Il procuratore Luigi Patronaggio aveva iscritto nel registro degli indagati sia il leader della Lega che il suo capo di gabinetto accusandoli di sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio per la vicenda della nave Diciotti. Adesso, invece, il capo dell'ufficio inquirente siciliano contesta ai due indagati anche le ipotesi di reato di sequestro di persona a scopo di coazione e omissione di atti di ufficio
Sequestro di persona a scopo di coazione e omissione di atti di ufficio. Si aggravano le posizioni del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, e del suo capo di gabinetto, Matteo Piantedosi. Sono entrambi coinvolti nell’inchiesta sulla nave Diciotti, bloccata per cinque giorni nel porto di Catania con 177 migranti a bordo per volere del leader della Lega. Per questo motivo nei giorni scorsi il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, aveva iscritto nel registro degli indagati sia Salvini che Piantedosi accusandoli di sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio. Adesso, invece, il capo dell’ufficio inquirente siciliano contesta ai due indagati anche le ipotesi di sequestro di persona a scopo di coazione e omissione di atti di ufficio.
La prima fattispecie – come spiega Repubblica – è stata contestata perché Salvini avrebbe impedito lo sbarco delle persone a bordo del pattugliatore della Guardia Costiera per fare pressione sull’Unione europea sul fronte della ridistribuzione dei migranti. Si tratta del il reato disciplinato dall’articolo 289 ter del codice penale che punisce con la reclusione che va dai 25 ai 30 anni chi sequestra “una persona o la tiene in suo potere minacciando di ucciderla, di ferirla o di continuare a tenerla sequestrata per costringere un terzo, sia questi uno Stato, un’organizzazione a compiere un atto”. Una pena molto più alta rispetto ai dieci anni previsti per il sequestro semplice. L’omissione d’atti d’ ufficio, invece, è prevista dall’articolo 328, ed è legata al fatto che il titolare del Viminale non ha mai indicato un porto di sbarco alla Diciotti dopo l’operazione di salvataggio. Catania, infatti, era uno scalo tecnico: le persone a bordo sarebbero sbarcate solo dopo cinque giorni. È punito con una pena che va dai sei mesi ai due anni. Sommati alle pene previste per le tre originarie ipotesi di reato (arresto illegale fino a tre anni e abuso d’ufficio da uno a quattro anni), dunque, l’attuale ministro dell’Interno rischia fino 39 anni di carcere, anche se nel nostro ordinamento il massimo è 30 anni. Il leader della Lega, però, contrinua a provocare. “Oggi ho scoperto che ho altri due capi di imputazione, però per me sono medaglie“, dice commentando la notizia delle nuove contestazioni della procura.
L”iscrizione nel registro degli indagati di Salvini era arrivata sabato sera, quando il procuratore Patronaggio e l’aggiunto Salvatore Vella erano volati a Roma per sentire i dirigenti del servizio Libertà civili del Viminale. Per circa tre ore sono state ascoltate come persone informate sui fatti il vicecapo dièpartimento, Bruno Corda, e lo stesso Piantedosi, che hanno ricostruito la catena di comando seguita per gestire la vicenda della Diciotti. Salvini e Piantedosi – secondo gli inquirenti – non hanno impartito alcuna istruzione. Il tutto si sarebbe svolto solo con comunicazioni telefoniche.
Dopo l’avvio dell’indagine su titolare del Viminale, Patronaggio ha dunque dovuto passare gli atti dell’indagine alla procura di Palermo che poi li trasferirà al Tribunale dei ministri del capoluogo siciliano, presieduto dal giudice Fabio Pilato. Un iter che sarà avviato entro la settimana prossima. In questi giorni, infatti, Patronaggio sta eseguendo ulteriori accertamenti: sta identificando le persone offese. La procura, in pratica, sta acquisendo le generalità di tutti i migranti rimasti per dieci giorni a bordo del pattugliatore Diciotti e ora trasferiti soprattutto a Rocca di Papa. Un atto che consentirà loro di tutelarsi in qualità di persone offese. Potranno costituirsi parte civile nell’eventuale processo contro il leader della Lega.