Un concorso organizzato dal Museo storico del Reggimento Volontari Giovani Fascisti dedicato ai combattenti della battaglia di Bir el Gobi. "Negli anni passati nessuno si è lamentato. Se non erano d'accordo, non venivano a ritirare il premio. Punto"
“E che problema c’è? Sono sette anni che la scuola partecipa a questo concorso, solo che quest’anno a un paio di genitori la cosa ha dato fastidio. Il figlio di uno dei due è anche fra i vincitori con il suo tema. Se non gli va bene, basta che non ritiri il premio”. Risponde così al fattoquotidiano.it Roberto Archi, il preside della scuola media Alberti di Mantova, finita nella bufera perché, a insaputa di alunni e genitori, ha partecipato al concorso “Piccola Caprera“, giunto alla nona edizione, sull’Amor di Patria. Un concorso organizzato dal Museo storico del Reggimento Volontari Giovani Fascisti dedicato ai combattenti della battaglia di Bir el Gobi.
La Piccola Caprera è un cascinale situato a Ponti sul Mincio, in provincia di Mantova, appartenuto al maggiore Fulvio Balisti (1890-1959), comandante del I Battaglione Giovani Fascisti che combatté a Bir el Gobi, nell’Africa Settentrionale. Balisti, alla sua morte, ha lasciato in eredità ai suoi soldati questo luogo per, si legge nel sito del Museo, “Onorare la Patria e perpetuare la storia del Reggimento Volontari Giovani Fascisti (Regio Esercito Italiano)”. Da allora la Piccola Caprera è diventata il Museo Storico del Reggimento – “riconosciuto da Regione Lombardia”, tiene a precisare Archi che dal 1° settembre è in pensione – un luogo aperto a tutti, ma dove si ritrovano soprattutto reduci della Rsi e nostalgici del regime instaurato da Mussolini.
Nel corso dell’anno nel Museo si organizzano anche eventi, incontri e raduni. E premi, come quello che ha scatenato le ire di alcuni genitori della scuola mantovana che, tra le altre cose, fa parte dell’Istituto Comprensivo “Mantova 1” intitolato a Luisa Levi, giovane ebrea mantovana deportata nel campo di concentramento di Auschwitz e morta in quello di Bergen Belsen a soli 15 anni, nel febbraio del 1945. I genitori non sapevano, infatti, che i temi sull’amor di Patria scritti dai figli verso la fine dell’anno scolastico, su indicazione di due insegnanti di lettere, sarebbero stati spediti dalla Scuola al Concorso organizzato dal Museo Reggimentale dei Giovani Fascisti. Poi, qualche giorno fa, la scuola ha inviato una mail alle famiglie di sei alunni i cui lavori sono stati segnalati dalla Commissione Giudicatrice come meritevoli, invitandoli a partecipare alla premiazione del concorso. Ed è esploso il caso che è finito su un giornale locale, la Gazzetta di Mantova. “Ma scusi – dice ancora il preside -, ogni volta che partecipiamo a un concorso o facciamo fare un tema ai ragazzi dobbiamo informare le famiglie? Ne facciamo tantissimi in un anno. In passato abbiamo anche partecipato a un concorso basato su disegni indetto dal Campo di concentramento di Fossoli e un altro anno a un concorso sulla Resistenza. A marzo abbiamo partecipato a un concorso sull’ecologia e ad aprile a un concorso musicale. Dovevamo dirlo alle famiglie?”. Facciamo notare al preside che, forse, gli aspetti in gioco sono un po’ differenti: “Come le dicevo, sono sette anni che partecipiamo al concorso della Piccola Caprera e negli anni passati nessuno si è lamentato. Se non erano d’accordo, non venivano a ritirare il premio. Punto“.