitore alto circa 7 metri diventa uno spazio di riflessione in cui le persone possono letteralmente 'mettere la testa' e osservare il problema dei conferimenti errati: "L'obiettivo della campagna -prosegue Milani- è ricordare ai milanesi che i cestini vanno utilizzati per i rifiuti prodotti in mobilità durante il passeggio e non per quelli prodotti in abitazione o esercizi commerciali".
"L'utilizzo sbagliato -avverte- comporta il veloce riempimento dei cestini e una mancanza di decoro quando traboccano. Speriamo che chi ha sbagliato rifletta sull’errore e ci dia una mano. Il lavoro che facciamo viene bene se i milanesi ci danno una mano come già stanno facendo con la raccolta differenziata. Se continuano a darci una mano noi facciamo un buon lavoro e la città risulta più pulita con l’aiuto di tutti".
Roma, 7 mar. (Adnkronos) - "La chimica ha fatto la differenza nel nostro sistema Paese e soprattutto nella rivoluzione economica del nostro paese. La chimica ha fatto il boom economico, la chimica ci ha dato un premio Nobel, la chimica fa la differenza, la chimica è il futuro, la chimica è la qualità del nostro futuro, la chimica ha inquinato, la chimica renderà tutto più sostenibile. Grazie dunque ad Antonio Tajani per saper fare sistema, anzi, 'ecosistema', che significa mettere insieme tutte le forze per proporre un prodotto - abbiamo prodotti di assoluta innovatività - dalla ricerca, all'evoluzione applicata all'industria, alla distribuzione". Lo ha detto il ministro dell'Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, intervenendo all'evento, a Villa Madama, 'Innovazione chimica come moltiplicatore di internalizzazione e competitività'.
Accanto a 'ecosistema', la Bernini cita l'importanza di un altro termine, quello di 'multidisciplinarietà': "Direi che la chimica - afferma - è uno dei luoghi della formazione multidisciplinare, dove maggiormente si manifesta l'esigenza di contaminazione culturale. Le università si sono sicuramente strutturate per dare alla chimica uno sfondo multidisciplinare. Ci sono 125 corsi di laurea nelle università italiane dedicate alla chimica, e non sono solo chimica e o scienze chimiche, ma chimica del materiale, chimica della manufacturing, perché la chimica è materiale, voi tutti lo sapete. Il materiale che ci interessa di più in assoluto in questo momento è un materiale in cui noi siamo fortissimi e inimitabili: è la materia grigia, che caratterizza la forza dei nostri ricercatori. C'è la chimica applicata all'industria e all'ambiente, la chimica dell'ambiente, la chimica della sostenibilità, la chimica dell'industria, dell'estetica e della cosmetica, la chimica forense, la chimica nei laboratori, la chimica dello sport, la chimica applicata all'intelligenza artificiale. Tutto questo per dire che la forza del nostro sistema formativo anche quello di avere profonde, strutturatissime radici nel nostro passato, che sono il presupposto del nostro futuro, hanno nella chimica la massima espressione".
Riguardo il mondo dell'università, la ministra sottolinea come adesso, a dispetto del passato, "l'interdisciplinarietà sia essenziale, anzi la' transdisciplinarietà, che deve essere verticale e orizzontale. Bisogna saper lavorare insieme: università, enti di ricerca, imprese, territori, terzo settore, associazionismo, professionisti. Questo è il senso delle infrastrutture di ricerca. Noi abbiamo investito 11 miliardi per creare infrastrutture di ricerca che facciano ancora 'ecosistema'. Cioè che lavorino tutti insieme. Un tempo si diceva che l'università era l'uomo della speculazione, l'impresa l'uomo dell'attuazione. Non è più così. Deve esistere un lavoro e un collegamento immediato tra chi si fa le domande, chi dà le risposte e chi rende queste risposte concrete. E naturalmente oggetto di una distribuzione il più possibile internazionalizzante. Io credo che la parola 'internazionalizzazione' sia molto importante oggi. Proprio perché nessuno può prescindere da una dimensione internazionale. Che non significa destrutturare la natura delle nostre piccole e medie imprese".
"Bisogna dare alle nostre piccole e medie imprese una cifra scientifica di ricerca - conclude la Bernini - perché è importantissimo il collegamento con gli enti di ricerca e soprattutto una struttura Paese che li sappia sopportare. Questo è, secondo me, il luogo giusto per esprimere le proprie potenzialità e soprattutto per consentire quell'interoperabilità, non solamente del capitale tecnologico, ma anche soprattutto del capitale umano, cioè far andare e tornare ricercatori, perché i cervelli non si fermano con le barriere, si fanno tornare con le infrastrutture di ricerca".
Milano, 7 mar. (Adnkronos) - "Quanto sta accadendo oggi ha dell'incredibile! L'unico assessore che ha avuto il coraggio di criticare l'operato della sinistra al governo della città viene fatto fuori dai responsabili della disfatta urbanistica meneghina, il sindaco Sala con la sua amministrazione comunale, che si guardano bene dal presentare le dovute dimissioni". Lo afferma Samuele Piscina, Consigliere comunale di Milano e segretario provinciale della Lega, in merito alle dimissioni di Guido Bardelli, assessore milanese alla Casa. Dimissioni che arrivano dopo il terremoto giudiziario sull'urbanistica.
"Le responsabilità della sinistra comunale, che per più di un decennio ha dettato le regole sull'urbanistica, sono evidenti ormai a tutti e ricadono sulle famiglie che hanno acquistato casa, sui lavoratori e su tutti i milanesi a causa del prezzo delle case in città che schizzerà sempre più alle stelle. Fare di Bardelli, in Giunta da pochi mesi, un capro espiatorio solo perché ha osato criticare l'imperatore Beppe, non risolverà la situazione" aggiunge in una nota.
"A gran voce la Lega continua a chiedere all'amministrazione comunale di fare in passo indietro nell'interesse dei milanesi. Il sistema Milano, inteso come apparato amministrativo di gestione evidentemente incompetente della questione urbanistica, è evidente che non abbia retto e presenti troppi buchi grigi, per nulla trasparenti. Serve cambiamento e a prescindere un commissariamento dell'amministrazione sulla materia urbanistica", conclude Piscina.