Ci sono le due signore albanesi che sono venute in Italia per cercare un’opportunità, c’è l’operaio Pasquale Verrone che rivendica con orgoglio le proprie origini meridionali e poi Mioara Popina, immigrata 23 anni fa dalla Romania che dedica anima e corpo alla Misericordia di Altopascio, in provincia di Lucca. Sono solo alcuni cittadini che fanno parte del piccolo esercito di 15 persone – donne e uomini, giovani e anziani – che nell’ultimo anno hanno partecipato al progetto di “baratto sociale” sperimentato nel 2017 dalla giunta di centrosinistra del Comune di Altopascio, apripista di misure simili anche in molti altre città toscane. E a coordinarli è Mario Sarti, ex assessore, “Coordinatore del Bene Comune” e conosciuto da tutti in paese per la sua militanza a sinistra: “Il baratto sociale serve essenzialmente per unire l’utile al dilettevole – dice al Ilfattoquotidiano.it mentre sorseggia la sua spremuta seduto ad un bar del centro cittadino – da una parte infatti con i 1000 euro che il Comune spende, queste persone riacquisiscono un minimo di dignità e dall’altra cerchiamo di far passare il messaggio che la cultura dei beni comuni e la cura del territorio sono due aspetti fondamentali per una comunità”.
Ad Altopascio il “baratto sociale” è stato introdotto per la prima volta nel febbraio 2017 e nell’ultimo anno vi hanno partecipato circa 15 persone: gruppi misti di uomini e donne, italiani e immigrati che dal giugno di un anno fa si sono messi a disposizione del Comune per un totale di 100 ore complessive in cambio di un aiuto economico di 500 euro. Adesso, visto il successo della prima sperimentazione, la giunta Pd di Sara D’Ambrosio ha deciso di replicare raddoppiando l’importo che quest’anno arriverà ad un massimo di 1000 euro per coloro che vogliono partecipare al progetto: in cambio dei soldi, infatti, i cittadini dovranno pulire le strade comunali, il verde pubblico, fare volontariato e assistere anziani e disabili. Tra quelli che faranno richiesta anche per il 2018 ci sono alcuni che il “baratto sociale” lo hanno già sperimentato lo scorso anno come Edoarda Toska e Valibona Bulaj, che non parlano mai separatamente: una risponde sempre per l’altra.
Hanno due storie diverse ma anche molto simili: provengono dallo stesso paese, l’Albania, e parlano la stessa lingua. Ma solo tra loro, perché per fare comunità ci si deve capire tutti. La prima è arrivata in Italia nel 2011, la seconda nel 2013 e dalla scorsa estate si sono rimboccate le maniche riverniciando le panchine in centro e nei parchi cittadini, ripulendo le strade davanti alle scuole e prestando servizio nel centro anziani di Altopascio. “Sono venuta per lavorare e cercare di ottenere una vita migliore rispetto a quella che avevo in Albania – spiega Edoarda con un pizzico di emozione – Adesso faccio qualche lavoretto qua e là ma il baratto sociale mi ha fatto vivere un’esperienza unica: ora tutti ci salutano, ci fanno i complimenti per il lavoro che abbiamo fatto e sento che ci vogliono bene”. “Se una persona, come è capitato a noi, viene da un paese che non è il suo – le fa eco l’amica Valibona – sa che deve rispettare certe regole e mantenere pulito e intatta la città o il paese che la ospita: è una questione di civiltà e i miei concittadini se ne sono accorti e mi ringraziano quando mi incontrano”.
Pasquale Verrone invece di mestiere fa l’operatore ecologico e non si stacca mai dal suo giubbetto fosforescente. Viene dal sud Italia ma ormai si definisce “altopascese di adozione” perché vive qui da più di vent’anni. Negli ultimi mesi, Pasquale ha contribuito a rendere nuovamente agibile il parco Aldo Moro e il boschetto attiguo che si trova proprio davanti ad una scuola materna. “Abbiamo sistemato i giochi per i bambini, riverniciato le altalene, gli scivoli e ripulito le aiuole da rifiuti ed erbacce – racconta orgoglioso – e poi estirpato i rovi che ormai impedivano ai ragazzini di andare a giocare: i cittadini di Altopascio sono rimasti meravigliati e adesso il parco è tornato accessibile a tutti”.
Infine, tra gli 11 cittadini che hanno prestato volontariato, c’è Mioara Popina: è arrivata in Italia dalla Romania quando poco più di vent’anni, qualche lavoretto qua e là e poi la tanto sperata assunzione in una cartiera della Lucchesia. Ma dopo poco arriva la doccia fredda: l’azienda la licenzia mentre è in maternità. Ma Mioara non si dispera: “Subito dopo la nascita di mia figlia – racconta – sono andata in Comune per cercare lavoro e una signora dell’ufficio amministrativo mi ha indicato questo progetto del baratto sociale: ho aderito e sono diventata volontaria della Misericordia”. Fino a maggio ogni giorno Mioara si è presentata al presidio della Misericordia di Altopascio per fare il suo turno mattutino o pomeridiano: ad agosto scorso, insieme ad altri volontari, era anche partita per Amatrice per aiutare i terremotati. “Adesso, anche se ho finito le 100 ore obbligatorie continuo a prestare servizio – conclude lei – quando entri nel mondo del volontariato poi non ci vuoi più uscire e poi alla Misericordia di Altopascio ormai siamo tutti un’unica grande famiglia”.