“Dobbiamo incontrarci così brindiamo all’alluvione”. Era l’imprenditore Emanuele Fiaschi a ridacchiare con un collega viareggino: sapeva che gli appalti erano cosa sua, era sicuro di aggiudicarseli, di avere un lasciapassare. Secondo la Procura quel lasciapassare era Riccardo Stefanini, la persona giusta. Per ruolo, innanzitutto: era il coordinatore della Protezione Civile e quindi era colui che doveva decidere gli affidamenti dei servizi specifici per tutti quegli appalti “sotto soglia”, cioè quelli per un valore sotto ai 40mila euro. Ma Stefanini era la persona giusta anche sotto altri aspetti: era già stato condannato una volta, in primo grado, per aver usato i mezzi della Protezione Civile per andare in piscina durante l’orario di lavoro. E dopo che nel frattempo aveva continuato a lavorare con le stesse mansioni aveva ricominciato, in un’escalation terminata solo quando era stato arrestato una prima volta per peculato perché almeno in 47 occasioni aveva usato la macchina di servizio per i fatti propri e aveva fatto benzina con la carta carburante del Comune, fino al furto più spregevole, quello del cibo e degli oggetti che erano stati donati in solidarietà agli alluvionati, gli stessi di cui lui e la sua struttura si dovevano occupare. Da una parte Fiaschi regalava pranzi e cene a Stefanini, dall’altra Stefanini che ben volentieri riceveva e faceva in modo che Fiaschi fosse in prima fila quando c’era da incassare dal Comune.

Il gip: “Stefanini-Fiaschi, rapporto stretto prima delle gare”
Secondo la Procura, è lungo questo asse, è attraverso questo rapporto tra Fiaschi e Stefanini – per i quali il gip di Livorno Antonio Del Forno ha firmato gli arresti domiciliari – che emerge il sistema uscito fuori dall’inchiesta di Livorno, avviata dopo le segnalazioni del sindaco Filippo Nogarin sugli “strani comportamenti” alla Protezione Civile comunale. “Tra lo Stefanini e Fiaschi – scrive il gip Del Forno nell’ordinanza di custodia cautelare – era sussistente già prima della aggiudicazione della procedura in questione uno stretto e consolidato rapporto, con frequenti corresponsioni di regalie varie ed offerta di pranzi, cene ed altri vantaggi da parte di Fiaschi in favore di Stefanini. E’ quindi certamente da ricollegare alla sussistenza di tale opaco rapporto il fatto che nella procedura di gara oggetto di indagine risulti essersi verificata una sostanziale messa a disposizione del suo ruolo pubblico da parte dello Stefanini in favore del Fiaschi”.

Il metodo: bandi su misura e esclusione dei concorrenti
La procedura a cui fa riferimento il giudice è quella chiamata “Multiservizi” che comprendeva la fornitura di sale, mezzi e anche cibo per le emergenze, ma il metodo valeva anche per un altro appalto, quello per il cosiddetto “Alert System“, il sistema di allerta finito sotto la lente degli investigatori dopo l’alluvione di Livorno ma la cui gara è stata fatta solo qualche mese dopo al disastro. In ogni caso, il metodo di Stefanini era sempre lo stesso, secondo i pm di Livorno: scriveva i bandi su misura per gli imprenditori “amici” e spingeva i possibili concorrenti, con telefonate o email, a “rinunciare alla partecipazione alla gara”.

E’ stata proprio la frase sul “brindisi all’alluvione” ad insospettire gli agenti della Squadra Mobile di Livorno che, coordinati dal procuratore di Livorno Ettore Squillace Greco, hanno individuato proprio nella Multiservizi la gara “pilotata” in favore di Fiaschi. Dal 2016 era sempre stata la sua Tecnospurghi Srl a vincere l’appalto da 35mila euro. E a favorirne l’aggiudicazione sarebbe stato proprio “l’illecito intervento” di Stefanini: informava Fiaschi dell’offerta di un’altra ditta concorrente, scrive il gip nell’ordinanza, e gli comunicava di essersi attivato per escluderla. Come? Rilevandone “la non corrispondenza ai requisiti richiesti, trascurato di verificare che anche la ditta del Fiaschi non era in possesso di tutti i requisiti previsti dall’avviso di partecipazione alla procedura”. Cioè diceva all’impresa “disturbatrice” che non aveva tutti i criteri richiesti per il servizio, ma non esaminava che ce li avesse la “preferita”, la Tecnospurghi.

