Maurizio Martina chiama in piazza il Pd. Il segretario del Partito democratico ha annunciato in un’intervista a Repubblica l’organizzazione di una manifestazione a Roma il 29 settembre contro il “governo dell’odio“. “Penso che sia venuto il momento di chiamare ad una mobilitazione nazionale gli italiani che non si rassegnano a vedere questo Paese in preda ai seminatori di odio“, ha detto Martina spiegando che “il Pd fa un passo avanti e chiede a tutti di fare altrettanto”. All’annuncio del segretario Pd ha risposto Manlio Di Stefano, sottosegretario M5S agli Esteri: “Il popolo italiano non dimentica, e se a fine mese Martina e i suoi andranno in piazza sarà un appuntamento tra intimi, come è stato alle urne lo scorso 4 marzo”. “Forse sono agitati, preoccupati, vuol dire che è la strada giusta“, la replica dello stesso Martina.
“Sarà ‘la piazza per l’Italia che non ha paura’. Possiamo e dobbiamo costruire una prospettiva di speranza per il Paese”, ha detto il segretario democratico intervistato da Repubblica. “Il Pd deve buttarsi corpo a corpo, fisicamente, nel Paese reale, là dove si manifestano i bisogni”, ha aggiunto. Martina ha assicurato che ce la sta mettendo tutta per connettere il partito con i milioni di elettori che si sono allontanati: “Per quel che mi riguarda, si riparte dalle persone e dalle loro necessità”. Il nuovo Pd, secondo il segretario, deve raccogliere tutte le energie e le sensibilità alternative alla deriva sovranista, “da Macron e Sanchez a Tsipras“. Poi le critiche al governo e alla destra che, secondo Martina, segue la massima di Bannon: “Quando c’è un problema, inondalo di m…”, ma “questa ansia distruttiva rischia di far saltare il Paese”.
Alla chiamata di Martina hanno già risposto il presidente del Pd Matteo Orfini, come anche il parlamentare Lorenzo Guerini e Matteo Mauri, coordinatore della segreteria nazionale. L’iniziativa è stata poi rilanciata durante il convegno di Areadem che si sta svolgendo a Cortona (Arezzo). Nel suo intervento, Martina ha annunciato anche la volontà di rinnovare lo statuto del partito: “La carta fondamentale del Pd è vecchia rispetto alle nuove sfide che abbiamo davanti nei prossimi anni”, ha affermato. Poi, rispondendo ai cronisti a margine, ha chiarito: “L’esperienza del Pd è conclusa? No, affatto”.
“Martina pensa a un nuovo Pd, quando tutto, nella politica dem, resta vecchio. Forse il segretario dimentica cosa rappresenta il suo partito per il Paese: l’ex governo delle inchieste penali della famiglia Renzi, dei favori ad Autostrade, dello svendersi all’Ue per 80 euro di flessibilità”, è stata la replica di Di Stefano. “Come fa il segretario a parlare di un nuovo partito che si butti nel Paese reale, se l’esecutivo di cui faceva parte viveva nel mondo dei sogni e delle banche? Se è sua intenzione allearsi con un Macron che vuole fare dell’Italia l’unico porto di approdo per i migranti? L’ipotetico nuovo Pd sarà esattamente come il vecchio, con il solo chiodo fisso di gestire l’accoglienza con le proprie cooperative. La fatica e i sacrifici della gente, di cui parla Martina, sono gli stessi sui quali il Pd ha sciacallato con i suoi sprechi, come i 150 milioni dell’Air Force Renzi“, ha concluso Di Stefano.
“I Cinquestelle dicono che il 29 in piazza a Roma saremo pochi intimi? Stanno anche diventando arroganti. Forse sono agitati, preoccupati, vuol dire che è la strada giusta”, ha replicato Martina parlando all’Ansa.