Secondo l'associazione l'accordo tra la Regione di Rossi e il Trentino-Alto Adige contiene contraddizioni e paradossi: "Le due Province autonome hanno trasformato una scarsa incidenza sul bestiame in un pericolo imminente solo da un’isterica operazione politica. Mentre in Toscana esistono esempi di gestione virtuosa, come le Foreste Casentinesi"
Contro la guerra ai lupi dichiarata settimane fa dalla Toscana insorgono gli ambientalisti. La Regione ha annunciato l’approvazione di una legge (come quelle già varate da Trento e Bolzano) sulla gestione autonoma di questi esemplari, che preveda la possibilità degli abbattimenti selettivi in casi estremi. “Scelte scellerate che non affrontano affatto il problema”, è il commento di Legambiente, che chiede al ministro Sergio Costa e all’Unione Europea di bloccare subito la proposta di legge.
“CONTRADDIZIONI E PARADOSSI”
E denuncia alcune contraddizioni e paradossi che si nascondono dietro la richiesta che gli assessori all’Agricoltura delle province di Trento e Bolzano sono in procinto di inoltrare alla Commissione Agricoltura dell’Europarlamento per ottenere una specifica deroga alla direttiva Habitat, da potersi applicare su base regionale. “Il ministro dell’Ambiente e l’Unione Europea fermino la scellerata alleanza anti-lupi siglata tra gli assessori all’Agricoltura della Regione Toscana, Marco Remaschi, e delle Province autonome del Trentino, Michele Dalla Piccola e di Bolzano, Arnold Schuler”, è il commento del responsabile Aree protette e biodiversità di Legambiente, Antonio Nicoletti, secondo cui “si tratta di una preoccupante trovata elettorale, che non affronta affatto il problema, ma sembra un favore unicamente all’ala più oltranzista dei cacciatori”.
IL PRECEDENTE IN TOSCANA
Legambiente parla della posizione delle associazioni agricole che, in qualche caso, hanno invocato il “confinamento” di lupi, cinghiali, caprioli e cervi nelle aree protette. “Purtroppo – spiega Nicoletti – la Regione Toscana non è nuova a posizioni di questo tipo che hanno già portato all’approvazione di una legge sul contenimento degli ungulati, che si è rivelata un vero e proprio disastro”. Secondo Legambiente, “consegnando nelle mani di chi ha creato il problema, cioè una scriteriata gestione venatoria, la risoluzione del problema stesso”.
LA GUERRA A LUPI E CINGHIALI DELL’ELBA
Emblematico il caso dell’Isola d’Elba, dove i cinghiali ibridati di origine ungherese sono stati introdotti negli anni Settanta. “Su proposta dello stesso assessore Remaschi – ricorda Nicoletti – la giunta regionale della Toscana ha dichiarato l’Elba ‘zona vocata’, cioè dove il cinghiale può stare e va gestito dai cacciatori”. In pratica l’isola dove i cinghiali sono stati importati è stata trasformata in un’area “vocata” per i cinghiali. Il tutto ignorando le richieste di Legambiente, Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, agricoltori e alcuni sindaci che, sostenuti dal parere dell’Ispra, chiedono l’eradicazione dei cinghiali e di un altro grande animale introdotto negli anni Ottanta sempre per motivi ludico-venatori, ossia il muflone. Il risultato? “Gli ungulati, che non dovrebbero stare su un’isola protetta, stanno letteralmente divorando il patrimonio faunistico e floristico unico dell’Elba, ma a quanto pare l’importante è che si possano cacciare”, conclude Nicoletti. Che non risparmia il confronto con quanto avviene invece per i lupi: “È singolare che Remaschi voglia abbattere in Toscana centinaia di lupi che sono tornati a ripopolare la regione, dopo le disastrose politiche venatorie degli ultimi decenni e che invece voglia tutelare la presenza su un’isola di cinghiali introdotti solo perché i cacciatori potessero sparare loro”.
‘SULLO STESSO PIANO SITUAZIONI DIVERSE’
Un’altra contraddizione, secondo Legambiente, è data dal fatto che “per poter abbattere i lupi i tre assessori mettono erroneamente sullo stesso piano situazioni ben diverse – aggiunge – ossia quella della Toscana con una presenza consolidata di lupi (e delle loro prede cinghiali e caprioli) e quella del Trentino-Alto Adige dove la presenza del lupo è sporadica, legata a pochi esemplari non riproduttivi”. Secondo Legambiente, infatti, mentre in Trentino Alto-Adige la presenza di lupi ha una scarsa incidenza sul bestiame “che viene trasformata in un pericolo imminente solo da un’isterica operazione politica che coinvolge anche l’orso”, in Toscana ci sono diverse esperienze di gestione, anche molto positive. Un esempio è quello del Parco delle Foreste Casentinesi, dove da sempre si è scelto di intraprendere la strada di una convivenza tra allevatori e lupi. Senza considerare la prospettiva legata al turismo. Secondo uno studio del Wwf, in Italia nel 2015 il turismo legato alla natura ha generato un giro di affari di 12 miliardi di euro e “le attività turistiche di avvistamento dei lupi potrebbero valere quasi 45mila euro all’anno”. In Italia qualcosa già si fa. Basti pensare al simbolo del Parco Nazionale della Majella, ma senza andare lontano, allo Spazio Lupo del centro visitatori del Parco nazionale Gran Paradiso di Valsavarenche o al Centro faunistico ‘Uomini e lupi’ nel Parco delle Alpi Marittime.