Mancano poche settimane per l’inizio della scuola.
Zaini nuovi fiammanti, astucci all’ultima moda, diari all’ultima moda, legati ai beniamini dei cartoni animati e delle serie TV, quaderni a go-go, pubblicità che impazza, per non parlare della valanga dei libri di testo che cambiano troppo spesso e che si usano troppo poco. Secondo i calcoli di Federconsumatori, quest’anno costerà intorno ai 526 euro il corredo scolastico per ogni singolo studente, con un incremento dello 0,8% rispetto al 2017. Se pensiamo ai nostri nonni, che andavano a scuola con un sussidiario, una mela e poco altro… c’è da rimanere stupiti. Le cose sono migliorate, si dirà, la scuola è evoluta e bisogna stare al passo con i tempi. Peccato che le scuole non sono evolute così tanto, almeno nella didattica: i bambini stanno seduti la maggior parte del tempo, la lezione si svolge in maniera frontale, al chiuso, l’aula è organizzata in modo tradizionale, come 50 anni fa. Ora c’è la Lim è vero, che però troppo spesso viene usata come una TV, per far star buoni i bimbi, che non potendo uscire, son sempre più scalmanati.
Si possono risparmiare risorse ambientali e denaro e aiutare i bambini ad apprendere meglio? Certo, a livello individuale si potrebbero fare scelte di ecologia riusando zaini, astucci, materiale scolastico dello scorso anno. Si possono comprare quaderni in carta riciclata, evitare se possibile le copertina plastificate.
Ma si può andare oltre, modificando l’intera scuola!
Ci sono scuole pubbliche senza zaino, dove ai ragazzi non viene chiesto di portare quasi nulla a scuola, perché il materiale è già lì, da condividere: libri, enciclopedie, materiale didattico esperienziale per fare esperimenti e laboratori. Anche le aule sono organizzate in modo democratico, orizzontale. I banchi sono disposti in isole consentendo più attività in contemporanea, lo sviluppo dell’autonomia. Un po’ come succedeva nella scuola di Don Milani!
Ma se questo vi sembra troppo “rivoluzionario”, si potrebbe iniziare con un primo passo: chiedere alla dirigente e al consiglio di istituto (ormai per il prossimo anno), diari uguali per tutti. I bambini hanno lo stesso diario, scelto e consegnato dall’Istituto, ai genitori si chiedono pochi euro di rimborso. Lo stanno facendo varie scuole, ed è un’iniziativa valida su più fronti: non solo fa risparmiare, abbatte le differenze sociale e evita prese in giro, ma permette anche di educare i bambini all’eguaglianza, e al non consumismo.
Va tanto di moda l’outdoor education (apprendimento all’aperto), ma di fatto poche scuole lo fanno realmente. Alcune scuole con gran fanfara acquistano “aule all’aperto”: nella scuola dei miei figli hanno piantato 4 pilastri di cemento nel bel mezzo del cortile (sopra al cemento), e un tetto sopra. Non era meglio far lezione sotto un albero? Oltre che brutta, costosa, è anche inutile e le classi non ci vanno quasi mai, continuando a far lezione al chiuso. In Italia siamo tutti terrorizzati dal freddo, e d’inverno è raro chele maestre facciano uscire i bambini perfino nel cortile, durante l’intervallo: “Troppo freddo, ha piovuto ieri, la mamma di Caio non vuole, c’è il fango, c’è la rugiada, non c’è tempo”. Pochissime sono le uscite nel quartiere, nei parchi vicini, anche in primavera.
Se andate in Europa, vedrete facilmente scolaresche girare nelle strade, nelle spiagge, nei parchi, anche sotto alla pioggia. All’aperto si apprende la geografia, la storia, la matematica, l’arte, l’educazione civica!
Il modo tradizionale di fare didattica al chiuso, tipicamente italiano, è deleterio: relegare i bambini in spazi chiusi, per tante ore al giorno, non aiuta la concentrazione, rende i piccoli nervosi e iperattivi, l’apprendimento resta superficiale, astratto, mnemonico. Stare al chiuso debilita il sistema immunitario e i bambini si ammalano sempre di più.
Una maestra mi diceva: “Come posso portare i bambini a girare nel quartiere? Sono da sola, è pericoloso, i bimbi non sono abituati a camminare, non sanno nemmeno attraversare la strada e si stancano subito”. Come darle torto? è un circolo vizioso che si autoalimenta! Eliminare i bambini dalle strade, rinchiuderli in spazi chiusi, è conseguente alla pericolosità delle nostre strade, ma non fa altro che aggravare il problema. Le strade senza bambini, diventano sempre più a misura di auto.
Ma qualcosa sta cambiando anche in Italia! Dalla tradizione di scuole all’aperto bolognese, è nata la rete delle scuole all’aperto.
Inoltre l’8 settembre a Bologna Terranuova ha organizzato il convegno Tutta un’altra scuola, dove si parlerà delle esperienze alternative di educazione: scuole Waldorf, Montessori, Pestalozzi, scuole parentali, libertarie, homeschooling, scuole pubbliche senza zaino, o all’aperto. Ma una scuola davvero rispettosa dei bambini, che sia pubblica o privata, parentale o montessoriana, dovrebbe in primo luogo essere una scuola ecologica, che tenga lontane le auto, il consumismo, i rifiuti, l’usa e getta e l’inquinamento!