Non è il reddito di cittadinanza sperimentato nella Livorno grillina ma poco ci manca. Nessun centro per l’impiego e nessuna offerta di lavoro: in cambio del conguaglio economico i beneficiari della misura devono operarsi per azioni a favore del bene comune, come la ripulitura di un parco pubblico o la verniciatura di una panchina nella piazza del paese. Siamo ad Altopascio, comune di 15mila abitanti al confine tra la provincia di Lucca e quella di Pistoia, e qui la giunta di centrosinistra targata Partito Democratico da due anni sta sperimentando il cosiddetto “baratto sociale”, una misura di welfare molto simile al reddito di inclusione dei governi Renzi e Gentiloni e al reddito di cittadinanza che è tra i punti principali del programma di governo gialloverde.
Ma con una differenza sostanziale: per evitare il puro assistenzialismo la giunta della sindaca Sara D’Ambrosio ha pensato che chi avesse ottenuto l’aiuto economico del Comune, avrebbe anche dovuto restituire qualcosa sotto forma di buona pratica per la cittadinanza. “Non abbiamo scoperto l’acqua calda – spiega al Ilfattoquotidiano.it l’assessore al sociale del Comune di Altopascio Ilaria Sorini – ma noi siamo venuti prima di qualunque altra misura simile anche a livello nazionale, anche prima del Sia messo in piedi dal governo Renzi: l’idea è quella di reinserire le persone in difficoltà all’interno delle nostre comunità”.
Il “baratto sociale” di Altopascio è stato sperimentato per la prima volta un anno fa dalla nuova giunta di centrosinistra di Sara D’Ambrosio (Pd) che nel 2016 aveva conquistato il Comune dopo 25 anni di sindaci di centrodestra. E la misura assomiglia molto a quel “reddito di cittadinanza” messo in campo nel 2015 da Filippo Nogarin a Livorno e che costituisce uno dei punti fondamentali del contratto di governo gialloverde a livello nazionale. Dalla giunta targata Pd del Comune lucchese, però, nessuno si imbarazza per questo accostamento, anzi: “Il principio tra il baratto sociale e il reddito di cittadinanza è molto simile – spiega il vicesindaco Daniel Toci – l’idea è la stessa: ridare dignità alla persona. Poi, ci possono essere delle differenze nella realizzazione ma l’importante è sempre la tutela della persona e del bene comune”. E proprio il Movimento 5 Stelle locale (che due anni fa non è riuscito ad eleggere consiglieri comunali) ha sostenuto il “baratto sociale”: “Incontro spesso gli attivisti grillini e su questo punto siamo in sintonia – continua Toci – e mi sembra normale: tra noi e loro non c’è tutta questa distanza”.
Il progetto del “baratto sociale” è partito nell’inverno del 2017 quando la giunta era alla ricerca di una soluzione per un problema endemico del territorio. Altopascio un anno fa era il terzo comune della provincia di Lucca con il più alto tasso di famiglie a rischio povertà: il 29,3%, sette punti in più rispetto alla media provinciale che nel 2017 si è attestata al 22. “La nostra idea era quella di aiutare le famiglie, i giovani e gli anziani in difficoltà – continua Sorini – ma allo stesso tempo il cuore del progetto sta proprio nel principio del baratto: chi riceve un sostegno, in cambio si mette a disposizione della cittadinanza con delle buone pratiche che possano portare benefici per il territorio”. Così, nell’ultimo anno, 20 persone hanno potuto ottenere un aiuto fino a 500 euro in cambio di lavoretti utili come la cura del verde pubblico e del decoro urbano, sorveglianza durante gli eventi, pulizia delle strade ma anche servizi sociali per anziani e disabili.
“La sperimentazione è riuscita – esulta il vicesindaco Toci – i cittadini che hanno usufruito del baratto sociale sono molto soddisfatti e alcuni di loro continuano tutt’oggi a fare volontariato”. Così il Comune di Altopascio quest’anno ha deciso di replicare e di rilanciare con un finanziamento maggiore: dai 500 euro dell’anno scorso quest’anno chi parteciperà al bando pubblico ne riceverà esattamente il doppio, ovvero 1000. E questo sarà possibile grazie ad un investimento maggiore nel fondo anticrisi comunale (passato quest’anno da 50.000 ai 57.500 euro) e ai 15.000 euro raccolti dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca.
Da quando è partito, il “baratto sociale” è stato sperimentato anche in altri Comuni della Toscana come Incisa e Figline Valdarno (Firenze), Poggio a Caiano (Prato) e Siena. E molti altre città lo faranno nei prossimi mesi: “In questi giorni ho incontrato i rappresentanti di comuni limitrofi compresa Lucca che presto ci prenderà a modello – conclude Toci – Questo significa che il nostro baratto sociale a qualcosa è servito”.