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Corruzione, Bonafede: “Mostro che danneggia l’economia. Fornire strumenti innovativi a inquirenti”

A settembre il ministro della giustizia dovrebbe depositare il suo provvedimento anti corruzione. E oggi scrive su facebook: "Gli interventi legislativi di questi anni non hanno inciso in alcun modo ed è ancora difficile riuscire a indagare questi fenomeni. Anche quando si riescono a scoprire le trame corruttive, grazie agli sforzi profusi da inquirenti e investigatori, risulta ancora difficile riuscire a provarle"

“Bisogna intervenire per dare a inquirenti e investigatori strumenti più efficaci e innovativi. Serve rendere la corruzione un atto ostile, da osteggiare, con specifiche disposizioni. Chiunque dovrà pensarci sopra mille volte prima di intraprendere la strada della corruzione. È arrivato il momento”. Sembra la presentazione del nuovo disegno di legge sulla corruzione il post pubblicato su facebook da Alfonso Bonafede. Come raccontato dal fattoquotidiano.it, infatti, a settembre il ministro della giustizia dovrebbe depositare il suo provvedimento anti corruzione.

“La corruzione è un mostro che bisogna sconfiggere, ce lo dicono i dati ma ce lo dicono soprattutto i cittadini. Costa alla collettività un prezzo elevatissimo in termini economici e sociali, danneggiando complessivamente l’economia, la crescita culturale e sociale del Paese, l’immagine della pubblica amministrazione e la fiducia dei cittadini nelle istituzioni”, scrive su facebook il guardasigilli. “Il problema – aggiunge – è che gli interventi legislativi di questi anni non hanno inciso in alcun modo ed è ancora difficile riuscire a indagare questi fenomeni. Anche quando si riescono a scoprire le trame corruttive, grazie agli sforzi profusi da inquirenti e investigatori, risulta ancora difficile riuscire a provarle”.

Quindi, l’esponente del Movimento 5 stelle fa l’esempio “della corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, quando, praticamente, un dipendente della pubblica amministrazione si presta alla corruzione sfruttando il suo ruolo. L’anno scorso le sentenze di condanna sono state 261 (in 140 hanno usufruito della condizionale). Se guardiamo al 2016, le condanne sono state 163. Numeri evidentemente esigui rispetto alla portata del fenomeno e dati che, nel corso degli anni, sono pressoché stabili, a dimostrazione che gli interventi fatti finora sono stati inefficaci”.