Dopo aver accusato il motore di ricerca di Google di diffondere sul proprio conto solo “fake news“, il presidente Donald Trump critica per gli stessi motivi anche Twitter a Facebook: “Abbiamo letteralmente migliaia e migliaia di lamentele: Google, Twitter e Facebook stanno rischiando e devono stare attenti, non possono fare questo alla gente”. Dopo gli attacchi verso i media, Trump ora se la prende con i giganti del web: il motore di ricerca Google, secondo il presidente americano, sarebbe truccato e privilegerebbe articoli denigratori nei confronti della Casa Bianca. Per questo in tweet di martedì lo aveva definito “molto pericoloso“.
Trump nello specifico ha affermato che il 96% dei risultati su “Trump news” proviene da media di sinistra. Mountain View aveva replicato con un comunicato spiegando che il proprio motore “non classifica mai i risultati della ricerca per manipolare l’opinione pubblica”. Tesi che non convince il presidente americano: durante una conferenza nello Studio Ovale Trump ha aggiunto: “Credo che Google si sia approfittato di molte persone e penso che questa sia una cosa molto grave“.
Ed è sempre il tycoon via Twitter a scrivere che le email di Hillary Clinton avrebbero subito degli attacchi hacker dalla Cina. Per questo il presidente Usa chiede all’Fbi e al dipartimento di Giustizia di indagare sulla vicenda, poiché altrimenti “la loro credibilità verrà persa per sempre”.
Hillary Clinton’s Emails, many of which are Classified Information, got hacked by China. Next move better be by the FBI & DOJ or, after all of their other missteps (Comey, McCabe, Strzok, Page, Ohr, FISA, Dirty Dossier etc.), their credibility will be forever gone!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) August 29, 2018
La notizia è stata rivelata martedì dalla Daily Caller News Foundation, service giornalistico vicino al Partito Repubblicano. Secondo loro fonti, ad aver attaccato il server di posta di Clinton sarebbe stata una società cinese controllata dal governo di Pechino ai tempi in cui Hillary era segretario di Stato Usa. Gli hacker sarebbero riusciti ad accedervi grazie a un codice che provvedeva a ritrasmettere in tempo reale una copia di tutti i messaggi. Da parte dell’entourage di Clinton tuttavia si ricorda come l’Fbi nonostante “migliaia di ore di indagini” non abbia trovato prove di una “intrusione” nei server della abitazione privata a New York.