La riforma delle pensioni voluta da Vladimir Putin ha fatto scivolare la sua popolarità e trascinato in piazza decine di migliaia di persone. Una reazione insolita da parte dei cittadini russi nei confronti del leader del Cremlino che, vista la tensione, è apparso in diretta tv per annunciare in diretta qualche modifica al provvedimento. Una decisione presa anche in vista delle elezioni del 9 settembre, in cui nel Paese si vota per eleggere 26 tra governatori e sindaci, compreso il primo cittadino della capitale. E nello stesso giorno si svolgerà anche la manifestazione contro la contestatissima riforma. Putin ha deciso che l’età pensionabile per le donne salirà da 55 a 60 anni, e non fino a 63 come chiesto dall’esecutivo. Nessuno sconto invece per gli uomini, che per andare in pensione dovranno aspettare cinque anni in più, cioè i 65 anni.
La pensione media: 170 euro – “Non vivremo abbastanza per andare in pensione”, è lo slogan più ripetuto e che riflette un timore non infondato. Infatti l’aspettativa di vita per le donne in Russia è di 77,4 anni, che per gli uomini si abbassa a 68. Peraltro la pensione media è di 13.300 rubli al mese, circa 170 euro, e un pensionato su quattro è quindi costretto a continuare a lavorare per arrotondare un po’. A passarsela meglio sono militari, esponenti delle forze dell’ordine e dei servizi segreti: loro, a quanto pare, non saranno toccati dalla riforma e potranno ancora andare in pensione dopo 20 anni di servizio. E la popolazione russa va verso un invecchiamento di massa: entro il 2050 il 20% dei russi avrà superato i 65 anni.
I motivi della riforma – Il leader del Cremlino ha spiegato in diretta tv le ragioni della riforma. Ha smussato un po’ gli angoli del progetto di legge, ha concesso alle donne di andare in pensione un po’ prima rispetto a quanto chiesto dal governo e ha promesso che quelle con tre o più figli potranno lavorare anche qualche anno in meno. Tutte modifiche che, secondo il vice premier Anton Siluanov, costeranno circa 6 miliardi di euro da qui al 2024. Ma Putin ha anche sottolineato che “ogni ulteriore rinvio” del graduale aumento dell’età pensionabile “sarebbe irresponsabile” perché rappresenterebbe una minaccia alla sicurezza del Paese, farebbe impennare il rischio di un collasso economico e provocherebbe un’inflazione record. Che ci sia un problema è indubbio. La popolazione russa sta invecchiando e continua a ridursi, mentre lo Stato spende sempre di più per le pensioni. Annunciata il 14 giugno, cioè nel giorno dell’inaugurazione dei Mondiali di calcio, in modo da evitare che avesse troppo risalto sui media, la riforma è tra le più contrastate dell’era Putin. E finito il torneo iridato, ci sono state numerose proteste e altre sono all’orizzonte.
L’oppositore Navalny: “Dobbiamo protestare” – Per Alexiei Navalny, il maggiore oppositore di Putin, lo “zar” è nel panico e in grande difficoltà. Navalny lunedì è stato condannato a 30 giorni di reclusione con una sentenza ad orologeria per una protesta che risale a ben sette mesi fa. La condanna gli impedirà di guidare la manifestazione del 9 settembre. Ma non lo fa desistere dall’incitare i suoi sostenitori a non mollare: “Dobbiamo protestare – scrive – e impegnarci al massimo perché queste contestazioni siano quanto più potenti possibile”. I cortei di Navalny rischiano però di concludersi con la consueta ondata di fermi e arresti. Il Comune di Mosca ha già negato ai dissidenti il permesso di scendere in piazza accusandoli di voler “influenzare negativamente l’andamento delle elezioni”.