“Quando ho conosciuto Guadagnino, nel ’96, avevo già visto Suspiria di Dario Argento. La prima volta era stato ai tempi dell’Università, all’Arts Cinema di Cambridge. Ma non avevo mai incontrato nessuno, prima, con cui condividere il mio entusiasmo come lo condivido con lui. Luca è sempre stato come posseduto dall’idea di Suspiria. In tutti i nostri progetti e sogni a lungo termine, Suspiria è sempre stato lì, sotto ad ogni cosa, un battito pulsante. Sono molto orgogliosa del fatto che siamo arrivati in fondo, e che Luca abbia condotto la nave in porto sana e salva”.
Parola di Tilda Swinton, che sul numero di Vanity Fair in edicola dal 29 agosto, racconta la genesi del film diretto da Luca Guadagnino, in concorso alla Mostra del cinema di Venezia. All’attrice e a tutto il cast di Suspiria è dedicata la storia di copertina e lo speciale moda all’interno del magazine chiaramente ispirato al film. Tilda e le altre interpreti del film (Dakota Johnson, Mia Goth, Chloë Grace Moretz, Jessica Harper, Malgosia Bela) sono state fotografate da Jason Bell in una produzione esclusiva.
Nell’intervista Swinton racconta come ha lavorato al personaggio della spaventosa Madame Blanc, ispirandosi alla coreografa Mary Wigman, pioniera nella Germania tra le due guerre della cosiddetta danza libera ‘esistenziale’. “La sua creazione più famosa è Hexentanz (Danza delle streghe, ndr) e io faccio molto riferimento alla sua gestualità”, spiega. Il nuovo Suspiria – a differenza del film di Argento che si svolgeva a Friburgo in un’accademia di balletto classico – è ambientato a Berlino in una scuola di danza contemporanea nel 1977. In quegli anni Tilda era una teenager e, poiché il padre era un militare di stanza in Germania, ha ricordi molto vividi dell’atmosfera del tempo.
“Rammento benissimo i tragici fatti alle Olimpiadi di Monaco visti in televisione durante le vacanze estive del 1972, ricordo le facce di Ulrike Meinhof e Andreas Baader appena arrestati, mostrate ovunque, come fossero rockstar, ricordo le dettagliate perquisizioni dell’automobile di mio padre e, in generale, una sensazione di precarietà forse fisiologica a 16 anni ma che, per me, aveva qualcosa di ancora più forte”. Da quando ha conosciuto Guadagnino, Swinton ha lavorato spesso con lui. I loro lungometraggi insieme (The Protagonists, 1999, Io sono l’amore, 2009, e A Bigger Splash, 2015) hanno tutti partecipato alla Mostra di Venezia. Uno dei ricordi più divertenti di questa amicizia e sodalizio artistico? “Quella volta che siamo stati vestiti da mummie con rotoli di carta igienica da un gruppo di bambini schiamazzanti, per una festa di Halloween in Scozia”.
Foto interne Alessio Bolzoni, courtesy of Amazon Studios