La Russia ha fornito all’Onu e all’Aja, dove ha sede l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, “fatti specifici ricevuti da varie fonti” sul fatto che “una provocazione con l’uso di armi chimiche sia in preparazione a Idlib“. Lo ha affermato il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov in una conferenza stampa dopo i colloqui con il ministro degli Esteri dell’Eritrea.
Non c’è bisogno di convincere nessuno che tutto ciò sia reale perché cose simili sono già avvenute in precedenza”, ha affermato il capo della diplomazia di Mosca, puntando il dito contro l’Occidente. Le indagini su tali incidenti, ha affermato Lavrov, sono state condotte “a distanza” e i funzionari dell’Opac “sono stati massicciamente, apertamente e senza troppe cerimonie manipolati“. “Ne siamo al corrente quindi trovo inaccettabile un simile comportamento da parte dei Paesi occidentali verso un’organizzazione internazionale e una stragrande maggioranza di Stati pensa lo stesso”, ha detto Lavrov, citato da Interfax.
Il governo di Damasco, ha proseguito Lavrov, ha il diritto di “liquidare” i terroristi che si trovano a Idlib, l’ultima provincia della Siria ancora in mano ai ribelli, contro la quale l’esercito governativo è pronto a sferrare un’offensiva su larga scala con il sostegno di Iran e Russia. Le forze lealiste “hanno il pieno diritto di proteggere la loro sovranità e di cacciare, liquidare la minaccia terroristica sul loro territorio”, ha detto Lavrov, aggiungendo che il ministero della Difesa russo e il Dipartimento della Difesa degli Usa hanno contatti “in tempo reale” sulla Siria. “C’è un accordo su un meccanismo per evitare incidenti involontari e funziona”, ha affermato.
Intanto le milizie anti-governative asserragliate nella provincia hanno fatto saltare nelle ultime ore diversi ponti lungo una delle linee del fronte tra Idlib e le regioni circostanti. Le fonti precisano che i ponti che sono stati fatti saltare sono quelli sul fiume Oronte, che di fatto divide i distretti nord-occidentali della regione di Hama da quelli sud-orientali di Idlib, dove corre il fronte tra i due schieramenti. Nell’area, come sottolineato ieri dall’Onu, rimangono circa tre milioni di civili e si teme una nuova “catastrofe umanitaria“.
In mattinata è intervenuto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan: la Turchia sta portando avanti “un lavoro congiunto con i russi e gli iraniani su Idlib per evitare un altro disastro come quello di Aleppo“, ha detto Erdogan confermando gli intensi scambi diplomatici in corso sulla regione della Siria nordoccidentale, ultima roccaforte dei ribelli filo-Ankara. Tra una settimana è previsto in Iran un incontro trilaterale in merito tra Erdogan, il presidente russo Vladimir Putin e quello iraniano Hassan Rohani.