Si è aperta con il libro del direttore dell’Espresso Marco DamilanoUn atomo di verità. Aldo Moro e la fine della politica in Italia, edito da Feltrinelli, la festa dell’Unità, a Firenze. La festa dei grandi assenti. Non ci sarà il lìder maximo del Pd Matteo Renzi, anche se in disgrazia elettorale, non ci sarà il suo avversario toscano numero uno, il governatore Enrico Rossi e neppure la “principessa” piddina Maria Elena Boschi. È questa assenza quella che fa più rumore nel parco delle Cascine dove ogni anno si tiene la kermesse che prende il nome di un giornale che non c’è più, L’Unità appunto.

Tutta colpa, almeno così si dice in casa Pd, di un’altra donna, la tesoriera dimissionaria Lorenza Giani. Che, organizzatrice della festa, ha fatto sapere alla Boschi che la sua presenza non era prevista in quanto parlamentare eletta in Trentino Alto Adige. “Abbiamo chiamato solo quelli eletti in Toscana”, ha spiegato la Giani. Una giustificazione che non deve essere molto piaciuta alla Boschi. Lei la numero due del Pd renziano trattata alla stregua di un normale parlamentare toscano? Alla fine è dovuto intervenire il segretario del Pd metropolitano di Firenze Marco Recati a porre rimedio allo “sgarbo” nei confronti della Boschi: “Purtroppo l’agenda di Maria Elena è piena di appuntamenti. Tutti gli eletti del Pd sono i benvenuti”.

Parole che non sono piaciute alla Giani che pare si sia sentita scavalcata. Fatto è che si è dimessa da tesoriera. E così la festa, che si concluderà il 16 settembre, parte nel segno delle assenze eccellenti e delle polemiche. Piccoli liti di provincia? Forse. Ma indicative di uno stato di crisi del Pd proprio nella capitale del giglio magico. Che ormai alle Cascine è visto con occhi ostili. Senza Renzi e senza la Boschi “il giglio è appassito”. L’unico a non prendersela tanto è il sindaco Dario Nardella, cui il programma della festa concede il ruolo del mattatore, in vista delle elezioni comunali della prossima primavera.

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