A Damasco manca solo l’ordine del palazzo presidenziale. Il via all’operazione per liberare Idlib e la sua provincia, nel nord ovest della Siria, dalle ultime sacche di resistenza dei ribelli è questione di giorni, se non di ore. Le truppe governative siriane andranno “fino in fondo“, ha spiegato Walid Muallem, ministro degli Esteri di Damasco, dopo aver incontrato a Mosca il suo omologo russo Serghiei Lavrov. Le truppe siriane, ha proseguito il capo della diplomazia di Bashar Al Assad, hanno come obiettivo principale i miliziani di Al Nusra, non dispongono di armi chimiche e non le useranno. “Non ne abbiamo bisogno – ha detto il ministro siriano – perché otteniamo vittorie sui campi di battaglia”.
Muallem risponde ai timori avanzati negli ultimi giorni da Stati Uniti e Onu sul possibile utilizzo di armi chimiche da parte del governo siriano. Oggi dalle Nazioni Unite è arrivato un appello a Russia, Turchia e Iran – i “Paesi garanti del processo di Astana”, ha specificato l’inviato Onu per la Siria, Staffan de Mistura – affinché lavorino per evitare una battaglia devastante, che potrebbe avere gravi conseguenze per i civili anche per il rischio di uso di armi chimiche. “Consapevoli degli impegni e dei colloqui in corso per evitare il peggior scenario non possiamo ignorare la possibilità di errori di calcolo – ha incalzato de Mistura – La questione di evitare il possibile uso di armi chimiche è davvero cruciale e sarebbe assolutamente inaccettabile“.
Mosca resta saldamente al fianco dell’alleato siriano, confermando il ruolo determinante avuto nell’andamento della guerra. Il ministero della Difesa ha riferito oggi che “esercitazioni su larga scala delle forze navali e aerospaziali russe si svolgeranno dall’1 all’8 settembre nel Mar Mediterraneo sotto il comando del capo di Stato maggiore della Marina, ammiraglio Vladimir Koroliov“, con un dispiegamento di “25 navi da guerra e battelli di supporto guidati dall’incrociatore missilistico Maresciallo Ustinov“. Mosca fa inoltre sapere che “nello spazio aereo internazionale, attività di addestramento saranno messe in atto con circa 30 caccia, tra cui i bombardieri strategici missilistici Tu-160, gli aerei antisommergibili Tu-142 Mk e Il-38, i caccia Su-33 e Su-30Sm dell’aviazione marina”.
La provincia di Idlib è “un focolaio di terroristi” che “non può portare a nulla di buono se continua questa mancanza di azione“, ha affermato il portavoce di Vladimir Putin, Dmitri Peskov, rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano se ci fosse una correlazione tra le esercitazioni navali e la situazione a Idlib. “La situazione in Siria – ha affermato Peskov – ha un notevole potenziale di peggioramento” e prendere precauzioni è “giustificato”.
Chiarissimo il messaggio di Lavrov: “I nostri ministeri della Difesa e degli Esteri hanno presentato dei fatti per inviare alle nostre controparti occidentali un chiaro e forte avvertimento a non giocare col fuoco” in Siria, ha detto il ministro degli Esteri russo dopo l’incontro con Muallem. “Non è un segreto – ha affermato Lavrov – che non tutti sono soddisfatti dei progressi nel cercare una soluzione alla questione siriana, nella lotta al terrorismo e nella creazione delle condizioni per il ritorno dei profughi. Vengono compiuti dei tentativi per impedire questi processi e usare vari provocatori, compresi gli estremisti e i ben noti provocatori che si definiscono Caschi Bianchi, che sono famigerati per inscenare attacchi chimici e incolparne il governo siriano in modo da fornire ai Paesi occidentali un pretesto per condurre attacchi in Siria”. Muallem stesso ha accusato l’organizzazione umanitaria di aver rapito 44 bambini per inscenare attacchi chimici ad Idlib e incolparne il governo di Assad.
Il capo della diplomazia di Mosca ha quindi ribadito che “viene preparata un’altra provocazione per ostacolare un’operazione antiterrorismo a Idlib”, ultimo bastione dei ribelli siriani. Secondo Sputnik News, braccio mediatico del Cremlino in Occidente, citando diverse fonti indipendenti dalla provincia riporta che rappresentanti dei Caschi Bianchi avrebbero consegnato un grosso carico di sostanze velenose ai guerriglieri di Ahrar al-Sham.
