La giovane donna è stata in una centro di detenzione della polizia di frontiera americana con la sua bambina di 19 mesi a marzo di questo anno: la bambina, "in buone condizioni al momento dell'arrivo nella struttura", è morta dopo sei settimane di ricovero
Yazmin Juarez, richiedente asilo guatemalteca, ha presentato una richiesta di risarcimento di 40 milioni di dollari alle autorità statunitensi per omicidio colposo per la morte della figlia. La giovane donna è stata in una centro di detenzione della polizia di frontiera americana con la sua bambina di 19 mesi a marzo di questo anno: la bambina è morta sei settimane dopo il rilascio. Gli avvocati della donna, hanno dichiarato ai media che la piccola era in buone condizioni al momento dell’arrivo nella struttura.
Madre e figlia sono state fermate nel marzo 2018 mentre tentavano di attraversare il Rio Grande, il fiume al confine tra Messico e Stati Uniti, e poi condotte in un centro di detenzione a Dilley, in Texas. È durante la permanenza nel centro “in condizioni non sicure, cure mediche negligenti e supervisione inadeguata” che la bambina ha contratto una malattia respiratoria che poi ne ha causato la morte, hanno dichiarato i legali dello studio Arnold & Porter che assistono la donna. Già dopo una settimana dall’arrivo nella struttura in Texas, la bambina ha iniziato a manifestare sintomi come febbre alta – anche fino a 40, ha dichiarato la donna – tosse, diarrea e vomito.
Stando al racconto della madre, le cure da lei richieste all’interno del centro di detenzione non sarebbero state adeguate e i farmaci prescritti inutili. Dopo il rilascio, la piccola Marie è rimasta ricoverata per sei settimane al Children’s Hospital di Philadelphia per insufficienza respiratoria, prima di morire. “Coloro che dovevano garantire sicurezza, salute e cure appropriate alla bambina hanno commesso omissioni che le hanno causato una morta dolorosa”, ha sostenuto ai media americani l’avvocato R. Stanton Jones.
La richiesta di risarcimento è stata presentata alla città di Eloy, in Arizona, che agisce da intermediario tra le autorità federali e l’azienda privata che gestisce il centro di detenzione di Dilley. La Cnn ha fatto sapere che, alla richiesta di un commento sul caso, non ha ricevuto alcuna risposta dalla cittadina americana. Lo studio legale ha reso noto che le autorità texane stanno già indagando sulla morte “di un bambino dopo il rilascio dal centro di detenzione di Dilley”, ma al momento non sono stati rivelati ulteriori particolari.