Politica

Salvini qualche volta ha ragione. Ma è diventato un problema per il governo

Parla, denuncia, attacca, ordina e miete consensi Matteo Salvini e talvolta (non sorprenda) ha perfino ragione. Difficile restare indifferenti. Poi, certo, assume posizioni indifendibili: il fatto è che “ha torto nel suo modo di aver ragione”, per dirla alla Sartre e le sue scelte, forse, meritano un supplemento di riflessione. L’Europa è inadempiente su sbarchi e ricollocamenti dei migranti (dice), predica solidarietà e pratica cinismo, non accoglie i profughi”. Impossibile dargli torto.

Unione europea? Solo per economia, bilanci e parametri da rispettare. L’Europa solidale e umanitaria non esiste. Con le tesi di Salvini occorre fare i conti: “È incredibile pensare che viviamo in un Paese dove è crollato un ponte con 43 morti e non c’è un indagato”. Qualcuno può dire che non sia, questa, un’anomalia tutta italiana? Sono queste verità a dargli forza, anche quando procede con metodi, mezzi e scelte rozze e sbagliate, anche quando miete voti a Rosarno (non proprio a Oxford) e attacca – senza arrossire – sulla questione mafia RobertoSaviano.

È un groviglio di contraddizioni il leader leghista, ma i fatti e gli errori di molti – da Macron (“Sono io l’anti-Salvini”) a Renzi – si incaricano di riposizionarlo dalla parte della ragione e del consenso degli italiani. Non ha permesso ai profughi della Diciotti di sbarcare subito a Catania. È stato un errore, ma ha voluto creare il caso perché, comunque, è stata una nave del governo italiano (non francese, non tedesco) a salvare i profughi in mare: zero soccorsi da chi dà lezioni di etica e nessuno in Europa che muova un dito per accogliere i profughi.

Sono i fatti a dargli forza e consenso (anche quando ha oggettivamente torto). Poi, certo, straparla – esalta il fascista Orbàn e minaccia, con toni da Caimano, di fare i conti con la magistratura – ed è impossibile seguirlo. Sono questioni complesse immigrazione, diritti umani, bisogno di sicurezza ed emergono distinguo nel M5s: Toninelli contro Fico, sicurezza contro solidarietà.

Certo è che il linguaggio di Salvini – “è finita la pacchia” – non aiuta a trovare una sintesi. E comunque, al di là del linguaggio, bloccare i profughi salvati dalla Guardia Costiera è violare la legge. Salvini è diventato un problema (nonostante dica qualche verità) per la tenuta del governo: troppa tattica e calcoli elettorali, prova di forza disumana nel caso Diciotti, invenzione di un’emergenza profughi che non esiste, speculazione sulla paura, presunti voti da aree mafiose. Di più, ricerca lo scontro con la Procura che infatti lo indaga per sequestro di persona.

Finirà tutto nel nulla ma non è una bella pagina per il governo. Siamo al delirio d’onnipotenza, a uno schema che lo vuol martire in vista delle prossime elezioni. Salvini ha il consenso e sfida i magistrati (“Processatemi”). È qui che tocca il punto più alto della demagogia e il livello più basso della sopportabilità. Insomma, le sue ragioni finiscono quando si colloca contro l’etica e la legge. Le verità sull’assenza dell’Europa nella questione migranti sbiadiscono di fronte al cinismo ostentato coi 170 innocenti in ostaggio su una nave. È stato orribile e un errore politico che ha diviso i sostenitori del governo.

Il ministro dell’Interno non può alimentare conflitti tra poteri dello Stato. Governare è mediare, conciliare esigenze opposte – nel caso Diciotti, i diritti umani dei migranti e l’esigenza di sicurezza degli italiani -, se si creano divisioni nel Paese, nel governo e (cosa più grave) conflitti tra gli organi dello Stato, non si è politici ma un’altra cosa: agitatori, demagoghi, sobillatori degli istinti bestiali delle masse.

Salvini prenda atto che il M5s non può – per sua intima natura – appoggiarlo oltre un certo limite nelle scelte fatte, con cinismo, sulla pelle delle persone. Capitalizzare il consenso in vista delle europee è l’obiettivo del leader leghista (“Voglio essere processato”), ma i 5 stelle perché dovrebbero seguirlo? Per annacquare la diversità dalla Lega e perdere voti?