L'archistar genovese, a due settimane dal crollo del viadotto Polcevera, consegna volontariamente una sua bozza di progetto per la ricostruzione al presidente della Liguria, Giovanni Toti, e al sindaco Marco Bucci: "C'è un impegno morale - ha spiegato - a fare sì che il nuovo ponte porti con sé il ritratto della genuinità e delle qualità dei genovesi"
Non solo ricostruire il ponte Morandi facendo “presto, ma non in fretta”. Bisogna anche “ripensare tutta quell’area, che è di enorme interesse urbanistico“. L’archistar Renzo Piano, a due settimane dal crollo del viadotto Polcevera, consegna una sua “idea” per la ricostruzione al presidente della Liguria, Giovanni Toti, e al sindaco Marco Bucci.
“Dev’essere un ponte che esprima tutto questo, ci deve essere il ricordo di una tragedia e il suo elaborarsi nel tempo”, ha detto l’architetto, genovese, specificando di avere “un’idea, ma è soltanto l’inizio” perché “un progettista pensa alla zona e si aiuta con gli schizzi”, quindi “da qui a dire che c’è già un progetto è eccessivo”. Piano, ha spiegato il governatore Toti, “si è offerto volontariamente, da genovese competente nel campo, di regalare alla città un progetto per il rifacimento del ponte Morandi”. E la Regione Liguria, come il Comune di Genova, ha “accettato volentieri l’aiuto” e “qualche idea ce l’ha già proposta”.
“Sono molto contento di essere qua e spero di essere utile, lo faccio con convinzione, non voglio sostituirmi a nessuno, però bisogna che la città ritrovi l’orgoglio e anche il riscatto“, ha aggiunto Piano. “Un ponte lo disegnano gli ingegneri, ma sono contento di essere utile al governatore Toti e al sindaco Bucci, perché dietro questo ponte non c’è solo la ricostruzione, ma l’orgoglio e la bellezza di questa città”.
“C’è un impegno morale – ha spiegato – a fare sì che il nuovo ponte porti con sé il ritratto della genuinità e delle qualità dei genovesi”. L’area della Val Polcevera, coinvolta nel crollo del viadotto Morandi, “è di grandissima importanza” anche se “sostanzialmente periferica”.
L’architetto ricorda di aver “sempre sul tema delle periferie” e proprio quella è “un’area di trasformazione, industriale e ferroviaria, un’area di straordinaria importanza per la città, Genova non può pensare di crescere né verso mare né verso monte, quindi l’area dove passava il ponte ha un grande valore urbanistico”.