Mi vengono i brividi. A leggere i giornali, intuire i particolari torbidi di cinque ore di violenze, la morbosità sottintesa del far cogliere minuziosamente cosa diavolo hanno fatto due bestie squallide e sudice sul corpo di una ragazza ammutolita, mi vengono i brividi.

Mi viene il vomito. A scorrere più in basso e leggere i vostri commenti. Vergognosi, mostruosi. Perché una ragazza, maggiorenne e in un Paese con la supponenza di essere civile, ha il diritto di uscire con chi vuole e andare con chi vuole. Perfino consumare droga, se lo vuole e sempre che l’abbia fatto. Ma ciò non dà a nessun essere umano o subumano che sia il diritto di abusare di lei. In nessun modo. Mai. E soprattutto non dà a nessuno il diritto a giudicarla.

Leggo il peggio che questo Paese bigotto in cuor suo pensa e ormai, per di più senza remore, sgrammaticamente svela. Tastiere che andrebbero bruciate, così come titoli di studio e tessera elettorale. Perché secondo molti, troppi, “se l’è andata a cercare”. E allora se anche con voi uso lo stesso verbo, andare, nel senso di moto a luogo figurativamente chiamato f****lo, anche voi ve la siete cercata.

Perché secondo tanti, “l’italiano, sì, ma fin lì era consenziente, poi quando è arrivato il nigeriano”. E di nuovo tutto è una questione di nazionalità e di razza. E mi chiedo che razza di Italia sia ormai questa. Di nuovo gli immigrati, di nuovo i neri. Qualsiasi cosa succeda, i neri.

Due animali hanno abusato di un giovane essere umano: verrebbe naturale solidarizzare innanzitutto con l’essere umano. E invece no: l’uomo e la donna, l’italiano e lo straniero. Così la violentate di nuovo, pubblicamente. Allora parlo a lei, alla ragazza senza nome. E ti dico di stare in piedi, che la vita è tua e di nessun altro. Hai avuto la forza di fare la cosa più difficile: denunciare. Avrai la forza per fare tutto, avrai chi ti amerà. Sarai più grande, ogni giorno di più. Nessuno merita la tua vergogna.

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