Il casus belli è rappresentato dal voto sulla delibera per l’Agenzia del risanamento fissato nella seduta del 4 settembre. "La democrazia è confronto ed anche scontro e richiede i suoi tempi ed io ne sono consapevole - dice il primo cittadino - Non posso accettare però che la democrazia sia un interminabile rito che genera sfiducia e danni irreversibili a causa delle decisioni assunte in ritardo o, peggio ancora, a causa di decisioni non assunte"
Eletto due mesi fa, annuncia già le dimissioni. Il motivo? Il consiglio comunale, accusato di perdere tempo e di ritardare l’approvazione dello statuto per l’Agenzia del risanamento. Per questo motivo il sindaco di Messina, Cateno De Luca, ha annunciato le dimissioni e si è preso alcuni giorni di vacanza. Nella città sulla Stretto si chiedono se si tratti di un’altra boutade del vulcanico per cercare di spronare il consiglio comunale, dove alle elezioni del giugno scorso non ha eletto alcun consigliere. Oppure se davvero De Luca si sia stancato dei tempi della burocrazia e della macchina comunale e voglia tornare a fare il deputato regionale: non ha ancora optato tra uno dei due ruoli.
Il casus belli è rappresentato dal voto sulla delibera per l’Agenzia del risanamento fissato nella seduta del 4 settembre. “La democrazia è confronto ed anche scontro e richiede i suoi tempi ed io ne sono consapevole – dice il sindaco – Non posso accettare però che la democrazia sia un interminabile rito che genera sfiducia e danni irreversibili a causa delle decisioni assunte in ritardo o, peggio ancora, a causa di decisioni non assunte”. Il sindaco è stato eletto nel giugno scorso e dal suo segreto buen retiro è apparso oggi con un lungo video su Facebook e un post per spiegare la propria posizione e annunciando un comizio in piazza Duomo a Messina il 30 settembre (a 90 gironi dall’elezione) in cui farà il resoconto del’attività svolta e annuncerà il commiato. “Sarà un catemoto”, dice il primo cittadino.
De Luca ha deciso di abbattere le baraccopoli post terremoto del 1908 che sorgono in rioni come Annunziata, Giostra-Ritiro-Tremonti, Camaro-Bisconte, Fondo Saccà, Gazzi-Fondo Fucile-Rione Taormina, Santa Lucia-San Filippo e San Filippo Superiore-Bordonaro. Gran parte delle baracche sono state abbattute dagli stessi abitanti nel corso degli anni e ricostruite alla buona con tetti in lamiera, eternit, con impianti non a norma, dove permane il degrado, oggetto di compravendite tra poveri. Era uno dei punti su cui ha basato la sua campagna elettorale: “Eliminerò le baraccopoli con la costituzione e l’avvio dell’agenzia comunale per il risanamento e la riqualificazione urbana della città di Messina prevista dall’ articolo 62 della legge di stabilità regionale 2018 grazie al mio intervento”.