“Non avete le pompe subito? Allora ritiratevi”
Un esempio per tutti del modus operandi viene registrato dagli inquirenti a dicembre 2017. Sta arrivando il freddo e Livorno ha diverse frazioni collinari con le strade con rischio ghiaccio. Il Comune di Livorno ha bisogno di una fornitura di mezzi spargisale e alla gara partecipa come sempre la Tecnospurghi, ma anche la Ceragioli Costruzioni, di Camaiore, in provincia di Lucca. Stefanini prima informa per messaggio Fiaschi, poi telefona al dirigente della Ceragioli per spingerlo a rifiutare, “svolgendo – sottolinea il gip nell’ordinanza – un’attività di verifica che non rientra tra le sue competenze”. Durante la chiamata Stefanini richiede per esempio pompe idrovore reperibili entro 24 ore (mentre la ditta avrebbe potuto fornirle solo in casi di pre-allerta) e lo motiva con la pressione di quelle settimane post-alluvione: “Su quello (i mezzi, ndr) abbiamo preteso un po’ questa cosa poi visto quel che c’è successo… Insomma s’ha otto morti sulla schiena noi e la magistratura ci morde il collo a tutti quanti e dobbiamo supertutelarci”. Il dirigente della Ceragioli risponde di non avere idrovore sempre disponibili e così Stefanini insiste: “Bisogna essere tassativi – incalza – perché cerchi di capire, abbiamo una situazione molto critica qua, quindi ci stanno ad occhio anche i consiglieri… (il riferimento è forse alla commissione d’indagine sull’alluvione in Comune, ndr) Tutti ci stanno addosso e se si prende una cosa poi dopo lei non ce l’ha in magazzino, si fa una figuraccia tutti”. Il responsabile della ditta di Camaiore conclude che non potrà mai rispettare quel requisito e il funzionario del Comune coglie la palla al balzo: “Forse è meglio comunicarlo che non partecipate, ecco: è più noioso il fatto di non partecipare”. E manda un sms a Fiaschi: “Forse ho sistemato la cosa”.

“Ti mando la bozza del bando, aggiusta e rimandala”
Ma Stefanini non “pilotava” le gare solo con la Tecnospurghi: lo stesso meccanismo, secondo la Procura, viene utilizzato per “favorire” anche la ComunicaItalia srl per la gara sull’alert system, il sistema attraverso cui il Comune avverte i cittadini in caso di emergenza. Valore: 23.500 euro. Data di indizione da parte del Comune: 23 novembre 2017. Eppure già due settimane prima, il 7, Stefanini chiama Nicoletta Frugoli – direttore commerciale dell’azienda – e poi le gira per email la bozza dell’avviso di interesse pubblico “invitandola espressamente a darci una occhiata, aggiustarla e rimandargliela”. E lei, la Frugoli, lo fa: aggiunge – sottolineano i magistrati – alcune specifiche di carattere tecnico su misura per la sua azienda che saranno poi “sostanzialmente recepite nell’avviso di interesse definitivo”. In questo modo la gara viene scritta con criteri “così perfetti” che la ComunicaItalia vince perché alla gara non si presenta nessun altro.

I soldi del Comune per lavori mai fatti
E poi c’è la truffa aggravata ai danni del Comune, con cui secondo la Procura Stefanini – in cambio di regali di varia natura – avvantaggiò ancora la Tecnospurghi di Fiaschi. C’è l’episodio degli zaini destinati ai ragazzini delle scuole venduti al Comune a 250 euro ciascuno. Ma il pretesto migliore è ancora l’emergenza gelo che si verifica, in questo caso, tra la fine di febbraio e il primo marzo scorsi. Il sale per le strade viene comprato a prezzi molto più alti della media degli ultimi anni. Ma non solo: alla Valle Benedetta, una frazione in collina, viene utilizzato un mezzo spargisale donato da un privato cittadino. Eppure Stefanini attribuisce lo stesso i lavori alla ditta di Fiaschi con tanto di scontrino da 4500 euro per mansioni mai eseguite. Una “adeguata dimostrazione”, conclude il gip, “della piena consapevolezza e volontà degli attuali indagati, mediante i sopra descritti artifici e raggiri, di arrecare danno alla pubblica amministrazione e di arrecare un ingiusto profitto alla ditta del Fiaschi”.

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