“Invitiamo tutti – ha proseguito il ministro – compresi gli Stati arabi, l’Europa e gli Usa, a concentrarsi per garantire che la Siria sia un Paese pacifico e stabile. La stabilità della Siria è particolarmente importante per garantire la sicurezza e la prosperità di tutto il Medio Oriente e del Nord Africa”. Lavrov ha poi affermato che eventuali “azioni unilaterali” americane sarebbero “una strada che non conduce da nessuna parte”. “La situazione creatasi dopo l’invasione dell’Iraq e l’aggressione contro la Libia – ha concluso – dovrebbe aver insegnato qualcosa a tutti noi”.
(nella foto miliziani di Hayat Tahrir al-Sham o “Organizzazione per la liberazione del Levante”)
Mondo
Siria, Damasco pronta all’offensiva finale: “A Idlib fino in fondo contro i terroristi”. Russia: “Occidente non giochi col fuoco”
Il via all'operazione per liberare la provincia nord-occidentale dalle ultime sacche di resistenza dei ribelli è questione di giorni, se non di ore. Le truppe governative siriane andranno "fino in fondo", ha spiegato Walid Muallem, ministro degli Esteri. L'Onu a Damasco: "L'uso armi chimiche sarebbe inaccettabile". Mosca prepara mega esercitazione nel Mediterraneo e accusa i Caschi Bianchi di aver consegnato un "grosso carico di sostanze velenose" a un gruppo di ribelli
A Damasco manca solo l’ordine del palazzo presidenziale. Il via all’operazione per liberare Idlib e la sua provincia, nel nord ovest della Siria, dalle ultime sacche di resistenza dei ribelli è questione di giorni, se non di ore. Le truppe governative siriane andranno “fino in fondo“, ha spiegato Walid Muallem, ministro degli Esteri di Damasco, dopo aver incontrato a Mosca il suo omologo russo Serghiei Lavrov. Le truppe siriane, ha proseguito il capo della diplomazia di Bashar Al Assad, hanno come obiettivo principale i miliziani di Al Nusra, non dispongono di armi chimiche e non le useranno. “Non ne abbiamo bisogno – ha detto il ministro siriano – perché otteniamo vittorie sui campi di battaglia”.
Muallem risponde ai timori avanzati negli ultimi giorni da Stati Uniti e Onu sul possibile utilizzo di armi chimiche da parte del governo siriano. Oggi dalle Nazioni Unite è arrivato un appello a Russia, Turchia e Iran – i “Paesi garanti del processo di Astana”, ha specificato l’inviato Onu per la Siria, Staffan de Mistura – affinché lavorino per evitare una battaglia devastante, che potrebbe avere gravi conseguenze per i civili anche per il rischio di uso di armi chimiche. “Consapevoli degli impegni e dei colloqui in corso per evitare il peggior scenario non possiamo ignorare la possibilità di errori di calcolo – ha incalzato de Mistura – La questione di evitare il possibile uso di armi chimiche è davvero cruciale e sarebbe assolutamente inaccettabile“.
Mosca resta saldamente al fianco dell’alleato siriano, confermando il ruolo determinante avuto nell’andamento della guerra. Il ministero della Difesa ha riferito oggi che “esercitazioni su larga scala delle forze navali e aerospaziali russe si svolgeranno dall’1 all’8 settembre nel Mar Mediterraneo sotto il comando del capo di Stato maggiore della Marina, ammiraglio Vladimir Koroliov“, con un dispiegamento di “25 navi da guerra e battelli di supporto guidati dall’incrociatore missilistico Maresciallo Ustinov“. Mosca fa inoltre sapere che “nello spazio aereo internazionale, attività di addestramento saranno messe in atto con circa 30 caccia, tra cui i bombardieri strategici missilistici Tu-160, gli aerei antisommergibili Tu-142 Mk e Il-38, i caccia Su-33 e Su-30Sm dell’aviazione marina”.
La provincia di Idlib è “un focolaio di terroristi” che “non può portare a nulla di buono se continua questa mancanza di azione“, ha affermato il portavoce di Vladimir Putin, Dmitri Peskov, rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano se ci fosse una correlazione tra le esercitazioni navali e la situazione a Idlib. “La situazione in Siria – ha affermato Peskov – ha un notevole potenziale di peggioramento” e prendere precauzioni è “giustificato”.
