Cinema

Festival di Venezia 2018, Sulla mia pelle: Alessandro Borghi nel corpo martoriato di Stefano Cucchi

Impressiona il rigore dello sceneggiatore e regista Alessio Cremonini che ha studiato "con umiltà e precisione”. Il protagonista è arrivato a perdere 18 chili per calzare la sofferenza del giovane uomo pestato. Al punto che dopo aver visto il film Ilaria Cucchi ha telefonato all’attore per congratularsi, “Non so come hai fatto ma sei uguale a Stefano"

di Anna Maria Pasetti

Omicidio di Stato? “Indubbiamente, fintanto che lo Stato non prende le sue responsabilità”. Non esitano ad esporsi i protagonisti di Sulla mia pelle, l’atteso film sugli ultimi giorni di vita di Stefano Cucchi in apertura oggi della sezione Orizzonti dove concorre alla Mostra del cinema di Venezia. Se la necessità di raccontare una delle ferite ancora sanguinanti del nostro Paese – e tuttora amaramente irrisolte con il processo contro cinque carabinieri nell’agenda giudiziaria – era palese, altrettanto non era la misura che lo sceneggiatore e regista Alessio Cremonini sarebbe riuscito a rispettare nei suoi confronti. Un rigore scientifico raggiunto “studiando con umiltà e precisione” tutta la vicenda, e con un Alessandro Borghi “nel corpo” di Stefano Cucchi assolutamente straordinario, arrivato a perdere 18 chili per calzare la sofferenza del giovane uomo torturato fino alla morte. Al punto che dopo aver visto il film Ilaria Cucchi ha telefonato all’attore per congratularsi, “Non so come hai fatto ma sei uguale a Stefano”

Sensibilizzato al caso Cucchi da sempre, Borghi è entrato nei panni di Stefano con la “sana paura di toccare una ferita sanguinante. Stavo dietro alla vicenda da anni – racconta l’interprete – e sentivo emotivamente un certo coinvolgimento, ma ho capito si trattava di un’occasione inestimabile per usare il cinema a servizio di una storia che doveva essere raccontata. Ho ritrovato nella sceneggiatura un rigore che mi ha fatto innamorare, teso a non strumentalizzare nulla, rispettosissimo. Mi è stato proposto nel salone di casa di Jasmine, che amo da sempre e che avrebbe interpretato Ilaria Cucchi, e da quel momento è stata un’avventura unica, incredibile”.

Da parte sua Jasmine Trinca richiama in causa “non solo l’atto dovuto di fare questo film, ma anche l’importanza di riappropriazione della realtà qui rappresentata. Sulla mia pelle ci parla soprattutto dell’irresponsabilità che è stata perpetrata nei confronti di Stefano da parte di quasi tutte le persone che ha incontrato dal momento del suo arresto, un’irresponsabilità colpevole e purtroppo è percepita come la normalità all’interno delle carceri italiane”. Girato sulla ricostruzione degli ambienti (“perché nessuno ci ha facilitato e non siamo riusciti ad ottenere il permesso di girare neppure fuori da Regina Coeli” spiega Cremonini) Sulla mia pelle non inventa nulla essendo il resoconto drammatizzato “esclusivamente raccolto da testimonianze”, ed è un’opera matura benché l’esordio in regia di Cremonini.

Certamente laddove “mancavano” sguardi e parole, regista e attore hanno cercando di “ascoltare” il non detto in quei sette giorni di prigionia, giornate nelle quali “Stefano aveva già deciso di iniziare una nuova fase della sua vita, stava faticosamente cercando di cambiare qualcosa – aggiunge Borghi – purtroppo in quella situazione ha anche commesso degli errori fatali perché non ha ascoltato il suo corpo. Io stesso, mentre ero su quel terribile letto di Medicina Protetta al Sandro Pertini, volevo urlare, strillare al mondo il mio dolore”.

Probabile forma di omertà derivata da certa forma mentis connaturata nelle borgate, quel silenzio portato avanti da Cucchi aveva molte ragioni, ma ciascuna può solo nascere da supposizioni esterne, come “la vergogna del pestaggio a cui si nascondeva. Ma la vera questione è che nessuno si è sentito in dovere di sostenere Stefano mentre stava male e non è un fatto legato alle divise, ma agli esseri umani giudicanti prima ancora di sapere: tu sei un drogato? Bene io non ti aiuto perché mi fai schifo” spiega ancora l’attore romano senza mascherare una certa indignazione. Sul fronte reale, la famiglia Cucchi – Ilaria è anche presente alla premiere oggi del film – è stata coinvolta così come l’avvocato Fabio Anselmo ma rispetto all’appellarsi a loro a fini interpretativi, regista e attori allertano: “Non ho mai parlato con Ilaria al fine di raccogliere da lei dettagli e aneddoti sulla sua persona: già penso i Cucchi abbiano fatto un grande gesto di generosità rendendo pubblica una tragedia privata rendendola paradigmatica. Io mi sono sentita più un vettore che non un personaggio.”

Sulla mia pelle, prodotto da Cinemaundici e Lucky Red, nasce da Netflix che lo programmerà dal 12 settembre in 190 Paesi inclusa l’Italia dove però uscirà contemporaneamente anche in diverse sale cinematografiche.

 

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