A Sellia Marina, in provincia di Catanzaro, il ricordo di Vittorio De Seta è quasi un tabù. Come se la discrepanza tra il paese reale dei calabresi e l’altare della cultura dei suoi stessi figli fosse un solco troppo difficile da superare. E non è nemmeno una questione relativa al nemo propheta in patria. Ha a che fare molto più squisitamente con l’apatia e l’indifferenza, con il lasciar perdere. Ed è così che a otto anni dalla sua morte (avvenuta il 28 novembre 2011) Vittorio de Seta continua ad essere quel fantasma che è sempre stato nel feudo di uliveti dove decise di rifugiarsi dopo la scomparsa della moglie. Né una via, né una piazza, né una giornata in sua memoria. Né una fondazione. Eppure l’Italia e gli addetti ai lavori, finanche il Taxi driver Scorsese, non si sono mai dimenticati del maestro: il padre del documentario neorealista. Una colonna portante del cinema italiano, alla pari di un Fellini o di un Visconti.

Ciò che rimane nella ridente cittadina catanzarese è un archivio di valore inestimabile: pellicole (tra cui “In Calabria”, grandioso affresco, fedele e disilluso della regione verso la modernità) studi, inediti, bozze e appunti, sepolti ancora nelle sue stanze. E un debito di “almeno 100 mila euro”. Sì, a tanto ammonta – secondo l’appello lanciato dalla nipote, Vera Dragone, artista ed erede spirituale delle sue produzioni – il debito che ancora non sarebbe stato evaso. “Ha devoluto l’intero patrimonio per finanziare i suoi lavori.” E poi precisa: “Si fa presto a dire che il cinema d’autore è il fiore all’occhiello dell’Italia. Oppure che De Seta è il padre del documentario neorealista. La verità dei fatti è che nessuno avrebbe puntato una lira su De Seta, al tempo in cui fece i documentari”.

Il cinema è una sfida a cui non si è masi sottratto l’autore di Banditi a Orgosolo e Lettere dal Sahara. “Détour De Seta” di Salvo Cuccia viaggia in questa direzione: una testimonianza preziosa delle sue ragioni. Coniugate sulla grammatica dell’arte che non accetta compromessi.

La testimonianza di Vera è una garanzia, più che un debito. Quella di dare valore e dignità ad un patrimonio che appartiene a tutti. Non solo ai festival che lo premiano.

Al sindaco di Sellia Marina, Francesco Mauro, abbiamo strappato una promessa. Anche l’Amministrazione “ha a cuore la personalità di Vittorio de Seta”.  Non solo “la dedica della sala delle culture. Anche un sostegno per la Fondazione”. Quando?

Ha collaborato Emilio Grimaldi

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