Chiarissimo il messaggio di Lavrov: “I nostri ministeri della Difesa e degli Esteri hanno presentato dei fatti per inviare alle nostre controparti occidentali un chiaro e forte avvertimento a non giocare col fuoco” in Siria, ha detto il ministro degli Esteri russo dopo l’incontro con Muallem. “Non è un segreto – ha affermato Lavrov – che non tutti sono soddisfatti dei progressi nel cercare una soluzione alla questione siriana, nella lotta al terrorismo e nella creazione delle condizioni per il ritorno dei profughi. Vengono compiuti dei tentativi per impedire questi processi e usare vari provocatori, compresi gli estremisti e i ben noti provocatori che si definiscono Caschi Bianchi, che sono famigerati per inscenare attacchi chimici e incolparne il governo siriano in modo da fornire ai Paesi occidentali un pretesto per condurre attacchi in Siria”. Muallem stesso ha accusato l’organizzazione umanitaria di aver rapito 44 bambini per inscenare attacchi chimici ad Idlib e incolparne il governo di Assad.
Il capo della diplomazia di Mosca ha quindi ribadito che “viene preparata un’altra provocazione per ostacolare un’operazione antiterrorismo a Idlib”, ultimo bastione dei ribelli siriani. Secondo Sputnik News, braccio mediatico del Cremlino in Occidente, citando diverse fonti indipendenti dalla provincia riporta che rappresentanti dei Caschi Bianchi avrebbero consegnato un grosso carico di sostanze velenose ai guerriglieri di Ahrar al-Sham.
“Invitiamo tutti – ha proseguito il ministro – compresi gli Stati arabi, l’Europa e gli Usa, a concentrarsi per garantire che la Siria sia un Paese pacifico e stabile. La stabilità della Siria è particolarmente importante per garantire la sicurezza e la prosperità di tutto il Medio Oriente e del Nord Africa”. Lavrov ha poi affermato che eventuali “azioni unilaterali” americane sarebbero “una strada che non conduce da nessuna parte”. “La situazione creatasi dopo l’invasione dell’Iraq e l’aggressione contro la Libia – ha concluso – dovrebbe aver insegnato qualcosa a tutti noi”.
(nella foto miliziani di Hayat Tahrir al-Sham o “Organizzazione per la liberazione del Levante”)
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Israele, terremoto allo Shin Bet: Netanyahu silura il capo Bar e denuncia il suo predecessore
Mosca, 16 mar. (Adnkronos) - La Russia ha ripetutamente affermato che non dovrebbero esserci “forze di peacekeeping” della Nato in Ucraina. E se l'Alleanza decidesse di aiutare Kiev in questo modo, significherebbe la guerra. Lo ha affermato su X il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev.
Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha annunciato la sua intenzione di licenziare il capo dello Shin Bet, Ronen Bar, e di averlo "informato che la prossima settimana presenterà una proposta al governo per porre fine al suo mandato".
In una dichiarazione successiva, Netanyahu ha spiegato: “In ogni momento, ma soprattutto durante una guerra esistenziale come quella che stiamo affrontando, deve esserci piena fiducia tra il primo ministro e il capo dello Shin Bet. "Ma sfortunatamente, la situazione è l'opposto: non ho questa fiducia. Nutro una sfiducia continua nel capo dello Shin Bet, una sfiducia che è solo cresciuta nel tempo".
(Adnkronos) - "Il nemico americano ha lanciato un'aggressione palese contro il nostro Paese nelle ultime ore con oltre 47 attacchi aerei", si legge nella dichiarazione. In risposta, "le Forze Armate hanno condotto un'operazione militare specifica prendendo di mira la portaerei americana USS Harry S. Truman e le sue navi da guerra nel Mar Rosso settentrionale con 18 missili balistici e da crociera e un drone".
"Con l'aiuto di Allah Onnipotente", prosegue la dichiarazione, "le forze armate yemenite continueranno a imporre un blocco navale al nemico israeliano e a vietare alle sue navi di entrare nella zona di operazioni dichiarata finché gli aiuti e i beni di prima necessità non saranno consegnati alla Striscia di Gaza".
Sana'a, 16 mar. (Adnkronos) - Gli Houthi hanno risposto ai bombardamenti americani sullo Yemen attaccando la USS Harry S. Truman nel Mar Rosso con missili balistici e un drone. Lo rivendica il portavoce del gruppo yemenita.
Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - La polizia israeliana ha aperto un'indagine sull'ex capo dell'agenzia di sicurezza Shin Bet, Nadav Argaman, dopo che venerdì il primo ministro Benjamin Netanyahu ha presentato una denuncia.
Il premier israeliano ha accusato Argaman di ricatto e reati legati alla legge che riguarda lo Shin Bet, che proibisce ai dipendenti dell'organizzazione di divulgare informazioni ottenute nell'ambito del loro lavoro.
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