I lavoratori del siderurgico indicono uno sciopero dopo la mancata risposta a una richiesta urgente di incotro sul futuro delle acciaierie a un mese dall'esaurimento della cassa: "Fermi tutti gli stabilimenti e presidio sotto il ministero". Il ministero fa ripartire il tavolo della trattativa con ArcelorMittal: si riprende il 5 settembre alle 14. Il segretario generale dei metalmeccanici Uil, Rocco Palombella: "Resta da chiarire se governo considera legittima o meno la gara"
I lavoratori dell’Ilva sono pronti a scioperare dopo la mancata risposta alla lettera inviata dai sindacati al premier Giuseppe Conte e al ministro Luigi Di Maio nella quale chiedevano un incontro urgente per conoscere le intenzioni dell’esecutivo sul futuro delle acciaierie. La proclamazione della giornata di mobilitazione, con presidio sotto il ministero dello Sviluppo Economico, ha provocato la reazione del vicepremier: riprende il tavolo ministeriale, interrotto lo scorso 6 agosto, per la trattativa con ArcelorMittal. Poche ore dopo, l’annuncio di Fiom-Cigl, Fim-Cisl, Uilm e Usb, infatti, il Mise ha inviato la convocazione ai metalmeccanici, agli acquirenti di AmInvestco, ai commissari straordinari, ai rappresentanti dei chimici e del trasporto interessati alla vicenda per l’indotto e a Federmanager. Il primo faccia a faccia è previsto il 5 settembre alle 14. “La ripresa della trattativa – precisa il segretario generale della Uilm Rocco Palombella a Ilfattoquotidiano.it – non cancella, almeno per il momento, la proclamazione dello sciopero”.
Da mercoledì, a 10 giorni dal termine dell’amministrazione straordinaria che Di Maio ha assicurato non verrà prorogata e con le casse dell’Ilva verso il rosso, intanto ricomincia il confronto sugli esuberi. Per i sindacati bisogna garantire tutele e garanzie per tutti gli attuali 13.700 dipendenti. Mentre AmInvestco insiste sui 10.500 occupati a fine piano industriale. Tra uscite volontarie e pensionamenti, ballano quindi almeno 1.500 posti di lavoro. Una situazione in stallo da più di un anno che ora dovrà sbloccarsi in poco tempo. “ArcelorMittal (maggior azione di AmInvestco, ndr) – dice Palombella – scelga. Ha tre strade: ascoltare le nostre richieste, mollare o iniziare a gestire gli stabilimenti da metà settembre senza un accordo sindacale firmato, opzione che considero una sciagura“.
Il nodo occupazionale resta quindi il principale da sciogliere per Di Maio, che dopo i pareri di Anac e Avvocatura di Stato aveva invitato i metalmeccanici a riannodare il dialogo con AmInvestco, che ha “sempre agito in buona fede”. Una richiesta respinta al mittente dai sindacati, intenzionati a discutere solo in sede istituzionale. “Lo abbiamo già detto e lo ribadisco, solo sapendo se AmInvestco è ritenuta dal governo un acquirente legittimo o meno ci potrà essere dialogo – dice ancora Palombella a Ilfattoquotidiano.it – Quindi ci aspettiamo che Di Maio chiarisca sul punto”.
Negli scorsi giorni, dopo il verdetto dell’Avvocatura sui vizi del bando che però non permettono di annullare l’assegnazione al colosso franco-indiano, il ministro aveva parlato della gara come di un “delitto perfetto” e l’aveva descritta come “illegittima ma non annullabile”. Per questo ha interpellato anche il ministero dell’Ambiente per avere chiarimenti sulla proroga a gara in corso delle scadenze intermedie del Piano ambientale. La risposta del dicastero guidato da Sergio Costa è attesa nelle prossime ore e, secondo indiscrezioni, potrebbe richiedere una stretta sui tempi per la realizzazione di diverse opere.