In oltre 300, il prossimo 6 settembre, si ritroveranno sotto il ministero dello Sviluppo Economico per manifestare poiché il confronto in sede istituzionale non è stato riattivato e sta per “concretizzarsi il rischio fallimento dell’operazione di salvataggio”. I lavoratori dell’Industria italiana autobus – ex Breda Menarini Bus ed ex Irisbus – sono pronti a protestare vista la continua situazione di agonia e – sostengono Fim, Fiom e Uilm – la mancanza di chiarezza da parte del governo, quando mancano appena quattro mesi alla scadenza degli ammortizzatori sociali per l’azienda che produce mezzi per il trasporto pubblico.
La situazione dell’Industria italiana autobus si trascina da oltre 4 anni, nonostante le rassicurazioni e l’esultanza dell’ex presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che ancora una volta lo scorso autunno aveva festeggiato di persona la ripartenza della produzione e la risoluzione del problema quando in fabbrica c’erano non più di 70 dipendenti su 293. Eppure negli stabilimenti di Bologna e Valle Ufita, in provincia di Avellino, i lavoratori non sono affatto rientrati tutti in fabbrica e l’azienda – di proprietà del Gruppo Del Rosso e Finmeccanica – langue in una situazione di incertezza finanziaria, nonostante le commesse non manchino.
L’ultimo incontro al Mise è degli inizi di agosto. In quell’occasione si era parlato di un possibile intervento statale o comunque dell’ingresso di un nuovo socio. Ma nelle ultime settimane non è stata formalizzato alcun ingresso. E la quotidianità negli impianti si è fatta più difficile. I rappresentanti dei lavoratori avevano denunciato lo stop al servizio mensa in provincia di Avellino e ad agosto, i dipendenti “hanno ricevuto solo il 70 per cento dello stipendio”, denuncia a Ilfattoquotidiano.it, Michele De Palma, responsabile Automotive della Fiom-Cgil.
Il 24 agosto, il ministro Luigi Di Maio, aveva scritto di essere “vicino” ai lavoratori garantendo che “il governo sta lavorando a pieno regime” per individuare al soluzione industriale migliore. “In particolare, ci riferiamo ad una proprietà che ha ricevuto finanziamenti attraverso un accordo con Invitalia per effettuare investimenti e rilanciarsi – scriveva su Facebook – Optando poi per scelte differenti e decidendo di spostare la produzione al di fuori dei confini nazionali”. In Turchia, in particolare, dove, come denunciato dai sindacati, sono in produzione 56 mezzi destinati alla città di Napoli.
E proprio questo è uno dei punti sui quali i sindacati, la scorsa settimana, hanno richiesto un incontro urgente al ministro per l’“aggravarsi della situazione” che contempla anche un rischio della perdita delle commesse, la mancanza di forniture e la produzione in altri Paesi”. Nessuna risposta è giunta dal ministero e così è scattata la mobilitazione. “Manifesteremo al Mise per impedire il fallimento e rilanciare il lavoro e il trasporto pubblico ed ecologico per i cittadini”, hanno scritto in una nota congiunta le sigle sindacali. La decisione, spiegano, è stata presa “visto che ad oggi non c’è stata alcuna risposta alla richiesta di riattivare il confronto in sede istituzionale“.
“È ora che il governo faccia chiarezza sugli assetti proprietari e l’attuale proprietà, Del Rosso e Finmeccanica, si assuma le proprie responsabilità“. I lavoratori delle sedi di Bologna e Valle Ufita, dicono i sindacati, “hanno già patito la mancata piena retribuzione del salario e con il passare del tempo c’è anche la scadenza ammortizzatori”, fanno notare i sindacati dei metalmeccanici preoccupati per l’aggravarsi della situazione “che ormai vede concretizzarsi il rischio di fallimento dell’operazione di salvataggio e di rilancio del polo della produzione di autobus”.