La situazione è degenerata da aprile a causa di scontri fra etnie. La maggior parte dei pazienti che accede alle strutture di Medici senza frontiere soffre di diarrea, parassiti intestinali, infezioni del tratto respiratorio e della pelle. Tutte conseguenze di povertà, sovraffollamento e assenza di acqua pulita
Violenze fra etnie, incendi dolosi di piantagioni di caffè e costruzione di barricate. Sfollati fuggiti senza niente e che vivono in palazzi abbandonati, come scuole o chiese, e anche all’aperto sopra foglie di banano o teli di plastica“. La situazione in Etiopia, denuncia medici senza frontiere, è drammatica: sono un milione le persone costrette alla fuga. Una situazione di emergenza – iniziata ad aprile con l’esplosione di nuove violenze nel Sud del Paese, a 400 chilometri da Addis Abeba – per la quale l’organizzazione medico-umanitaria richiede un urgente intervento di assistenza. La maggior parte dei pazienti che accede alle strutture di Msf soffre di diarrea, parassiti intestinali, infezioni del tratto respiratorio e della pelle; tutte conseguenze di povertà, sovraffollamento e assenza di acqua pulita. L’esodo, avvenuto a seguito di una nuova spirale di violenza nel sud dell’Etiopia, è avvenuto a seguito di scontri interni tra forze inter-comunitarie e ha coinvolto più di 900mila persone, questi sono fuggiti lungo il confine tra Gedeo e West Guji, due aree rispettivamente nelle regioni del Snnp (Southern Nations and Nationalities Peoplès) e dell’Oromiya, nel sud del Paese.
“Dobbiamo intervenire tempestivamente, altrimenti la situazione potrà soltanto peggiorare – ha detto Alessandra Saibene, coordinatrice della risposta a questa emergenza per Msf – Le squadre dell’organizzazione hanno già effettuato più di 19mila visite mediche, di cui 6.700 a bambini al di sotto dei cinque anni. È stata avviata in collaborazione col governo anche una campagna di vaccinazione contro il morbillo infantile”. Anche prima di questa crisi questa regione era una delle più densamente popolate del Paese. Il rapido afflusso di sfollati rende ancora più carenti le risorse disponibili e i servizi pubblici. Msf in coordinamento con altri attori umanitari sta costruendo con urgenza latrine e installando infrastrutture idriche e fognarie nei distretti di Kochere e Gedeb.
“Sovraffollamento, limitato accesso all’acqua pulita e latrine insufficienti fanno aumentare il rischio di insorgenza di malattie trasmissibili. Dobbiamo intervenire tempestivamente per migliorare le condizioni di vita-aggiunge Saibene– Stiamo lavorando con l’Ufficio sanitario regionale per assicurare agli sfollati l’accesso all’assistenza sanitaria di base e salvavita”. Con l’avvicinarsi del clima più freddo e la stagione delle piogge alle porte, poi, le condizioni possono drammaticamente peggiorare con gravi conseguenze per la salute delle persone. Pertanto, in stretto coordinamento con le autorità locali, Msf è pronta a implementare rapidamente tutti gli interventi necessari per proteggere la popolazione.