“Nei confronti dei cinquestelle la sinistra ha compiuto gravi errori. Ha cambiato mille volte atteggiamento, ha demonizzato e cercato alleanze organiche o viceversa, senza capire che molti di quei voti sono di elettori di sinistra”. Lo sostiene Walter Veltroni in un passaggio di un lungo articolo pubblicato sulle pagine di Repubblica. “Molti dei sei milioni di cittadini che avevano votato per il Pd nel 2008 hanno finito con lo scegliere i pentastellati o sono restati a casa. Molti di quegli elettori oggi sono certamente in sofferenza per il dominio della Lega sul governo e ad essi, e a chi non ha votato, senza spocchia da maestrino, la sinistra deve rivolgersi“, continua il fondatore del Pd nel suo intervento nel quale analizza le cause che hanno condotto alla crescita dei partiti di destra e al contemporaneo declino delle forze di sinistra in tutta Europa.
“Il populismo, espressione comoda per indicare una politica che” al “disagio si rivolge” è “una definizione sbagliata“, scrive Veltroni citando William Allen, lo storico che raccontò come una piccola comunità dell’Hannover si trasformò da città storicamente di sinistra a feudo del nazismo. “Il problema del nazismo fu prima di tutto un problema di percezione“, scriveva Allen. “Non esiste evidentemente in Italia e altrove un pericolo nazista, anche perché la storia non si ripete mai nello stesso modo – ragiona Veltroni – Ma la mia angoscia, l’angoscia di un uomo che ha dedicato tutta la sua vita a ideali di democrazia e progresso, è che non si abbia la percezione di quello che sta accadendo. Che non ci si accorga che parole un tempo impronunciabili stanno diventando normali”. Per l’ex segretario del Pd definire l’attuale destra “populista è farle un favore. Chiamiamo le cose con il loro nome. Chi sostiene il sovranismo in una società globale, chi postula una società chiusa, chi si fa beffe del pensiero degli altri e lo demonizza, chi anima spiriti guerrieri contro ogni minoranza, chi mette in discussione il valore della democrazia rappresentativa, altro non fa che dare voce alle ragioni storiche della destra più estrema. Altro che populismo. Qualcosa di molto più pericoloso“.
Per Veltroni l’unico argine all’avanzata di questa “destra estrema e pericolosa”, è la riformulazione dei programmi della sinistra. Che deve definire “una proposta in grado di assicurare sicurezza sociale nel tempo della precarietà degli umani o sparirà”, smetterla di “rimpiangere un passato che non tornerà e si preoccuperà di portare in questo tempo i suoi valori o sparirà”, immaginare “nuove forme di partecipazione popolare alla decisione pubblica, una nuova stagione della diffusione della democrazia, o prevarranno i modelli autoritari”. “Più la democrazia decide, più resterà la democrazia. Meno decide e più sarà esposta alla pantomima di questa estate allucinante, con un governo che le spara grosse su tutto. Che arriva a sequestrare una nave militare italiana in un porto italiano, a giocare spregiudicatamente la vita di esseri umani per qualche voto esacerbato. Che minaccia l’Europa con un misto di arroganza e incompetenza. Che annuncia cose che non può fare, non sa fare, non farà“, continua il fondatore del Pd alternando citazioni di Luciano Gallino – la “fine della democrazia è sempre possibile, anche in forme storicamente inedite”- a critiche all’attuale esecutivo. “Un ministro dell’Interno indagato per abuso d’ ufficio si deve dimettere se è di centrosinistra e uno di destra, indagato per sequestro di persona, deve restare al suo posto. Non discuto il merito, noto la differenza. E se un deputato della maggioranza dice, come un vero fascista, che ‘se i magistrati attaccano il capo, li andiamo a prendere casa per casa’ nessuno nella stessa maggioranza dice nemmeno poffarbacco”.
L’ex sindaco di Roma non risparmia critiche neanche agli attuali dirigenti del Pd: a cominciare di Matteo Renzi. “La parola rottamazione fu usata, la prima volta, da Berlusconi in tv per attaccare Romano Prodi. Non è una nostra parola, figlia della nostra cultura. Neanche gli avversari si ‘rottamano‘, perché un essere umano e le sue idee non sono mai da cancellare, se espresse per e con la libertà. Quando – è successo varie volte – in Italia si sono prese sbandate per il demagogo di turno, alla sinistra democratica è toccato poi salvare il Paese. Per essere all’ altezza di questa responsabilità la sinistra e i democratici devono unirsi e smetterla con la prassi esasperante delle divisioni e delle scissioni testimoniali”.